E’ già da tanto che la WWE mette in scena una sua personale “rinominazione” di alcuni atleti, tutti arrivati da NXT UK. Si è partiti, infatti, con Piper Niven, divenuta poi Doudrop, che ricorda il nome di uno dei Pokemon, poi si è passati per Gunther, l’ex WALTER, sembrava finito questo “movimento e, invece, non c’è mai fine al peggio: nella puntata dell’11 marzo a Smackdown ha fatto il suo debutto ufficiale Butch, il fu Pete Dunne.
Aldilà dell’assonanza con un atleta della All Elite, The Butcher, anche se con singificati diversi. Butch, infatti, è un nome che verrebbe collocato all’interno di un contesto mafioso irlandese, anche se non ho la certezza che sia così. Anche se una minima conferma sembrerebbe arrivare indirettamente dai suoi nuovi alleati: Sheamus e Ridge Holland.
Il senso di questo cambio e di questi cambi in generale non si capisce. O meglio, la WWE, molto probabilmente, vuole dare nuova “vita” ai suoi personaggi, magari facendo dimenticare ai più (o a non conoscere proprio) la loro storia precedente nel roster “minore”. Fine nobile il suo, certo ma alquanto impossibile: nonostante in pochi hanno visto UK dall’inizio in molti comunque si saranno ricordati di Dunne prima e poi di WALTER, i campioni più longevi del roster britannico. Quindi il senso dove è? Anche perchè passi per il cambio di nome, quello sembra quasi normale, ma per scegliere dei nomi così brutti ce ne vuole eh!
Detto ciò, si spera che oltre al nome, Butch non abbia cambiato anche il suo modo di lottare, il suo stile british molto personalizzato, con le sue manovre agli arti superiori e alle dita che rappresentavano comunque una novità nel modo di lottare, modo che non si vedeva da Marty Scull. Basti vedere quanto accaduto a Gunther, presentato in pompa magna e ora sempre meno presente nel ring.
D’altronde, aldilà dei vari cambi di ring name la WWE ci ha abituati a rovinare i suoi atleti, e lo fa anche con molto impegno; ricordo ancora un Dean Ambrose germofobico dopo il suo tradimento (fatto benissimo) ai danni di Seth Rollins.
E la domanda viene spontanea anche questa volta, c’è da preoccuparsi? Io direi proprio di si, purtroppo!