Professional wrestling. Vi riportiamo la definizione di professionista: A person engaged in a specified activity, especially a sport, as a main paid occupation rather than as a pastime. Volete la traduzione? No imparate l’inglese. Scherziamo. Una persona coinvolta in una attività specifica, specialmente uno sport, RETRIBUITA e non passatempo. (Traduzione libera ma il senso è quello).

Ora arriviamo al punto. Ci sono wrestler professionisti in Italia? NO. La questione è semplice: pochi wrestler vengono pagati, il resto dei lottatori si sposta a rimborso spese. Il comune denominatore di ogni wrestler italiano? Hanno TUTTI un lavoro che non è quello del wrestler. C’è chi fa il rappresentante, chi il muratore. Chi gestisce negozi. Ma NESSUNO si mantiene facendo quello che gli piace.

Per uno che vede da fuori il wrestling, tutto può sembrare bello. Per chi lo vive dall’altra parte no. C’è chi dice che chi scrive sui siti come il nostro o gli altri del web italiano sia uno sciacallo. C’è chi dice che si esagera nelle critiche. “Quello sella poco (perchè è un cavallo a quanto pare), quello parla troppo (e a volte lo dico io) e così via”. E quindi? Non siamo più negli anni ’80 in cui la kayfabe si poteva mantenere. Molti dei redattori sono amici di wrestler. Ci sono alcuni che parlano e ridono con gli heel di molte federazioni italiane e straniere. Quindi? Vorremmo tanto riportarvi il succo di una frase che ho letto in quel vasto mondo che è il wrestling web: chi scrive nei siti si atteggia da fighetto e non dovrebbe sbandierare ad uno spettatore i trucchi del mestiere. E non dovrebbe giudicare se non è mai salito sul ring. È la solita storia del “mettiti tu e vediamo”. Un po’ come dire che Sconcerti, solo perché non ha giocato a calcio da professionista, non dovrebbe parlare né sulla Gazzetta né su Sky. Ognuno ha il suo ruolo e non occorre far wrestling per capire il wrestling. Conosciamo persone che non sono mai saliti sul ring ma sanno dare al wrestler consigli migliori di altri colleghi. Bisogna saper “vedere” e “sentire” questo sport, non basta esser stato tre mesi in America o Giappone o Gran Bretagna per poter tornare e pretendere di esser esente da critiche.

Ma arriviamo ai veri professionisti. I tuttologi. Perchè nel wrestling italiano esiste quella categoria di persone che sanno tutto e si ergono a massimi esperti. Ci sono vari tipi di tuttologo:

  • il tuttologo straniero: colui che è emigrato per frequentare delle scuole all’estero pagando di tasca propria la qualifica di fine corso (quindi senza alcun merito). Non tutti quelli che partono poi tornano migliorati, e i casi sono tantissimi. Aumenta l’ego ma non la qualità sul ring. Stare tre mesi dall’altra parte dell’Oceano è ammirevole, ma una volta tornato in patria occorre riversare nei fatti quanto appreso, non adagiandosi ma anzi rimanendo in prima linea come un academy qualsiasi. Ci sono quelli che si calano nelle realtà, un esempio è Willy G, campione RWA ma anche umile aiutante nel dare consigli ai colleghi o nel montare il ring. Altri ricamano sopra la propria persona e il proprio personaggio, mostrandosi come non sono.
  • il tuttologo sparlatore: colui che magari è scarso, ma sa. Sa tutto e giudica tutti. Sparla e risparla. Fa parte magari di una promotion dal nome importante, critica le condizioni fisiche e tecniche degli altri e poi si presenta sul ring con la forma fisica di un bevitore accanito di birra. Ovviamente senza allenamento. Ma chissenefrega. Tanto sparla degli altri.
  • il tuttologo pontificatore: durante lo show della Rising Sun, il TLC è stato afflitto da alcuni problemi di stabilità strutturale dei tavoli. Insomma si rompevano se tirava vento. Horus e Bottazzini han continuato ma il caro Ligero ha twittato dei cori Botchamania. Tutti subito a dire: “eh ma non facciamole ‘ste cose se non sappiamo farle noi italiani”. Preciso che non è il primo TLC della storia dello stivale ma vabbè. Anche se finisse su Botchamania?! Quale sarebbe il problema? Ma arriva sempre lui: “eh non arriveremo mai ad alti livelli”.
  • il tuttologo “l’erba del vicino è sempre più marrone”: perchè c’è il lottatore che parla male della federazione x appartenendo alla federazione y. Probabilmente, in Italia, nessuna federazione offre lo stesso prodotto dell’altra. Nessuna. C’è chi chiama per la maggior parte stranieri, chi è family friendly, c’è chi punta sul lottato, c’è chi mixa il tutto. Ma perchè parlare male a prescindere?! Il mondo è bello perchè vario. Le mele marce ci sono ovunque. Amen. Fatevene una ragione.

Ma volevamo chiudere questo breve intervento dicendo cosa contraddistingue davvero un pro da un altro. L’essere professionista a 360°. Essere un pro dentro e fuori dal ring. Comportarsi in maniera PROFESSIONALE, partendo dallo staffer, passando per i wrestler, arrivando al promoter, per finire ai siti. In questo ci sono mille anni avanti. Certo, anche gli altri paesi si sparlano dietro, ma lì girano soldi. Qui rimaniamo sempre allo stesso livello bellico, sapete quale? Quella che si suol dire “guerra tra poveri”.

Genesis