Due settimane fa vi avevo parlato delle nuove stable nate in casa ROH, in particolare dei Lifeblood e di come siano nati grazie ad un gruppo di wrestler irritati dagli attacchi alle spalle nel backstage e dalle interferenze durante i match. A quanto pare non sono solo i Lifeblood a dirsi stufi di certe cose, ma anche il Board Of Directors che questa settimana ha pubblicato un annuncio sul sito della ROH dove si affermava un inasprimento delle regole previste dal Code Of Honor.
Fin dal suo concepimento, la Ring Of Honor ha saputo di dover differire dalle tantissime altre promotion nate dopo la sparizione della WCW e della ECW ad inizio anni 2000. Come farlo? Concentrandosi sul lato sportivo del wrestling e lasciando perdere la parte rivolta all’Entertainment. E se nello spettacolo possono non esserci regole, nello sport sono necessarie. Ecco quindi che per enfatizzare il lato sportivo furono inserite cinque regole che insieme vennero chiamate ”Code Of Honor”. Riassumendole rapidamente:
- I due wrestler devono stringersi la mano prima e dopo il match;
- Niente interferenze da fuori;
- Niente attacchi a sorpresa;
- L’arbitro non dev’essere toccato;
- Non farsi squalificare di proposito.
Queste regole, oltre a far apparire gli incontri più ‘reali’ e più vicini alla concezione giapponese, avevano anche la funzione di basare le dispute sullo spirito di competizione dei lottatori e sulla loro voglia di uscirne da vincitori dimostrando di essere tecnicamente meglio dell’avversario. Valorizzava i più amati che seguivano il codice alla lettera e valorizzava ancor di più chi le regole non le seguiva mai. Esempio lampante è un giovane Christopher Daniels che all’epoca della Prophecy si rifiutava di stringere la mano a chiunque gli si parasse davanti sul quadrato.
Le ultime due regole del codice erano utili in termini di booking perchè facevano sì che gran parte dei match avessero una chiusura pulita (per schienamento o sottomissione) e che quando capitava che un match si chiudesse in maniera sporca la reazione del pubblico fosse molto più rumorosa di quanto vediamo oggi generando un heat facile verso il lottatore che aveva ‘barato’.
Le cinque regole originali durarono meno di due anni, con il booker Gabe Sapolsky che preferì rimuoverle. Il Code Of Honor tornò in un formato più permissivo, dove i wrestler venivano incitati a seguire il Fair Play e a rispettare gli arbitri ma non avevano alcun obbligo di stringersi la mano l’un l’altro. Questo ha portato con il tempo ad assistere a match dove l’heel di turno rifiutava quasi sempre la stretta di mano e dove le interferenze di manager o compagni di tag avvenivano spesso e volentieri. Azioni che si possono vedere in un qualsiasi altro show, che sia targato WWE, Impact, MLW e chi più ne ha più ne metta. La caratterizzazione dell’intera promotion era andata a perdersi in favore di un pubblico più ‘mainstream’.
Il Board Of Directors durante questo annuncio di cui parlavo all’inizio ha ammesso che il codice è andato ad essere sempre meno seguito durante il tempo, ma ha avvertito che quest’anno gli arbitri avranno molta meno tolleranza verso le interferenze esterne e non ammetteranno attacchi verso loro stessi. Dopo un’annata in cui Bully Ray ha fatto incetta di interferenze verso molteplici vittime e Jeff Cobb ha di fatto ucciso il Top Prospect Tournament (e concorrenti annessi) credo che la decisione giusta da prendere sia proprio quella di tornare alle origini e ritrovare la propria identità. E voi che ne pensate?