C’è qualche strano legame tra il mondo del wrestling e il mondo delle MMA. Non so quando sia cominciato, so però che pare esserci sempre stato, sin da quando, ormai qualche anno fa, approdavo su Zona Wrestling come semplice accanite lettrice di news e mi trovavo, assieme ai report degli show WWE, notizie sulla UFC.

Mi pare d’aver compreso che, più o meno, funziona così: ci sono quelli che considerano i wrestler persone capaci di lottare realmente, che potrebbero, per così dire, “cavarsela in una rissa” e che quindi sono ben contenti quando un wrestler passa alle MMA e dimostra che è un “vero” lottatore, mettendo a tacere le critiche sterili sulla falsità di questo nostro amato sport d’intrattenimento. Poi ci sono quelli che, pur amando il wrestling, ritengono che un lottatore di MMA farebbe il coolo a qualunque wrestler dato che è abituato a menare per davvero le mani. Infine, sembra che la UFC abbia spesso puntato sul fattore d’intrattenimento oltre che sulla sola competizione sportiva e che quindi si sia avvicinata in un certo qual modo al wrestling; non sto parlando di incontri predeterminati, ovviamente, quanto di infiocchettare tali incontri in una cornice più accattivante.

Il mondo del wrestling e delle MMA si sono incrociati varie volte, principalmente perché alcuni atleti hanno dimostrato interesse nel praticare l’una o l’altra disciplina; alcuni si sono limitati a stuzzicarsi a vicenda sui social, altri sono passati dalle parole ai fatti, passando dal quadrato all’ottagono e viceversa. Per quel che riguarda la WWE, in genere bastava che un wrestler vantasse un passato, vero o presunto, nelle MMA per affibbiargli la gimmick del fighter, con tanto di prese di sottomissione annesse, molto striking e così via. E la WWE dalle MMA ci ha guadagnato e tanto, dal momento che si è ritrovata una main eventer fatta e finita come Ronda Rousey che ha catalizzato sulla WWE un’attenzione mediatica senza precedenti quando ha fatto il suo debutto nella compagnia. Che tale hype fosse meritato o meno non ci interessa; basta sapere che la WWE ne ha assai giovato.

La prima puntata di SmackDown andata in onda su FOX è stata una puntata all’insegna dell’intrattenimento, più che del wrestling, dato che si sono coinvolti diversi personaggi esterni alla WWE: il redivivo The Rock, che ok è nato come wrestler ma molti suoi fan lo hanno conosciuto come attore; Tyson Fury, che porca miseria ho dovuto googolarlo perché sì non avevo idea di chi sia, non seguo il pugilato, non seguo il basket, non seguo il football, non c’ho tempo, ma a quanto pare agli americani piace assai; infine Cain Velasquez (ricerchina veloce anche qui per assicurarsi di averlo scritto giusto), considerato, e cito, “uno dei più forti combattenti nella sua categoria di peso”, ma, soprattutto, famoso per aver fatto il coolo a Brock Lesnar nell’ormai lontano 2010 (ed io lo so perché mi cercai l’intervista post-show di The Undertaker, mica per altro).

Insomma, la puntata finisce con Brock Lesnar che squasha Kofi Kingston, vince il WWE Championship e dal backstage spunta Rey Mysterio accompagnato dal signor Caino, che randella ben bene Brock che fugge dal ring spaventato. Analizzando la reazione del wrestling web, mi è parso che la maggior parte dei commenti si sia concentrata sulla fine del regno di Kofi Kingston: è stato un buon regno? Non lo è stato? È giusto far squashare così uno che negli ultimi sette mesi ha resistito a tutto e a tutti? Se Lesnar ha battuto Kofi in tre secondi e Rollins ha battuto Lesnar da infortunato, quanto tempo impiegherà il treno A a schiantarsi contro il treno B? Tanti, troppi interrogativi, che sembra abbiano lasciato passare in sordina l’arrivo di Cain Velasquez e il suo probabile match contro Brock Lesnar per il titolo WWE.

Sono perplessa, anzi, molto perplessa. Sto avendo le stesse sensazioni che avevo quando Ronda Rousey fece il suo debutto alla Royal Rumble: sono contenta che la WWE, e il wrestling in generale, dimostri di non essere un mondo a parte, e che il nome di Ronda abbia permesso, assieme ad altri fattori, di raggiungere un traguardo storico come il primo main event femminile della storia di WrestleMania; però, dall’altra parte, non mi piaceva vedere come Ronda fosse qualcosa di totalmente estraneo al resto del roster femminile, come venisse usata col contagocce negli show settimanali e come sembrasse, da sola, capace di dominare un’intera divisione, senza che nessuna fosse realmente in grado di tenerle testa, infatti molti stavano già pregustando uno Shayna contro Ronda, in modo da avere qualcuno che le fosse al pari, che potesse metterla in difficoltà. Forse, dentro di me, stavo provando quell’identica sensazione del fan di wrestling che si sente punto sul vivo quando il fan delle MMA gli dice che il wrestling è finto e che un wrestler non sa picchiare davvero, che un fighter MMA lo manderebbe al tappeto in un istante.

Con Ronda Rousey si è arrivati in qualche modo ad una umanizzazione del personaggio, o meglio si è deciso di costruirle delle degne avversarie che rendessero credibile una sua sconfitta dopo mesi di dominio incontrastato nel roster. Con Brock Lesnar non siamo ancora arrivati a questo punto, dato che The Beast è sempre rimasto The Beast e quelle poche sconfitte che ha subito sono arrivate o dopo mesi, “anni” di preparazione dell’avversario (Roman Reigns) o grazie a quelle che potremmo definire delle congiunzioni astrali favorevoli (Seth Rollins e il suo calcio nelle parti basse. Brock ha avuto anche qualche avversario che non è stato sconfitto nel giro di un minuto, come Daniel Bryan (match alquanto interessante) o AJ Styles, ma non ho mai creduto che questo lo rendesse più umano. Brock era e rimane, in WWE, The Beast, a cui purtroppo o per fortuna non basta una sconfitta a WrestleMania per perdere in tranquillità contro chiunque, insomma, non è Asuka ecco. Dunque si è scelto di mandargli contro, di nuovo, un suo pari, qualcuno che, in ottica mark, lo ha già sconfitto e potrebbe farlo di nuovo. Ma è qualcuno di esterno, che non appartiene alla WWE, forse perché Lesnar stesso non è gestito come gli altri wrestler WWE, che un po’ perdono, un po’ vincono, lottano in ogni show settimanale, Lesnar non è solo un part-timer, è un outsider e si è deciso di mandargli contro un altro outsider.

Non riesco a capire se la cosa mi piaccia o no. Il titolo WWE, per un tempo indefinito, che potrebbe essere da qui ai prossimi mesi o potrebbe essere una sfida una tantum in Arabia Saudita, sarà appannaggio di Lesnar e Velasquez. E io continuo a pensare che, per un po’, il titolo esisterà in un mondo a parte, dove nessun altro wrestler conta. Sarà il bene del business? Magari sì. Me ne dimenticherò appena il titolo passerà nelle mani dell’AJ Styles di turno? Anche qui, probabilmente sì. Anzi, magari così avremo Lesnar più spesso a SmackDown, ci saranno più confronti tra i due, magari Heyman non accamperà le solite scuse del tipo “il mio cliente non ritiene necessario presentarsi quest’oggi”. Potremmo addirittura vedere un Lesnar “spaventato” dal suo avversario, qualcosa di mai visto, qualcosa di nuovo insomma. Dovrebbe valerne la pena

Giusto?