In una recente intervista con The Breakfast Club, Big E ha spiegato se ha mai subito episodi razzisti in WWE, ha parlato della conversazione avuta con Vince McMahon dopo l’omicidio di George Floyd nel 2020, e ha discusso la sua visione delle cose per quanto riguarda le Superstar afroamericane all’interno della WWE.

L’autenticità del New Day

“È importante per noi, siamo tre nerd. Siamo fanatici di fumetti, e volevamo semplicemente essere noi stessi. Credo che nel nostro settore troppo spesso gli atleti neri vengano messi in determinate categorie, come se dovessi essere per forza un ballerino o un rapper. Noi volevamo essere noi. Siamo usciti dal dietro le quinte indossando colori sgargianti e facendo gli scemi, e anche se il riscontro dai fan non è stato positivo da subito, volevamo mostrare alle persone che si può essere se stessi, in modo unico, e comunque essere orgogliosamente neri”.

Gli episodi di razzismo in WWE

“In WWE non mi è mai successo, onestamente. Per quanto riguarda la nostra rappresentazione in TV, credo stiamo arrivando al punto giusto. È sempre un work in progress. Spesso ci sono dei problemi perché la gente ti vede come un ‘grosso uomo nero’ e vuole che interpreti quel ruolo. L’obiettivo del New Day era quello di smontare quella scuola di pensiero. Quando la gente vede una donna nera, si aspetta che abbia determinati atteggiamenti. Io guardo qualcuno come Bianca Belair e mi piace non soltanto perché è una grande atleta, ma anche per la sua genuinità. Quella che vedete sullo schermo è la stessa che vedreste nella vita di tutti i giorni, e credo che in televisione vediamo sempre più personaggi neri che hanno quell’autenticità”.

La conversazione con Vince McMahon

“Non ho necessariamente voluto chiedere a Vince riguardo le sue opinioni politiche, o su chi abbia sostenuto in campagna elettorale. C’erano dei gesti che reputavo importanti e che volevo fare in diretta. Dopo la morte di George Floyd, io e Kofi abbiamo deciso che volevamo esprimere la nostra empatia per le persone che stavano soffrendo. Sono andato da Vince e gli ho detto ‘Vogliamo inginocchiarci e alzare il pugno chiuso. Va bene?’ lui ha risposto di sì, e l’abbiamo fatto. Non voglio dire che abbiamo cambiato qualcosa. Siamo qui per intrattenere i giovani di tutte le età ed etnie, ma quando vedi un bambino o bambina neri che ti guardano e ti ricordano te stesso, per me è importante far capire a loro che soffriamo allo stesso modo”.