Il Professional Wrestling, come ho sempre detto e pensato, è in un certo senso lo specchio della realtà. Come ogni forma d’arte, di spettacolo e intrattenimento, si cerca di ironizzare, sensibilizzare, accattivare e attirare a se la maggior quantità di pubblico possibile. La World Wrestling Entertainment, su tutte, ha sempre adottato questo stile, in tutta la sua esistenza. Lo faceva anche quando l’anno corrente era il 2005, quando il terrorismo faceva paura quanto fa paura adesso e quando rimise in piedi un tipo di Gimmick che, da parecchi anni, aveva abbandonato gli schermi, lasciando spazio a Charcater più trash e meno impegnati socialmente.
Il Wrestler che fu scelto si chiamava Mark Copani, un ventiquattrenne, il che la dice lunga sulla fiducia che la WWE aveva in lui, promuovendolo dalla Ohio Valley Wrestling, nella quale era stato anche campione assoluto. Ciò che la WWE stava cercando era un lottatore con il quale mettere in piedi una Gimmick vecchio stampo, per creare un Heel che potesse smuovere gli animi del pubblico degli Stati Uniti e in un certo senso di tutto il mondo, interamente impegnato contro il terrorismo mediorientale. Nacque cosi Muhammed Hassan.
Hassan debuttò a Raw nel Dicembre del 2004, insieme al suo Manager, Khosrow Daivari, per chi non lo sapesse vero fratello di Ariya Daivari, attuale membro della categoria Cruiserweight. L’impatto fu subito deciso. Il lottatore al microfono ci sapeva fare e Daivari spesso si limitava soltanto a tradurre le sue parole arabe. Il fulcro della questione era che la società degli Stati Uniti lo giudicasse perché arabo, perché credente in Allah, e lo etichettasse come un terrorista nonostante non fosse cosi.
La Gimmick andò avanti per parecchio tempo e Hassan conquistava la fiducia non solo dei fan, che lo apprezzavano per le sue doti da Heel e in parte per le sue doti nel quadrato, che nonostante non fossero eccellenti erano comunque buone, ma piaceva sempre di più alla dirigenza, che dopo averlo draftato a Smackdown nel 2005, decise di inserirlo in un programma con una delle più grandi leggende che abbia mai calcato un Ring: The Undertaker.
Nel corso di questa Storyline, nacque il problema.
Nel corso di una puntata di Smackdown, quella del 6 luglio del 2005 (ma registrata, ironia della sorte, il 4 luglio), Theodore Long, all’epoca General Manager dello Show blu, sancì un Match fra Daivari e Undertaker, Match che avrebbe preceduto il vero scontro di Great American Bash fra lo stesso becchino e Muhammed Hassan. Undertaker vinse facile, ma alla fine della contesa Muhammed Hassan alzò le braccia al cielo e si mise a pregare. Arrivarono 5 uomini vestiti di nero e con un passamontagna, che attaccarono brutalmente Undertaker e portarono via Daivari alzandolo sopra le loro teste.
Un Angle spinto e di cattivo gusto come tanti ne abbiamo visto nella storia della WWE, pensai io, e pensarono molti. Non fu cosi. La ferita aperta dagli attentati al World Trade Canter di New York dell’11 settembre, alla stazione di Atocha di Madrid dell’11 marzo 2004 e soprattutto, il più fresco, quello della metropolitana di Londra del 7 luglio 2005, bruciava da morire e l’Angle, mandato in onda negli Stati Uniti e in Canada integralmente, scatenò una tempesta di critiche e richieste.
Tutti i giornali d’America ne parlarono, e la notizia rimbalzò anche in Europa, trovando grandissimo spazio nel Regno Unito. UPN decise, in risposta alle critiche, di cancellare il Character dalla propria programmazione e obbligò la WWE a trovare una soluzione per rimuoverlo. E cosi fu.
Muhammed Hassan non prese parte all’ultima edizione di Smackdown su UPN prima di Great American Bash, con la WWE che nascose la cosa in Storyline dicendo che lo stesso Hassan si era rifiutato di prendere parte allo Show per protesta contro le critiche che gli erano piovute addosso dopo che, la settimana prima, aveva registrato un Promo, andato soltanto su WWE.com, nel quale si lamentava ancora una volta della mentalità degli americani, che solo per il suo essere di origine araba lo consideravano un terrorista.
A Great American Bash Hassan perse contro Undertaker, che a fine Match lo scaraventò in una voragine aperta dalla rimozione delle bocche di lupo sullo Stage. Fu la fine di una delle Gimmick meglio riuscite e meglio interpretate dell’era moderna del Professional Wrestling.
In mezzo a tutto questo uragano, Mark Copani, un ragazzo, che in realtà le sue origini le aveva nel nostro paese e non in Iran, che non poté sfruttare le sue grandi doti di intrattenitore e di Wrestler. Il disgusto fu tanto che decise di abbandonare, praticamente, il mondo del Wrestling. Un vero peccato, se si pensa che voci parecchio autorevoli dell’epoca, lo volevano vincitore in quel Match contro Undertaker, a un mese di distanza da Summerslam, nel quale, con tutta probabilità, avrebbe dovuto laurearsi campione del mondo sconfiggendo Batista, al quale invece fu prolungata fino al Biggest Party of the Summer, una rivalità abbastanza piatta con John Bradshow Layfield.