E’ notizia di qualche giorno fa che Kevin Owens, tra i protagonisti di Monday Night Raw, abbia palesato la sua volontà di ritornare in quel di NXT, augurandosi, nei fatti, un “Call down“.
Invero, ciò che per altri sarebbe, effettivamente, una retrocessione, per il Canadese, come d’altronde per altri suoi colleghi, diventa una nuova occasione e speranza di carriera.

Ma siamo certi che sia proprio così?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un piccolo passo indietro ed esaminare, nei modi e nei tempi concessi, i precedenti casi di ritorni ad NXT.
Orbene, il fenomeno dei “Call down” non ha vita recente. Fin dagli albori di NXT, infatti, abbiamo assistito ad un passaggio (a volte fugace, altre volte più stabile) di atleti già radicati nel main roster.
E’ il caso, a titolo meramente esemplificativo, di Cesaro che, con un Sami Zayn agli esordi con tanta voglia di fare, ci ha regalato tra i migliori match messi in scena alla Full Sail Arena.
Nel caso dello Svizzero si trattò di un’apparizione fugace, finalizzata a mandare over il buon Sami.
Diverso, invece, fu il caso di Tyson Kidd e Justin Gabriel (a.k.a. PJ Black), messi a servizio a tempo pieno di Hunter e soci.
Sia per quanto riguarda Cesaro e sia per quanto concerne Kidd e Gabriel, le retrocessioni furono frutto della necessità di tassellare, rinforzare, un roster ancora giovane e con molti lottatori estranei alle dinamiche, squisitamente televisive, della WWE.

Ci volle qualche anno, arrivando ai giorni nostri e con una NXT ormai ben diversa dalle sue origini, per vedersi concretizzare altri call down.
Attualmente, se la memoria non mi inganna, sono tre i lottatori transitati dal main al minor roster ad NXT, ossia: Balor, Fandango e Tyler Breeze.

Per Balor, andando con ordine, l’esperienza in quel di Raw è stata alquanto sfortunata.
Iniziata in grande stile, con la vittoria del titolo Universale, è terminata nell’anonimato più totale, in un costante limbo tra speranze e delusioni.
Sicché, la transizione ad NXT, dove tante fortune era riuscito a raccogliere, sembrava la giusta strada per il rilancio dell’irlandese.
Tuttavia, giunto nella terra promessa, la posizione di Balor non è, più di tanto, cambiata.
Difatti, Finn, al netto di qualche randomica “X” aggiunta al suo nome, galleggia, senza direzione alcuna, nel mid-upper carding dello show giallo, ben lontano, almeno per ora, da qualsivoglia posizione di rilievo.
A discolpa di ciò, non può essere, a mio avviso, invocata l’attuale situazione pandemica, dato che, anche prima del lock-down, Balor era in rotta di collisione con WALTER: futuribile campione UK, ma, sicuramente, non uno dei vertici massimi dello show.

Per Fandango e Breeze, il discorso risulta analogo.
Invero, non ricoprono, attualmente, una posizione differente rispetto a quella occupata nel main roster, per quanto siano stati lasciati liberi di portare in scena incontri ben più dignitosi di quelli visti a Raw o a Smackdown.

In estrema sintesi, l’esperienza dimostra che il call down non è la panacea per curare ogni male di booking, ma deve essere ben studiato e premeditato.
Non è sufficiente, infatti, portare un lottatore ad NXT per assicurarne il fulgido successo e una migliore condizione all’interno della card, stante anche l’attuale assetto del roster cadetto (quasi) saturo di lottatori.
Ciò non toglie, di per sé, che per molti atleti, per motivi extra booking e ring, lo show giallo sia una soluzione di gran lunga preferibile al main roster, vuoi per gli spostamenti limitati e vuoi per condizioni di lavoro, a detta degli insider, decisamente migliori.

Curioso, come sempre, di sentire la vostra opinione.
Buona domenica
Claudio

Nel sito dal 2014, editorialista occasionale, blogger di 205 Live, nonché una delle voci del ZWRadio Show. Orgogliosamente sardo, venne folgorato da un Velocity su Italia 1 in giovane età; da allora non ha più smesso di seguire il Wrestling.