Quella che condivido con voi è una semplice opinione personale, e come si usava dire un tempo, non rispecchia né la politica aziendale né pretende di farlo. E i criteri del sottoscritto non chiedono di essere assurti a dogma del Wrestling. Però sento di dover chiedere a me stesso, e a voi lettori fedeli ed occasionali, una domanda che mi frulla nella testa da circa un mese: cosa ci fanno gli Hit Row in WWE oggi?

Domande senza risposta

Non è semplice ironia, e considero anche che hanno avuto relativamente poco tempo ad oggi per potersi esprimere, ma mi chiedo proprio quale è la “ratio” di far debuttare in tv una stable come quella composta da Adonis, Top Dolla e B fab. Sarà marketing? Sarà fanservice? Sarà per lanciare un nuovo modo di fare wrestling, diverso dal solito? Hanno qualità ancora nascoste da mettere in mostra? Sono tre presi a caso dalla strada? Per carità, sicuramente sono più bravi di me e di tanti di noi a stare su un ring, ma qui siamo a farci delle domande, a muovere delle critiche (legittime), finanche a storcere il naso quando ci va. Liberi di farlo nel rispetto della persona, ancor di più in questo mondo pieno di politicamente corretto. Però, prendendo in prestito il titolo di una poesia di Trilussa, “Quando ce vò, ce vò”.

Un wrestler nella media, una valletta anonima ed un ex giocatore di football

Partiamo dal presupposto che salverei solo Adonis di quel trio, che mi pare comunque un buon Wrestler a cui non si è data ancora una vetrina migliore. E mi ricorda molto il fu JTG dei Cryme Tyme, ma poco importa. O meglio, può interessare nella misura in cui Adonis può sembrare wrestler con un certo stile, un certo modo di lottare, di parlare, e che quindi essendo uguale a molti, non si distingue molto. B Fab e Top Dolla, però, mi sembrano proprio due pesci fuor d’acqua. Lei, è una gran bella americana, ma davvero nulla in più. Non lotta, non parla, non canta, non fa praticamente nulla se non ballicchiare qua e là. Non è “distintiva” e non rappresenta niente di diverso dal solito cliché. Magari ha qualità nascoste, e la compagnia ancora non ha dato modo di farle venire fuori, ma ad oggi giudico quello che vedo: poco e niente. Per Top Dolla il discorso è anche peggio. Un omone simpatico, classico americano vestito da rapper, molto affettato negli atteggiamenti, che non fa altro che lanciare urli in slang e fare segni con le dita. Ma sul ring si vede che è insicuro, e forse manca anche di qualche allenamento in più. Non certo un trio che buca lo schermo, ecco. E in una WWE come oggi, dove ogni singolo personaggio è solido, con una costruzione alle spalle più o meno esaustiva, e che se va in qualche altra compagnia di Wrestling vince tutto (o quasi), questi tre mi sembrano davvero presi e messi lì senza arte né parte. Tre che, ahimè, non vedo andare molto avanti in futuro.

Eziologia del male

Fermo restando che io mi auguro sempre di sbagliarmi, e che gli Hit Row mi possano stupire e tenere incollato allo schermo, perché sarebbe una vittoria del Wrestling che è ciò che tutti noi vogliamo. Però penso che la mia è una disamina abbastanza condivisibile. E cioè, che non sia stato l’unico a vedere questa stable come una nota stonata nello show di Smackdown. All’inizio dell’editoriale mi sono chiesto se questo è fanservice o una scelta di Marketing. Ed onestamente, in entrambi i casi la cosa mi avrebbe anche un po’ stufato. Perché non penso che oggi una buona fetta di pubblico voglia l’ennesima gang del ghetto, stile hip hop/rapper di cui la storia della WWE è già abbondantemente piena. Se questo fosse il caso, diciamo che la WWE, secondo me, ha preso un bel granchio. Nel caso fosse Marketing, questa cosa starebbe sfuggendo un po’ di mano. La scelta di mettere sul ring ogni volta ex sportivi o ex attori, YouTuber, cantanti, ballerini, vallette e presentatori TV, solo per attirare un certo tipo di pubblico finirà per uccidere il Wrestling. E va bene Logan Paul che sfida Roman per il titolo, senza aver conquistato il privilegio di sfidarlo tra l’altro, o Bad Bunny che si comporta come il Kane del 2001 alla Royal Rumble, ma il troppo stroppia. E con la storia degli “esterni” che combattono sul ring, noi “puristi” della disciplina ne stiamo già uscendo malconci.

One in a million

L’ho già detto su, mi auguro di sbagliarmi. Mi auguro che possano venire fuori tre personalità molto interessanti, che possano attirare l’attenzione del grande pubblico, che siano bravi ad intrattenere od esaltare. Ma in genere, si nota subito se c’è del potenziale. Poi, magari, viene fuori a lento rilascio, oppure non avrà mai modo di esprimersi del tutto. Ma gli Hit Row mancano proprio di “originalità”, di fattore “interesse”, proprio perché sono una fotocopia di tanti altri lottatori in passato (che tra l’altro, escluso solo John Cena, non hanno riscosso molto successo). Che fare quindi? Bè difficile dirlo. Non saprei proprio, mi verrebbe in mente solo una unica alternativa piuttosto drastica. O magari un totale stravolgimento di fronti, con un cambio look e magari anche gimmick. Il tragico non è far deragliare un treno in corsa, o fermarlo, ma lasciare inesorabilmente che si schianti.