Quando la AEW annunciò l’evento a Wembley mi ricordo che in tanti scrissero che si sarebbero aspettati un grande evento. Dopo tutto in uno stadio tra i più grandi, quello con la storia più affascinante. La prima volta per una federazione che non fosse la WWE, in tempi recenti. Quasi un affronto, visto che la compagnia di McMahon non si era presa il rischio di uno stadio per Clash At The Castle. Facendo un po’ di conti, Khan ha calato l’asso ed ha avuto ragione: i presenti saranno più di 82 mila, uno sproposito di biglietti venduti da far impallidire tanti.

Però ora fioccano le critiche. Tante critiche.

Punto numero 1: la card. Non eccezionale perché mancherebbero tantissimi possibili dream match. Ospreay vs Jericho ad esempio è uno degli incontri che più fa storcere il naso. Perché l’inglese sarebbe magari dovuto andare contro uno dei top della compagnia, vincere o perdere a seconda degli accordi tra AEW e NJPW, ma pur sempre creare i presupposti per meritarsi le 5 o 6 stelle da Meltzer. Senza dimenticare le “fagiolate”, che all’interno raccolgono alcuni tra i migliori atleti degli show: uno spreco.

Punto numero 2: la vicinanza a All Out. Tutti la conoscevano e tutti ne avevano paura. Paura confermata dalla card di All In, per cui il meglio probabilmente andrà chiaramente per il ppv. Togliendo all’evento inglese quel gusto da grosso show che in tanti si sarebbero attesi.

Analisi complessiva del ppv

Provo a dare una mia lettura su All In. Partendo dalle origini.

All Out è un ppv con cadenza annuale fissa. Avviene la prima domenica di settembre e da lì sarebbe ingiusto spostarlo. Wembley però è stata una occasione. Non credo che fosse la prima scelta di Tony Khan, ma che lo sia diventata una volta vista l’opportunità. Probabilmente non c’erano molte date a disposizione, e quella del 27 agosto – con la WWE che proponeva Money In The Bank in UK durante l’estate – era una soluzione troppo ghiotta per non essere colta. Pazienza per la vicinanza: la qualità degli atleti in roster è così alta da potersi permettere due grandi eventi nel giro di una settimana.

E allora la card? Il privilegio va al ppv, ovvio. Ma l’assunto di base è che i fan europei avrebbero visto nel magico teatro di Wembley un super show. Giocare a fantawrestling avrebbe avuto poco senso. Giocare sulle emozioni ne ha di più. Tanto, parliamoci chiaro, l’importanza per i fan è esserci, assistere, vedere per la prima volta (o la seconda o terza) atleti che da anni non passano sul territorio britannico. Quanti hanno comprato il biglietto sperando nei super match e quanti lo hanno fatto sperando solamente di vedere Omega, Punk, Ospreay, White, Ibushi, Joe, i Bucks e compagnia? Direi che nel 90% dei casi, la risposta è la seconda.

E allora la AEW ha creato la card più WWE che ci sia. Meno attenzione a caricare troppo i match, più attenzione a richiamare il passato o ad avere uno spettacolo più che gradevole. Sfido chiunque a lamentarsi di Punk vs Joe, di Bucks vs FTR, di Golden Elite vs Bullet Club, dello Stadium Stampede o di MJF vs Adam Cole nel main event per il titolo. Ci vorrebbe un bel coraggio. Ci sono tutti, dopo tutto. Sono nelle posizioni che contano, dopo tutto.

Ovviamente le aspettative di ciascun fan sono differenti a seconda del lato dal quale si guarda la cosa. Però una volta che sarete a Wembley, nel pieno di un evento enorme, con atleti straordinari.. quella card passerà in secondo piano. Dubito che qualcuno possa dire “sì, ma con Ospreay vs Omega..”. Vale anche per chi lo guarderà da casa. Dopo tutto è solo uno spettacolo. Così come deve essere. La WWE insegna. Lo hanno imparato anche in AEW.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.