Big Swole ha da poco lasciato la AEW. Un addio che ha fatto molto rumore in quanto si è trattato di uno dei primi “acquisti” della AEW dopo la partenza di Dark ed un profilo su cui inizialmente si era molto puntato. Dopo le prime parole di ringraziamento alla compagnia e a Tony Khan dei primi giorni, oggi sono arrivate altre dichiarazioni molto più pesanti da parte di Big Swole, che ha argomentato il suo addio alla AEW sollevando un vero e proprio polverone.

Il problema è la mancanza di diversità

“Al di fuori della mancanza di organizzazione il loro GRANDE problema è la diversità. Non transiggo quando si tratta di diversità e della mia gente. Non c’è rappresentazione, davvero, e quando c’è, non appare genuina agli occhi della comunità nera. Per niente. Non so perché tutti abbiano così paura di accettarlo o di dirlo, ma non è un bel vedere. Quello che succede è che in questa meravigliosa azienda che tratta le persone come una famiglia, non c’è nessuno che mi somiglia che sia rappresentato ai vertici. Non stanno aiutando a influenzare necessariamente le decisioni, a spiegare perché certi slang e certe parole non dovrebbero essere dette. Non c’è nessun altro che può spiegare la nostra cultura ed esperienza se non noi”.

Swole ha continuato, spiegando come sua figlia l’abbia aiutata a riconoscere ancora di più che c’era una mancanza di rappresentanza in AEW: “Sapevo che c’era qualcosa sotto quando mia figlia, che ama guardare il wrestling, guardava sempre la AEW e raramente la WWE. Non è una grande fan a meno che papà (Cedric Alexander, ndr) non fosse in TV, il che ha smesso di accadere dopo che hanno fatto un pasticcio con gli Hurt Business. Diceva, ‘Mamma, non c’è nessuno che mi assomigli nella AEW. Non c’è nessuno che assomigli a papà”. Poi ha iniziato a guardare la WWE perché ha visto Bianca e Big E. Ha visto se stessa rappresentata. Se quello non era un ‘click’. Gli ho detto ‘Hai assolutamente ragione. Non ho una spiegazione”. È il 2021. Perché la gente dice, ‘ci vorranno tre anni perché la AEW abbia un campione nero’? Questo è uno sport programmato. Non dovrebbe volerci così tanto se hai guardato la WWE per più di 50 anni e sai cosa non fare”.

Swole ha detto di essere stanca delle ruffianerie quando si tratta di diversità: “Credo che l’azienda stia facendo passi avanti, ma un paio di cose devono essere sistemate. Bisogna ancora criticarli perché non tutto è perfetto. Spero che ascoltino le mie parole con il cuore aperto e non solo pensando, ‘Ah, sta solo dicendo questo a causa di XYZ.’ Voglio sinceramente che abbiano successo. Amo questa forma d’arte. Amo il wrestling e voglio che abbia successo e voglio che le persone che ne fanno parte abbiano successo se sono persone genuine. Voglio che la WWE abbia successo. Voglio che il wrestling fiorisca e non voglio che diventi uno sport dimenticato da tempo, uno sport arcaico in cui “ai vecchi tempi si faceva la lotta”, qualcosa di folkloristico. Non voglio altro che il meglio, ma voglio anche che il cambiamento avvenga. Avete promesso di essere diversi, allora dimostratelo. Non solo con persone di colore. Mi piacerebbe vedere un latino o un ispanico o più asiatici. Sento che gli asiatici e gli indiani non ricevono lo stesso amore degli altri. Semplicemente non succede. È un divario enorme. Odio il fatto che accendendo la TV vedo sempre la stessa roba. Speriamo che capiscano il messaggio. Io che me ne vado, onestamente, non sono stata male. Non c’è cattivo sangue tra me e Tony Khan, solo non mi piace non essere serena. Non mi piacevano certe cose e altre che mi porterò nella tomba. La diversità. Questo è ciò che conta”.