La storia dell’underdog, di chi non dovrebbe farcela ed invece, quasi sempre, ce la fa è uno degli espedienti narrativi piu´difficili da realizzare, e nel contempo maggiormente efficaci, specialmente in WWE. Per quale motivo, tuttavia?
Rey Mysterio, Daniel Bryan e per certi versi Eddie Guerrero, sono esempi recenti di storie piu´o meno funzionanti, mentre oggi, ad NXT, stiamo assistenza all’ascesa di un nuovo underdog babyface: Johnny Gargano. Ma facciamo un piccolo passo indietro riprendendo l’ultima frase del primo periodo.
La storia dell’underdog, in WWE, non la sanno raccontare con disinvoltura per un semplice ordine di motivi: questa storia ha bisogno del protagonista adatto. Ed il protagonista adatto per tale storia, dal punto di vista genetico, è sistematicamente qualcuno che la WWE non vede, deprezza oppure “non ritiene adatto”. E proprio questa caratteristica di inadeguatezza è quasi sempre la molla iniziale che rende il wrestler di turno amato dal pubblico e, in alcuni casi, letteralmente trascinato: facendo i conti, dunque, per essere un underdog di successo devi essere innanzitutto un fallimento, soprattutto per la WWE. Premessa mica facile insomma.
In alcuni casi, la WWE ha provato a “trasformare” in underdog soggetti a lei compiacenti, cercando di piegare la narrativa al fine di poter rendere personae gratae meno invise al pubblico ed anzi, possibilmente idolatrate. Ci ha provato illo tempore con Cena, quando le reazioni di ostilitá nei confronti del bostoniano erano accolte con meno sicurezza dalla federazione e dallo stesso, e ci ha provato anche un pochino con Reigns, credendo che la mentalitá “one vs all” avrebbe portato reazioni maggiormente positive…inutile sottolineare come, in questi casi, la storia sia fallita miseramente, in quanto i due protagonisti non hanno mai avuto assolutamente nulla a che spartire con i soggetti che “non dovrebbero farcela”.
Il caso Eddie Guerrero, dicevo prima, è parzialmente ascrivibile nella categoria soggetto di analisi. Il promo effettuato prima del celeberrimo No Way Out 2004 è uno dei promo babyface piú efficaci di sempre (Il promo dell’underdog definitivo, se volete una mia opinione: (https://www.youtube.com/watch?v=FpTNcLlYd84) e racchiude la storia non solo di un atleta che non è stato mai capace di raggiungere le vette a cui era destinato, ma di un uomo che ha dovuto lottare per un’intera esistenza contro i propri demoni, contro se stesso, contro la sua fragilitá prima di proporsi come sfidante credibile, pur se visto quasi come agnello sacrificale all’altare della Bestia. La scalata di Eddie fu qualcosa di spontaneo, ed il pubblico non aspettava altro che tifare spassionatamente per lui, il piu´umano dei supereroi…inutile star qui a parlare dell’epilogo forse non trionfale di questa storia per quanto riguarda l’uomo: Eddie Guerrero per certi versi è stato uno dei primi veri underdog della storia, ed il suo successo contro Lesnar (seppur con un assist non da poco da parte di Goldberg) sará per sempre una delle pagine piu´belle della storia del wrestling. La sua dipartita, per certi versi, sará il viatico per un’altra storia di un Campione Improbabile a lui indissolubilmente legato.
Rey Mysterio diviene Campione in seguito ad una vittoria storica della Rumble del 2006, partendo con il numero 2. La gestione di Mysterio come sfidante è immediatamente fallace: perde la sua shot contro Orton a No Way Out recuperandola solo grazie a Teddy Long ed anche dopo il trionfo a WM la narrativa non è basata semplicemente sulla sua altezza, ma anche e soprattutto sulla morte del suo caro amico Eddie. Rey Mysterio è dipinto come un cruiserweight che si trova in uno slot non suo quasi per caso, è un Campione debole ed alla prima, vera minaccia (King Booker, Great American Bash) abdica il Titolo, non riuscendo mai piu´a riconquistarlo. Lo scarso successo di Rey come Campione viene visto dalla WWE come la conferma del fatto che si, la storiella del wrestler piccolino che alla fine la spunta è carina, ma assolutamente non in grado di “tirare” piu´di tanto: fatto sta che molto per demeriti della Federazione ed un pochino anche per limiti del performer, i tempi si dimostrarono poco maturi ad accogliere un Campione improbabile. La WWE pensava che per gestire un underdog, il tutto dovesse passare per una serie infinita di limiti e debolezze. Ma le cose sarebbero cambiate di qui a breve.
Daniel Bryan è stato rivoluzionario in moltissimi sensi. In un periodo in cui la WWE puntava, ancora una volta, su Orton e Cena per feudare attorno al Titolo riunificato, Bryan è riuscito ad emergere in modo piu´potente che prepotente, scrollandosi di dosso il passato indy, l’essere relegato a performer da tag team e l’essere considerato una star di second’ordine, riuscendo addirittura a farsi cucire addosso un’intera edizione di Wrestlemania…e non una qualsiasi, badate: la rotonda numero 30. Bryan è stato sospinto in modo unanime dal pubblico, godendo di un appoggio senza precedenti e costringendo la WWE a boicottare tutti i piani che vedevano Batista ed Orton feudare nel main event, piuttosto che lui come membro coatto della Wyatt Family. Bryan è l’epiteto dell’underdog, e la conquista del Titolo lo ha de facto consacrato come una leggenda senza tempo: Bryan non è mai stato dipinto come debole o inadeguato, almeno una volta scattata la proverbiale molla. Ma quanto sará difficile seguire i suoi passi per tutti quelli che lo seguiranno?
Gargano non sará mai Daniel Bryan, ne tantomeno si avvicinerá mai a quest’ultimo in termini di starpower. Eppure. L’ultimo babyface che ritenevo essere adatto in questo ruolo è stato Sami Zayn, ma la sua gestione nel main roster è passata dall’essere risibile a passabile: il livello di connessione che Zayn aveva instaurato ad NXT con il pubblico, in particolare durante la sua faida con Neville, aveva dell’incredibile, al punto da scatenare nella mia mente almeno qualche malsano parallelismo. Non è mia intenzione ripetere lo stesso errore con Gargano, tuttavia con performance come quella dell’ultimo Takeover e con qualche ulteriore colpo da maestro (settimana prossima Ciampa potrebbe definitivamente “risucchiare” il suo ex tag team partner) NXT potrebbe davvero avere la sua storia di underdog efficace per le mani. Il pedigree è quello giusto: anni trascorsi nelle indy, introdotto inizialmente come poco piu´di un jobber in un tag team ed ora main eventer di un Brand con la B maiuscola.
Ripeto, fare parallelismi è dannoso sia per noi che per Johnny, ma il tutto potrebbe trasformarsi, di qui a qualche mese, in una bella storia di successo. Sono ansioso di sentore la vostra!