Brutta è la sensazione di avere un wrestler preferito che, per cause di booking o per un susseguirsi curioso e nefasto degli eventi, finisce per cadere sempre più in basso, come un aereo in gravità zero. Ancor più brutto è quando si ha l’intima consapevolezza di quanto e cosa il soggetto in questione sia in grado di offrire al prodotto in particolare ed al wrestling in generale.
Penso che a strettissimo giro potremmo e dovremmo vedere la Undisputed Era far capolino a RAW, non so perché ma ho questa sensazione ben sedimentata in testa: forse il frettoloso smantellamento della stable di Zelina Vega (che male male non stava facendo) puó essere letto proprio in quest’ottica, perché no. Cole e soci potrebbero garantire mesi, se non anni, di storyline ed intrecci freschi, interessanti, occupando tranquillamente un quarto del tempo televisivo complessivo senza mai stancare grazie alla loro profonda versatilità. A questo punto, tuttavia, vi potrebbero essere degli slot di alto profilo da occupare sia da nuovi talenti in rampa di lancio che da talenti sfruttati poco e male (o malissimo) nel main roster. Ed i primi due nomi che mi verrebbero in mente sono quelli di Ricochet e Shinsuke Nakamura.
Partiamo dal giapponese. Il suo miglior stint, a distanza di più di tre anni dal debutto nel main roster, resta senza dubbio quello ad NXT durato appena un anno, in cui palesemente il lottatore sembrava particolarmente motivato e soprattutto gestito da persone che sapevano come valorizzare i suoi punti di forza e celare quelli di debolezza. Nel main roster, vittoria della Rumble a parte, ha sempre stentato e persino la faida contro AJ Styles, che avrebbe dovuto regalare scintille alla luce del loro passato piuttosto noto, è stata a dir poco dimenticabile e deludente, sia sul quadrato che fuori: nessuno dei match nel main roster ha toccato i livelli, strano a dirlo, del suo esordio contro Sami Zayn.
A 40 anni, dove in questo stadio la sua esperienza sembra essere inversamente proporzionale alla sua motivazione (strano a dirsi) potrebbe concludere la sua parentesi nordamericana ritornando ad NXT per uno o due anni, fungendo da trait d’union con i vari lottatori giapponesi che si sono approcciati ed ancora si approcceranno alla WWE e ritrovando, perché no, motivazione sul quadrato, cesellando almeno due o tre faide di rilievo che potrebbero letteralmente “fare” delle star. Penso a Ciampa, Gargano, Dream, Kross e Lee: tutti questi lottatori beneficerebbero enormemente dal lavorare con un Nakamura fresco e motivato. A proposito di motivazioni.
A rischio di sembrare estremamente tedioso e ripetitivo, vogliate scusarmi, ma la gestione di Ricochet in questi anni post NXT è stata criminale. Non cattiva, non insufficiente, non perfettibile, ma semplicemente perseguibile ai termini di legge. Per interi lustri la WWE ha ricercato l’equazione per trovare il “prossimo Rey Mysterio”: un personaggio capace di appassionare i piú piccoli grazie alla sua aria da supereroe, alle sue mosse che sfidano la gravitá, al suo look cosí riconoscibile.
Sin Cara lo ricordiamo tutti: nonostante la sua presenza nei film con Scooby Doo e tante, tantissime occasioni mancate e cambi di identitá, il tutto è stato un meraviglioso fallimento sin dalla sua genesi. Prima di lui pessima la gestione di Evan Bourne, risibile quella di Kaval-Low Ki, a singhiozzo quella di Adrian Neville, che tanto avrebbe potuto fare e dare: premesso che non vi sará mai un altro Rey Mysterio, nel 2020 a 46 anni il “nuovo Rey” altri non è che quello vecchio, con un occhio in meno e qualche capello bianco in piú. Eppure, piú di ogni altro, Ricochet avrebbe potuto inserirsi perfettamente in questa narrativa.
Il suo lavoro a Lucha Underground è cosa nota: incapace di raggiungere con promo e segmenti lo stesso livello di eccellenza mostrato sul quadrato (quasi inarrivabile per chiunque, compreso se stesso), gli viene affidato un manager, almeno per la fase iniziale della sua carriera. Non dico che la WWE avrebbe dovuto necessariamente affiancargli una figura ancillare (atleta babyface con manager è una combinazione che in effetti ha sempre dato pochi, anzi pochissimi risultati di una certa rilevanza) tuttavia avrebbe potuto almeno esaltare le sue doti sul quadrato, come fatto ad NXT, e non relegarlo a match lampo dove oggettivamente è difficile poter raccontare una storia e stupire il pubblico. È difficile, per un lottatore come lui messo nel midcard, avere l’occasione di combattere un match di una ventina di minuti su di un palcoscenico importante, tuttavia senza questi match di una certa durata è pressoché impossibile ascendere ad uno status superiore. Un dannato circolo vizioso.
Queste sabbie mobili lo hanno coperto, sommerso, reso opaco nonostante la cristallinità innegabile del suo talento. Lui si che potrebbe tornare ad NXT e riprendere lo splendore perduto, le motivazioni, la voglia di migliorarsi: non solo si potrebbero riprendere faide importanti di qualche anno fa (Gargano, Dream) ma si potrebbero testare nuovi terreni, il suo starpower potrebbe davvero trainare lo show contribuendo in modo sensibile anche nei ratings. Ricochet è un diamante, ma attualmente vale quanto una mina di una matita: il match contro Lesnar lo ha annichilito, le sconfitte contano, soprattutto quelle con un alto livello di imbarazzo e visibilità.
Lascio la parola a voi. La mia è una visione faziosa da “tifoso”?