Credo sia particolare e faccia naturalmente discutere sentire, leggere di un wrestler che si mette a “punire” i colleghi. Prima la cacciata di CM Punk, quindi le multe a chi critica la compagnia. Bryan Danielson è sotto lo sguardo di tanti in un ruolo che non avremmo mai immaginato di vedergli indossare. Peraltro con una convinzione che va al di là di ogni costrizione. Tony Khan l’aveva detto: Bryan mi sta dando una mano enorme, prendendo il mio posto quando opportuno.
Allora faccio un timido fantawrestling.
Sarebbe un errore, secondo me, non capitalizzare in storyline quanto sta avvenendo. È troppo ghiotta l’occasione, e sarebbe interessante vederne gli effetti.
Manca meno di un anno alla chiusura della carriera di Danielson. Vera o presunta che sia. Sicuramente si chiude la fase full time. Ecco perché dopo All In, e l’eventuale match con Nigel McGuinness, si aprirebbe per lui una nuova fase. Perché non sfruttarla on screen?
Un Bryan Danielson in versione generale manager della AEW, in una versione da heel censore, che rende la vita impossibile ai face. Sul solco tracciato, prima, da Paul Heyman in ECW, Vince Russo in WCW, Eric Bischoff in WWE e William Regal a NXT. Ha le qualità, la posizione, l’autorevolezza per portare al pubblico quello che starebbe (condizionale d’obbligo!) facendo da un ufficio.
Per quanto l’idea puzzi di già visto, è indubbio che alla All Elite manchi una figura che conduca i programmi, che ne decida le sorti. Senza che i match vengano chiamati dal nulla, o con una facilità che non si confà alla direzione di uno show. Sentire quanto serve dalla voce di Bryan avrebbe tutto un altro sapore.