Ricordo ancora quando nacque la AEW. Nel primo anno di vita, in particolare, i fan di wrestling erano attratti dalla categoria tag team che accoglieva alcune delle migliori coppie presenti nel mondo. Era un tratto distintivo molto importante poiché segnava una distanza siderale con la WWE, che sulla categoria non ha mai mostrato particolare impegno.

Cinque anni dopo la sensazione è che la AEW si sia appiattita su se stessa nella gestione della categoria. Che, ogni tanto, tira fuori magari qualche perla. Ma la scrittura che le gravita attorno è molto pigra, tirata per le lunghe, ruota attorno sempre alle stesse coppie. Non è un caso che a All In ci siano in ballo per i titoli i Bucks (ancora!), gli FTR (ancora!), e gli Acclaimed (ancora!). Nel giro mancano team giovani, che diano una ventata d’aria fresca. La situazione è praticamente la stessa della WCW, dove a girare le cinture c’erano (quasi) sempre gli stessi.

Per quanto qualcuno non sarà d’accordo, uno dei motivi di così poca profondità è data anche dalla presenza dei titoli Trios. Che per la compagnia e per alcuni tifosi sono un valore aggiunto, mentre per il sottoscritto, che non li ha mai apprezzati ovunque, risultano un torto nei confronti dei tag team e dello sviluppo della categoria.

Senza contare che, per questioni di storyline, le cinture di coppia sono state difese una volta in quattro mesi. Facendo navigare gli altri team in un limbo, in attesa di una opportunità. Saltando magari dai team ai Trios e viceversa, senza soluzione di continuità.

Serve dunque, dopo All In e All Out, che la AEW torni a lavorare sulla categoria. Aggiungendo magari qualche nuovo team (i MCMG che attendono da mesi), ritornando a scrivere qualcosa di lungo e narrativamente (e qualitativamente) interessante. Ritrovando spunti dimenticati per strada. Come la propria identità iniziale.