“I’m sorry, you’re just getting Jamie”.
“Mi spiace, state soltanto parlando con Jamie”.
Con queste parole, Jay White annunciava al mondo che Switchblade aveva smesso di esistere.
Era la notte del 5 gennaio 2021, e Jamie “Jay” White aveva appena subito la più cocente sconfitta in carriera, durante la seconda serata di Wrestle Kingdom 15. Mai, prima di allora, era risultato non solo sconfitto, ma anche indiscutibilmente distrutto. Devastato. Fisicamente e psicologicamente.
Un momento del genere porta a guardarti dentro. Jamie si è chiesto se i suoi sforzi siano stati vani. Se i suoi sacrifici siano serviti davvero a qualcosa. Essere in Giappone, in piena pandemia, lottare, dare il meglio di sé, garantire al pubblico la propria miglior versione possibile. Tutto. Per la più grande e dolorosa sconfitta di sempre.
E lui ne è consapevole. ‘Di cosa?’ Vi starete chiedendo, voi che non conoscete il personaggio. Chi lo conosce ne è, invece, altrettanto consapevole. Oggi, Jamie sa bene che l’unico modo di essere apprezzato dal pubblico è ridursi in uno stato pietoso.
Ma questo, Switchblade, non lo ha mai davvero pensato. Mai. Almeno fino ad oggi.
Sin dal suo debutto nel 2017, “Switchblade” Jay White è stato in grado di attirare l’attenzione del pubblico in maniera catalizzante. Uno young lion così prorompente era difficile da preventivare e le sue costanti, premature e, soprattutto, controverse vittorie contro mostri sacri della disciplina lo hanno portato ad essere un gaijin odiato, senza sé e senza ma.
I più grandi successi sono arrivati contro Kenny Omega per l’IWGP US Championship(2018), contro Hiroshi Tanahashi per l’IWGP Heavyweight Championship(2019), e contro Tetsuya Naito per l’IWGP Intercontinental Championship(2019). Senza contare la vittoria contro Kazuchika Okada a Wrestle Kingdom 13(2019).
In due anni, il giovane Switchblade ha potuto vantare vittorie impensabili per chiunque.
L’altra faccia della medaglia, in realtà, ci ha mostrato un Jay White capace di perdere quelle stesse cinture in periodi molto brevi: l’IWGP US Title perso alla quinta difesa(160 giorni di regno e suo miglior regno), l’IWGP Heavyweight Title perso alla prima difesa(54 giorni) e l’IWGP Intercontinental Title perso alla seconda difesa(104 giorni).
Ma, seppur i suoi regni non siano stati memorabili, la forza di Jay White consisteva nella resilienza.
Essere in grado di risollevarsi senza dare troppo peso alla sconfitta appena subita, e trarre forza da essa, è prerogativa dei più grandi. Un’attitudine che non può passare inosservata. Il suo più grande punto di forza è stato l’assoluto coraggio riposto nella propria certezza di poter diventare il top della NJPW. Con qualsiasi mezzo a sua disposizione.
Poi, è arrivato Wrestle Kingdom 15.
La seconda parte del 2020 ci ha mostrato uno Switchblade al massimo della condizione fisica e mentale, grazie alle quali ha garantito ottimi incontri, proponendo la storia di punta della New Japan. Il G1 Climax 30 non gli ha dato l’esito sperato ma, grazie alla sua innata capacità di rialzarsi, ha trovato il modo di appropriarsi della valigetta di Kota Ibushi, vincitore dell’edizione del trentennale del G1.
Tutto sembrava essere tornato sui binari giusti per Switchblade. Infatti, l’opportunità di sfidare, nel main event della seconda sera di Wrestle Kingdom 15, il vincitore del main event della sera prima, non poteva che risultare l’opportunità più ghiotta di tutta la sua carriera. Soprattutto perché in palio c’erano le due più importanti cinture della NJPW. In palio, c’era il titolo di ‘Dio della New Japan’.
E tutto fu vano.
“I believe in myself like you weren’t believe. I know that I can do it… At least, I thought I knew”.
Jamie ha creduto in sé stesso come nessuno ha mai osato fare. Pensava, credeva, sapeva davvero di potercela fare, ancora una volta. Oggi, è difficile dire se Jay White continuerà ad essere un pilastro della NJPW o se accetterà le lusinghe delle federazioni statunitensi. È certo che la sua attitudine lo porterà lontano.