Negli ultimi anni mi è capitato spesso di ritrovarmi a difendere la Ring Of Honor da diverse critiche, evitando di mettere la Sinclair subito alla gogna e cercando di ragionare sulle mille difficoltà che si possono avere nel gestire una promotion di quel livello. Solo nell’ultimo periodo ho capito che molto spesso quelle critiche non erano solo veritiere ma anche indifendibili. Ecco quindi i motivi che mi hanno spinto ad allontanarmi da un prodotto che ormai tanti anni fa era oro colato.

Partiamo da un concetto semplicissimo: devi fare in modo che lo spettatore sia invogliato a guardarti ogni settimana. In questo caso la Ring Of Honor sembra impegnarsi, ma in senso opposto. Posso capire che non sia facile mantenere l’effetto sorpresa con un programma registrato, grazie ad internet, ma nemmeno fare spoiler dalla propria pagina social aiuta. Sempre riguardo i taping, un problema che persiste da un’eternità, è la mandata in onda di taping antecedenti al pay-per-view appena trasmesso (a costi eccessivi, secondo me). E’ qualcosa di talmente sbagliato che non posso non ipotizzare sia un atto di menefreghismo.

Passiamo al roster. Se per quanto riguarda i singoli non ci si può lamentare troppo, sono le divisioni di coppia e femminili ad essere ridotte all’osso e gestite pure peggio. Per quanto riguarda i Tag Team, i Briscoes sono degli squali in una laguna e, visto il recente rinnovo, sembra andargli bene. Ben al di sotto di loro troviamo team pressoché indecenti per gli standard che dovrebbe avere questo marchio, con i Bouncers che sono stati gli ultimi #1 Contenders. Per farvi un’idea.

Avevo accolto con particolare pregiudizio il titolo Women Of Honor. Mi pareva una forzatura per ‘mettersi in pari’ con le altre promotion e sfruttare la scia della Women’s Revolution. Sentivo che avrebbero fatto vincere il torneo a gente come Brandi Rhodes o Mandy Leon. L’aver fatto vincere Sumie Sakai mi aveva tranquillizzato sul come avrebbero scelto le future campionesse, ossia basandosi su ciò che sanno fare sul ring e non sulla quantità di silicone impiantata nel loro corpo. Ed infatti, oltre alla Sakai, abbiamo visto due valide atlete come Mayu Iwatani e Kelly Klein. Il problema è che ora al centro della divisione ci sono le Allure che in un contesto come quello che DOVREBBE essere la Ring Of Honor ci stanno bene come un pezzo di Papaya su di una pizza Margherita.

Questo continuo virare verso lo Sports Entertainment ha portato il prodotto ad essere una copia sbiadita di ciò che possiamo vedere ad Impact o su Fusion. Tutto ciò ricordandoci che sono passati circa sei mesi da quando la stessa ROH annunciò un inasprimento delle regole per cercare di tornare alle origini e dare una visione più sportiva al prodotto. Con Bully Ray al booking mi pare un obiettivo poco fattibile.

Visto i rapporti che legano l’ex Dudley Boyz ad alcune firme recenti, direi che possiamo dargli il ‘merito’ di aver portato due terzi delle Beautiful People e aver avuto l’idea per quel disastroso angle che ha coinvolto Enzo e Cass al G1 Supercard. A proposito di questo evento congiunto con la New Japan Pro Wrestling. In quella card si è visto il largo distacco qualitativo tra i match offerti dalle due promotion, con i nipponici a dare lezioni di wrestling agli americani, sempre più dipendenti da loro per riuscire a vendere biglietti. Con la dipartita dei Bucks, Cody, Page e dei SCU, vedo molto probabile la cancellazione di questo rapporto tra le due realtà nel prossimo anno, con la NJPW che potrebbe magari accordarsi con la AEW.

Forse solo l’abbandono da parte della New Japan Pro Wrestling, con relative perdite finanziarie e l’impossibilità di vendere di nuovo 15mila biglietti, potrebbero far sì che quelli della Sinclair smettano per un minuto di concentrarsi sulle loro tv e buttino un occhio su ciò che succede a Philadelphia.