Dal suo debutto nel 2019, la AEW ha donato al mondo del wrestling un’alternativa al monopolio della WWE, arricchendo la proposta della nostra disciplina preferita con un prodotto sicuramente diverso da quello di casa Stamford. Ma nonostante una fanbase piuttosto fedele, la compagnia di Tony Khan fatica ad ergersi negli ascolti e nell’appeal mainstream. Quale può essere la soluzione?
Qual è l’obiettivo?
Booker T ha provato a dare delle risposte nel suo podcast sulla Hall of Fame, con la preoccupazione che la compagnia potrebbe aver raggiunto già il suo picco, e potrebbe vedere un declino prima di un’ulteriore crescita:
“Sembra che in AEW abbiano raggiunto il picco, che siano arrivati a un punto in cui il numero non sembra destinato a salire, che quel numero possa anzi scendere molto prima di salire. Non so quale sia il problema della AEW e se a loro interessano davvero i numeri, non lo so. Sto cercando di capire quale sia l’obiettivo finale di questa compagnia”.
Il problema è nella scrittura
Booker T ha criticato la mancanza di un team di scrittura formale e di una struttura creativa della AEW, che, a suo parere, influisce sulla narrazione e sullo sviluppo dei personaggi:
“Soprattutto quando non hai un team di scrittura, soprattutto quando sei tu a proporre tutte le idee. Come ho già detto, ovviamente, è solo il mio pensiero per quanto riguarda il tentativo di cambiare il modo in cui la gente guarda il wrestling. Quello è un conto , ma alcune cose non cambiano mai. Intendo il modo in cui si introducono ragazzi come Takeshita o Will Ospreay, con una grande preparazione, un gran package, quel tipo di cose che eccitano la gente. E poi naturalmente arrivano e si fanno strada fino a raggiungere il loro obiettivo. Ma pare che in AEW li portino qui, li buttino sul ring, li inseriscano in match a sei uomini o altro. A me sembra che sia controproducente per quanto riguarda il pensare davvero allo show, e all’aspetto dello show rispetto agli incontri e al modo in cui i ragazzi escono e fanno i loro incontri. Potrei sbagliarmi, ma a me sembra che sia così. Sembra che sia meno orientato allo spettacolo e più al wrestling. Lo capisco come compagnia di wrestling, ma credo che la gente sia attratta dallo spettacolo, dalle luci, dalle telecamere, dall’azione”.
La AEW, nonostante i detrattori, continuerà ad andare per la sua strada, augurandoci, ovviamente, che abbia lunga vita.