Wrestling e MMA hanno sempre avuto un rapporto a stretto contatto, dai tempi di Ken Shamrock negli anni ’90, a Brock Lesnar nei primi del 2000 e fino ad arrivare a CM Punk con i due match del 2016 e 2018. Senza dimenticare i successi di Bobby Lashley in Bellator. Inoltre, ci sono tanti altri wrestler che hanno espresso, chi più chi meno, l’interesse di provare almeno una volta un’esperienza del genere, come Undertaker, il quale non perde occasione per rimarcare che è stato uno dei suoi più grandi rimpianti quello di non aver tentato quando era all’apice della forma fisica. Tornando a tempi più recenti, la nuova star dell’AEW Bryan Danielson ha preso parte a un’intervista con Ariel Helwani, noto intervistatore e podcaster dell’UFC – la federazione più famosa di arti marziali miste – per promuovere l’episodio di Dynamite che andrà in onda stanotte. Tra i tanti argomenti, la sua passione per quest’altra disciplina, l’origine dello “Yes!” e se tenterebbe mai un’esperienza nella gabbia.

Sullo “Yes chant”

Avevo visto Diego Sanchez quando aveva partecipato a Ultimate Fighter. Si incamminava verso la gabbia e faceva ‘Yes! Yes! Yes!’, così presi nota perché mi sembrava una cosa molto figa. La WWE poi mi voleva al top come l’underdog che aveva vinto il WWE Championship contro ogni probabilità, quindi volevano fossi super eccitato della cosa, al punto da sembrare irritante. Così ripensai ai cori di Sanchez, che sarebbero potuti essere divertenti. Ma non avrei mai immaginato che avrebbero preso una vita propria a quel modo.

Sull’idea di passare alle MMA

No, non fa per me. Sono super fiero di lui [di Cm Punk] perché ha fatto un grande salto. E Punk non è uno che abbia mai fatto sport agonistici in precedenza. Non è come Brock Lesnar in UFC, che aveva un grande background nel wrestling amatoriale, che è un essere umano mostruoso in termini di fisico e atletismo. […] L’idea aveva iniziato a stuzzicarmi, poi però mia moglie mi ha detto ‘Pessima idea!’

Se le MMA abbiano influenzato il suo stile

Sì, al 100%. Penso che quando la gente ci veda lottare, sappia capire se una mossa faccia male o meno. Se adoperi una tecnica vera dove vai a lavorare sulle articolazioni, penseranno che sia più reale, che è quello il modo per sopraffare qualcuno. Cerco sempre di implementare quel tipo di mosse nel mio stile. […] Credo che una delle cose che più mi ha aiutato in WWE sia stato il fatto che, sebbene più piccolo di tanti altri, molta della roba che faccio la potrei applicare a tanti wrestler. Sono credibile agli occhi del pubblico. Posso anche farmi prendere a calci in culo, ma poi me ne esco con quelle mosse che sono molto realistiche per chi mi guarda.