Benvenuti nella chiesa di Samoa Joe. Una religione che vanta un numero di fedeli enormi, pari solo al numero dei fan del wrestling mondiale. Ovviamente il pontefice e contemporaneamente il Messia è solo lui Nuufolau Joel Seanoa, in arte Samoa Joe. Per l’occasione prendiamo a ripassare i 10 comandamenti così come la somma Submission Machine ce li ha tramandati, per mezzo di accurate manovre di sottomissione.

Non avrai altro campione all’infuori di Joe

A cosa serve un altro campione se hai Samoa Joe? Non è un caso se Tony Khan, così come gli altri suoi datori di lavoro precedente, non riuscivano a non dargli delle cinture. Perché lui è il campione perfetto: sa parlare, sa combattere, ha un look unico, è abbastanza grosso, pesante e alto da non sfigurare praticamente contro nessuno. Persino contro titani come Hobbs, Lesnar o Wardlow fa la sua porca figura. Il prototipo del main eventer perfetto, specialmente a certe latitudini (dove però hanno osato licenziarlo due volte).

Non nominare il suo nome invano

Si, talvolta è meglio non nominarlo invano, perché la sua presenza è sempre in bilico. Il suo più grande limite, in carriera, infatti è stata l’affidabilità fisica. Spesso abbiamo dovuto fare a meno di lui, anche quando in teoria non c’era un infortunio di mezzo. Si è messo persino a recitare pur di non combattere qualche mese fa. Samoa Joe è fatto così, ogni tanto bisogna rinunciare a lui per problemi fisici o altri motivi. Quindi godiamocelo adesso che è qui.

Ricordati di santificare le feste

Samoa Joe ha 43 anni e fa il compleanno il 17 marzo. Una data che va celebrata come una festa. E lui è attento a queste cose: la domenica lui è sempre lì, in prima fila per celebrare la messa. Quando c’è un’occasione importante, un PPV, un titolo da assegnare, un main event da disputare, lui è una garanzia. Negli anni del main roster in WWE ha combattuto una serie interminabile di match per il titolo del mondo. Ha sfidato Lesnar, Reigns, Kofi, AJ Styles. Spesso per il titolo. Non gli hanno mai dato questa soddisfazione, che si sarebbe anche meritato. Blasfemi.

Onora le tue origini

Bisogna onorare le proprie radici, specialmente quando si acquista una compagnia che ha una storia ultradecennale come la Ring of Honor. Samoa Joe è la storia della Ring of Honor. Tra il 2003 ed il 2007 ci ha combattuto centinaia di match, alcuni memorabili. Per questo il suo ruolo di campione tv della compagnia acquistata da Tony Khan è perfetto. Non sono pochi i wrestler che vantano un passato in ROH oggi al servizio della AEW, eppure molti meno sono quelli che hanno una storia così gloriosa e famosa. Samoa Joe è l’incarnazione di una certa Ring of Honor, della migliore probabilmente. Quella che rappresentava l’elite del wrestling lottato per decine di appassionati.

Non uccidere

L’unico che è autorizzato ad uccidere è lui. Joe’s gonna kill you. Questo anche oggi, anche a 43 anni. Samoa Joe è uno di quei wrestler che non avrà il fisico da gigante o quello da modello ma che da l’idea di poter davvero fare del male al suo avversario. Certamente 10-15 anni fa aveva un fisico meno abbondante e questo lo aiutava sul ring, eppure anche oggi conserva quell’effetto wow. Alcuni dei suoi match erano così violenti che oggi non sarebbero nemmeno legali. Ricordo un match con Necro Butcher in cui tira fuori l’anima del suo avversario a colpi di pugnacci.

Non commettere atti impuri

Samoa Joe piace anche ai puristi. E’ questa una delle sue forze. Il suo passato da leggenda delle indy aveva addirittura fatto pensare a molti che ad NXT sarebbe rimasto a vita. Che non sarebbe servito nel main roster. Eppure non è stato così. Perché uno come Samoa Joe serve sempre. Ma al di là della sua versatilità, Joe rimane pur sempre un talento purissimo e per questo una carta fondamentale da giocarsi per attrarre i palati fini del parterre degli appassionati di wrestling.

Non rubare

Samoa Joe non ha bisogno di rubare, lui vince dominando. Samoa Joe è così dominante che non perde un match, singolo o di coppia, da prima della pandemia. Altro che Roman Reigns, se c’è un tribal chief samoano questo è lui. Samoa Joe vince dominando, spesso per sottomissione, così come fatto con il malcapitato Powerhouse Hobbs a Full Gear.

Non dire falsa testimonianza

Qualche paraculata in realtà Samoa Joe la dice. Per esempio che in WWE dopo il cambiamento da NXT ad NXT 2.0 andava tutto bene. Lui lo sapeva che qualcosa non andava. E non è stata l’unica falsità. La WWE lo ha messo per mesi al tavolo da commento e sembrava non potesse più lottare. Dopo WrestleMania addirittura lo licenziano e pensiamo sia perché non poteva lottare, quindi si scopre che in realtà poteva combattere e non solo, lo riprendono ad NXT e gli danno il titolo. Poi di nuovo fingono che sia infortunato pur di toglierglielo. Poi lo licenziano ancora. Un’altra blasfemia vergognosa. Ma Samoa Joe è in fondo egli stesso una bugia vivente. Sembra un signore sovrappeso ed invece è una letale macchina assassina con una rapidità fuori dal comune.

Non desiderare la donna d’altri

Ma chi ha bisogno di una donna quando i match di Samoa Joe sono puro godimento? Ogni chop, ogni Coquina Clutch, ogni muscle buster, è un orgasmo per noi fedeli, l’unica lussuria di cui abbiamo bisogno.

Non desiderare la roba d’altri

Lui non desidera la roba, se la prende. Così ha fatto con il titolo TNT, che ha strappato addirittura dalle mani di Wardlow. Una mossa che nessuno si aspettava, con la sconfitta di un wrestler in ascesa come Wardlow. Ma lui non ha paura di niente, lo sappiamo. Già ad NXT aveva messo fine al regno del terrore di Karrion Kross, rinunciando al ruolo di “enforcer” di William Regal pur di mettere le mani addosso a Kross.