Dato che oramai la divisione di brand conta come il due di picche in un mazzo di carte napoletane, non sussistendo più distinzione netta tra la card di Smackdown e quella di Raw in un PPV congiunto, anche se “editorialista” di Smackdown proverò ad occuparmi dell’intero show che si terrà il 6 e il 7 Aprile in quel di Philadelphia. Una Wrestlemania che segna il trentanovesimo anniversario dello show (si, perché 40 è il numero della edizione, 39 sono gli anniversari), che chiude quindi un ulteriore cerchio sulla storia della WWE e sulla quale le aspettative sono alte come da pronostico. Partendo dal Main Event in cui Rhodes avrà la sua agognata rivincita contro Roman Reigns, nel tentativo disperato che stavolta la sua storia termini nel modo giusto. E credo che dopotutto questa sia la scelta obbligata della Compagnia, onde evitare di distruggere non solo un Cody perdente, ma anche un Roman inutilmente vincente. Proseguiamo con il ladder match a ben sei coppie (sei!), un marasma generale definito match, confusionario e tumultuoso, per nulla costruito narrativamente (e Priest e Bálor, trattati da wrestler di primo livello a Raw, ne avrebbero avuto pieno diritto), il quale farà meno danni possibili se confermerà campioni gli attuali detentori.

Il percorso forzato dei nostri pronostici prosegue col “più grande tag team match della storia” tra Cody e Seth contro Rocky e Reigns, il cui esito deve essere in favore di questi ultimi. Questo per due motivi sostanziali: In primis non far perdere due volte consecutive in sole 24 ore un Roman imbattuto da più di tre anni, al fine proprio di salvarne un minimo l’aura da leggenda in vista della successiva sconfitta. Allo stesso tempo creare un pizzico di indecisione sul Main Event che, con la vittoria dei due cugini, sarebbe monopolizzato dalla Bloodline in sfavore del povero Cody, la cui vittoria finale in tal caso avrebbe un immenso sapore di soddisfazione. Passando ai due match per i titoli secondari, opterei per la vittoria di Gunther e di Owens, quest’ultima più per tifo personale che per altro (ma anche perché un Orton campione non avrebbe un granché da aggiungere alla carriera sua e a quella del titolo stesso). Nella fattispecie “intercontinentale” invece, l’austriaco ha dato prova di essere in grado di superare avversari ben più ostici di Zayn (che pare ancora un pirandelliano personaggio in cerca d’autore), e il cui regno deve essere destinato ad infrangersi prima o poi contro il muro Breakker. Anche se c’è da aspettare ancora un po’. Dopotutto di fretta non ne abbiamo.

Nella rivalità paternalsocioculturale tra Santos e Dominik contro Dragon Lee e Rey Mysterio, spero che non si ricommetta l’errore dell’anno scorso. Nel match 1 vs 1 tra Dominik e Rey di WM 39 vinse il quest’ultimo, smorzando l’ascesa di Dominik. Quest’anno il figlio deve prendersi la giusta rivincita sul padre, e Santos deve vincere un match serio per dare al suo personaggio un minimo di spessore di cui disperatamente abbisogna. Nella sfida femminile 3 contro 3 (da un lato la Cargill, Naomi e Bianca contro le Damage CTRL) credo che le tre eroine della minoranza etnica faranno strage delle avversarie, così come Rhea Ripley, vera leader del Judgment Day e attualmente donna simbolo della WWE, avrà ragione della beniamina Lynch. Bayley deve lavare l’onta subita dalle sue ex alleate e battere IYO SKY conquistando il titolo femminile appannaggio dello show blu, essendo tra le veterane di oggi quella più meritevole di un ennesimo stint. Nel match tra i gemelli Uso, per quanto tutti noi vorremmo vedere Jimmy prendere sonore pedate nel sedere da Jey, credo che il verdetto, per essere giusto, debba contrariarci: La vittoria di Jimmy gli evita la parte da guardiaspalla innocuo e burlone che sembra aver assunto a Smackdown, cercando di dargli uno status di cui il fratello già gode a Raw, e per il quale non necessita di alcuna altra vittoria. Trionfo che invece urge al Final Testament (stable dalle buone potenzialità) nel 3 vs 3 senza regole contro Lashley e gli Street Profits. Quest’ultimo trio ha ancora bisogno di trovare una sua identità prima di ottenere qualsivoglia tipo di traguardo, onde evitare di sprecare inutilmente occasioni che potrebbero darsi ad altri.

Arriviamo agli ultimi due match in programma al Lincoln Financial Field, ossia quello per il titolo mondiale e la resa dei conti tra LA Knight ed AJ Styles. Questo ultimo scontro spero veda trionfare Mr. Yeah, a digiuno di occasioni per rilanciarsi dopo lo scontro diretto con il Tribal Chief. Questo al fine di costruire bene il suo personaggio in vista di ulteriori futuri grandi palcoscenici (da lui abbondantemente meritati). Nel caso del secondo match per il titolo massimo, anche in ordine di importanza, temo che la corsa titolata di Seth debba giungere al capolinea. Rollins purtroppo è stato un campione “scarico”, incapace di andare oltre la sua musica di ingresso e la solita cantilena di catchphrase. Non è stato protagonista di nessun match a 5 stelle e di nessun momento memorabile, cose che il suo titolo richiede e il suo status impone, in questo giro titolato che si appresta a raggiungere quota 320 giorni. In sintesi, com’è immaginabile, questa Wrestlemania si impernia sul triangolo Cody/The Rock/Roman Reigns, in cui Seth svolge il ruolo di semplice comprimario, e a cui si aggiunge poco altro. Grande assente di questa edizione è il match dalle grandi aspettative qualitative e qualche siparietto intrattenitivo che, per quanto siano odiati dai puristi, sono ciò che rendono il wrestling “completo” nella sua espressione. Sulla carta non certo la Wrestlemania delle Wrestlemanie, ma una edizione che ha una sua storia (costruita ottimamente, soprattutto per ciò che concerne i due ME) e che in futuro la si ricorderà come un qualcosa a sé stante. Il che è già tanto, considerato che di alcune edizioni a stento ci si ricorda.