Le vicissitudini di Daniel Bryan, nell’ultimo anno e mezzo, non hanno davvero eguali nella storia recente del wrestling. Che i suoi giorni da main eventer siano effettivamente finiti? Più influente di Lotito sul trono di spade, ecco a voi l’editoriale odierno!
Daniel Bryan è senza dubbio uno dei babyface maggiormente over degli ultimi 5 anni. Dovessi stilare una ideale top 3, elencherei senza ombra di dubbio Cena in primis, CM Punk e Bryan assieme a parimerito per un ideale secondo posto: mi sento di escludere The Rock dal conteggio per ovvi motivi, inutile dirlo.
La grandezza di Bryan come babyface, riconosciuta dallo stesso Cena che ha concesso un job pulito all’underdog per eccellenza nel main event di uno degli show più importanti dell’anno (evento abbastanza raro), in parte derivava dal fascino dell’improbabile, dello scomodo, dello sbagliato. Bryan non avrebbe dovuto mai occupare, in linea teorica, uno slot apicale: troppo basso, troppo esile, troppo brutto, troppo indy. Il character di DB, in effetti, sin dal primo momento nella prima puntata di NXT è stato quello della persona destinata a non farcela, del wrestler sottovalutato che, nonostante impegno e passione, può solo intenerire per la sua voglia di sfidare colossi più grandi di lui. E sin dalla prima puntata di NXT, ad onor del vero, Bryan ha dimostrato di voler remare contro questo personaggio così forzatamente attagliato alla sua fisicità ed al suo background, effettuando un match a 5 stelle nel main event contro Jericho, con tanto di suicide dive e bump allucinante sul tavolo dei commentatori.
L’aggressività mostrata da Bryan nel suo primissimo match lo ha accompagnato in tutta la sua avventura in WWE, anzi vi dirò di più: il suo stile così tecnico ma così violento, soprattutto su se stesso, è stata senza ombra di dubbio una delle componenti principali nell’ascesa di Bryan come top face della federazione dalla scorsa Rumble in poi. Un po’ come sta avvenendo oggi con Zayn, per intenderci. Tuttavia ogni medaglia ha due facce.
Lo stile di Bryan così tremendamente rischioso, tenuto non solo in WWE ma anche nelle sue precedenti avventure lavorative, senza dubbio alcuno ha contribuito al lento logorio di un corpo non progettato per un danneggiamento simile. Il problema è che il conto è stato chiesto nel momento più sbagliato: proprio quando la WWE aveva deciso di puntare su di lui come THE MAN della federazione, costruendo (in emergenza) una Wrestlemania interamente su di lui beh…Bryan ha avuto un infortunio che lo ha messo in panchina per più di due terzi dell’anno. Ed una volta tornato, forse troppo presto, Bryan non ha assolutamente tolto il piede dall’acceleratore mantenendo esattamente lo stesso, identico, logorante stile di lotta che da un lato lo ha reso uno dei lottatori più amati e sostenuti di sempre, ma dall’altro ha già accorciato troppo ed al momento sbagliato la sua carriera al vertice.
L’ironia della sorte è che, anche in questo caso come in altri, realtà e finzione si sono mescolate in un beffardo scherzo del destino. Le parole di Stephanie e Triple H, che descrivevano Bryan come un elemento troppo debole per poter portare sulle spalle il peso di una federazione, si sono effettivamente avverate. Nella realtà dei fatti, puntare tutto su Bryan sarebbe stato effettivamente “bad for business” e mandare Bryan contro Lesnar a WM come paventato da molti, me compreso, probabilmente non sarebbe stata affatto una buona idea con il senno di poi, occorre ammetterlo.
Peccato per Bryan, che quando tornerà (perché tornerà, statene certi) sarà sicuramente over come pochi, ma nel contempo il dubbio di non essere in grado di offrire continuità e recuperi record ceniani non verrà di certo dissipato in poco tempo, con conseguente ridimensionamento non solo del suo character, ma anche del suo posizionamento nella card. Riposizionamento che in realtà era già in parte avvenuto a WM con la conquista dell’IC Title anche se, in verità, non potremo mai sapere cosa ci sarebbe stato in serbo per l’oramai ex Campione IC: unificazione dei Titoli con Cena, una open challenge similare, faide di primissimo rilievo con altri wrestler dal peso specifico importante oppure tanto midcard.
Per ora ciò che sappiamo per certo è che Bryan sarà impegnato televisivamente durante la prossima stagione di Tough Enough (di cui parleremo a breve, in quanto questo format mi intriga abbastanza) e che il Titolo Intercontinentale verrà difeso nell’oramai vicinissimo Elimination Chamber in un match a sei tra R-Truth, King Barrett, Ryback, Rusev, Sheamus e Dolph Ziggler.
La conquista del Titolo per la maggior parte degli atleti coinvolti sarebbe davvero poca roba, diciamoci la verità: Barrett e Ziggler lo sono stati più volte senza mutare sensibilmente la loro posizione nella card, Sheamus ha collezionato Titoli minori senza mai incidere troppo, R-Truth potrebbe essere livellato da un altro personaggio a sorpresa (a tal punto la sua presenza è sentita come estranea da chi vi scrive) e gli unici che potrebbero ottenere qualcosina in più potrebbero essere Rusev e Ryback.
Il bulgaro/russo è uscito ben più che ridimensionato da una Faida con Cena che lo ha visto inizialmente in vantaggio per poi capitolare rovinosamente che neanche il Porto contro il Bayern, ed ha bisogno come il pane di vittorie riabilitative per restare una minaccia credibile e non sprofondare nel comedy spinto. Ryback invece ha oramai trovato la sua posizione nel midcarding, e potrebbe vivacchiare per un paio di mesi con questa Cintura alla vita a mo’ di “tributo” cavalcando l’onda che lo vede poco più over di un midcarder e molto meno di un main eventer.
Detto questo, c’è da augurarsi che Bryan possa tornare…ma non presto. Per goderci il nostro beniamino per almeno un due/tre anni ad alti livelli occorre dargli tutto il tempo di recupero di cui ha bisogno, senza affrettare i tempi e senza pericolose “recidive” che potrebbero essere nocive non solo per la sua carriera, ma per la sua salute.
Danilo