Domenica nera, nerissima. Il mondo del Wrestling, solitamente scosso da morti improvvise, da morti naturali, o da morti e basta, questa volta ha subito quattro colpi. Quattro colpi più o meno pericolosi, più o meno destabilizzanti. Quattro colpi che fanno pensare a tutte le dinamiche della vita e tutte allo stesso momento.   Dalla nostra crescita, inarrestabile, alla fragilità della vita, fatta di cristallo. Alla volontà, troppo spesso presente negli animi de lottatori, di lasciare questo mondo che dalle luci e i colori, passa alla più definitiva oscurità.

 

Il primo colpo è dritto alla faccia. Un pugno che ci lascia disorientati per qualche momento, senza pregiudicare troppo il nostro autocontrollo ma facendo cadere quel velo di tristezza per un uomo che conosciuto o no, sappiamo ha dato qualcosa alla nostra disciplina. Muore all’età di 57 anni Brickhouse Brown, al secolo Frederick Seawright. Brown ha iniziato negli anni ottanta la sua carriera da Wrestler, e passando fra le varie federazioni del sud ha inanellato una serie di bei momenti con i quali costruito il suo piccolo tesoretto di Match. Non si è mai fermato, fino al 2017, quando ha continuato a combattere per compagnie indipendenti più o meno discutibili, come la Juggalo Championship Wrestling. Porta con se un sacco di titoli minori e il sapore amaro di aver lavorato tanto per non arrivare mai dove avrebbe voluto.

Il secondo è un colpo allo stomaco, di quelli che ti piegano e ti lasciano a cercare aria guardando il suolo. Il nome del Wrestler scomparso la verità è che lo conoscevano in pochi, e in pochi conoscevano effettivamente la sua importanza. Si tratta di Tracy Caddell, padre dell’attuale membro di Impact Wrestling Trevor Lee. Caddell è stato un lottatore fino al 1993, quando un incidente lo costrinse ad uscire per sempre dal quadrato. A quel quadrato però, non smise di girargli intorno. A lui possiamo attribuire, insieme ad altri, la nascita della OMEGA, compagnia che ha dato i natali come Wrestler a nomi come Jeff Hardy, Matt Hardy, Shane Halmes, il suo stesso figlio Trevor Lee, ed altri. Per questo i messaggi di cordoglio, nonostante non si stesse parlando di un nome altisonante, sono stati molteplici e molto toccanti. Tracy porta con se un grande talento, quello dello scopritore. Uomini come lui, nell’ombra vita natural durante, sono indispensabili per il nostro amato sport spettacolo.

Il terzo colpo è forte e secco, ed è al cuore. Va via un’altra leggenda vera, di quelle che hanno contribuito a costruire il Wrestling, ha costruire la World Wrestling Federation, ha costruire la storia. Muore, all’età di 70 anni, Josip Nikolai Perusovic, meglio noto ai più come Nikolai Volkoff. Volkoff è un simbolo dell’odio contro l’Unione Sovietica che in quegli anni sferzava negli Stati Uniti e si rifletteva inesorabilmente anche nel mondo del Professional Wrestling. Era un Heel, e un Heel degno di essere chiamato tale. Ha scritto pagine di storia, ha fatto i Main Event, le Wrestlemania, ha fatto tutto quello che oggi esiste per tutti noi ed è uno di quelli che lo ha fatto per la prima volta. Uno di quelli che ha messo il primo mattone. Adesso che ci lascia, senza aver mai davvero potuto salutarci come si deve, qualcosa manca e ci mancherà per sempre. Aveva resistito alla caduta dell’Unione Sovietica,  aveva resistito alla caduta della Jugoslavia, sua terra natale, ma non ha resistito al passare degli anni, che accentuando le sue ferite di guerra, l’hanno portato, alla fine, a dirci addio.

Il quarto e ultimo, come se non bastasse, è un colpo basso. Proprio li, dove fa più male. Un colpo che provoca tutti gli altri effetti insieme. Un colpo che ti fa dimenticare tutto ciò che succede intorno, che toglie il fiato, che piega a terra, che provoca un dolore lancinante. Un colpo che arriva quando scopri che un uomo di 46 anni, dopo una vita folle, piena di peripezie, di peccati, di redenzioni e sbagli, decide di evitare il problema agli altri, al mondo. Il problema lo risolve lui. Brian Lawler, ex lottatore WWE nonché figlio del leggendario Jerry Lawler, si toglie la vita cercando di farsi dimenticare al più presto. La dichiarazione di morte arriva alle 4:40 del pomeriggio. Tanta gente piangerà Brian Lawler, dai Wrestler famosi a quelli indipendenti. Dai parenti illustri a quelli sconosciuti. Perché anche se non era il migliore degli uomini, aveva comunque qualcosa di buono, che spingeva le persone a tenerselo accanto e a cercare di salvarlo dalle sue stesse manie. Aveva qualcosa di talmente tanto buono, da aver deciso di aver capito di essere lui il problema della vita di chi lo circondava. Si porta via, Brian, tanto, tantissimo dolore. In questo maledetto 29 Luglio 2018, che difficilmente i fan di Wrestling potranno mai dimenticare.

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.