Mai come quest’anno il “The new Beginning” è stato così letterale. Si riparte senza due nomi che sono stati protagonisti negli ultimi anni, Kenny Omega e Kushida e soprattutto con un messaggio chiaro e tondo da Tokyo: chi ci ama ci segua.
Noi, infondo, i campioni ce li siamo sempre costruiti e cercati in casa negli ultimi anni, quindi perché farsi prendere dal panico? La NJPW moderna ha risorse economiche per continuare nel solco della tradizione contando su tre giganti come Naito, Okada e Tanahashi; inoltre si sta già dimostrando una piattaforma validissima per chi, talentuoso, non vuole prendersi a sportellate tra l’onnivoro NXT (e varie diramazioni) e l’ultra competitiva scena indy americana.
Jay White è una solida certezza e, personalmente, ho dubbi che questo suo percorso di crescita si potesse concretizzare in egual misura in un altro contesto lavorativo, ma questo è un altro discorso.
Vince la tradizione che apre nuove strade ed è proprio questo il messaggio; l’Amministratore Delegato straniero paventava un potenziale salto culturale, un rischio di occidentalizzazione, che invece non c’è stato, ma anzi ha coltivato il “core” autoctono e lo ha elevato a portato sotto i riflettori. La gente ci seguirà perché siamo una compagnia giapponese e con la maggioranza di wrestler giapponesi sotto contratto, non c’è da aver paura.
In questo orgoglioso modo di porsi al mondo, si leggono i match di cartello di New Beginning che alla luce di questo è un grandissimo evento. La celebrazione di una storia e di una voglia di continuare, in maniera diversa magari, meno cool, ma capace di far parlare più che mai il linguaggio universale del wrestling.
Lo scorso anno di questi tempi Jay White si preparava a lottare contro Kenny Omega, quest’anno lo Switchblade si ritrova al top, andando per il titolo mondiale di Tanahashi. Impossibile da prevedere un passaggio di cintura dopo appena un mese di regno, ma questo è un confronto a cui la NJPW vorrà puntare in maniera importante quest’anno.
Jay White è indubbiamente uno dei migliori wrestler al mondo, considerando che ha appena 26 anni, si può stimare che il suo massimo potenziale potrà toccarlo tra 4-5 anni e alla luce di questo, conviene andarci cauti con giudizi troppo sprezzanti, come alcuni che ho letto, riguardo al match contro Okada. Come detto, concordo non si tratti di un top assoluto e non si tratti di un fenomeno nato con il talento nel sangue, ma è un gran lavoratore e uno che ci sta mettendo testa e cuore nella sua professione.
Dall’altra parte Tanahashi che è un simbolo ormai, una statua vivente, un brano suonato dal sassofono di Scott Hamilton che non molla un colpo. Match bellissimo a Wrestle Kingdom a suggellare una carriera che era già maestosa.
Quando tutto il mondo ti urla contro di cambiare, di aggiornarti, di applicare modelli di business occidentali e anche troppo lontani dalle tue corde, tu fai un passo indietro e rimetti come simbolo del tuo brand un signore sui quaranta che ancora ha il tocco dei tempi d’oro.
Ecco se vi sfugge questo concetto, si sta parlando di una compagnia che ha le sue radici in Giappone, paese che ha costruito dinamiche di crescita aziendale sul sistema Toyota, che pone l’obiettivo della crescita infinita che deve essere guidata e saggiata in continuazione; io di una cosa sono convinto, siamo in una situazione di restart relativa. Saremo meno cool senza Kenny Omega e l’Elite, ma vuoi mettere l’inebriante sensazione di essere “noi”?