UFC 181 verrà ricordato non tanto per quello che è successo nell'Octagon, quanto perché, nel corso dell'evento, è stato ufficializzato lo storico arrivo di CM Punk il quale, pochi giorni dopo aver dato in pasto a tutti gli appassionati di wrestling le ragioni che lo hanno spinto ad abbandonare la WWE, passa alle MMA e lo fa entrando dalla porta principale, rappresentata da quell'UFC che costituisce il vertice della piramide del mondo delle Arti Marziali Miste.

Ora, la passione dello Straight Edge per questa disciplina e le sue basi di kempo (arte marziale di origine cinese che, secondo alcuni, è addirittura un progenitore del karate) e di jujitsu brasiliano erano risaputi e, peraltro, già da diverso tempo, tali fatti stavano a fondamento di alcuni rumors inerenti il suo possibile approdo alla corte di Dana White, alimentati anche da diversi apprezzamenti espressi dallo stesso presidente dell'UFC in persona.

Spesso, però, le voci sono destinate a rimanere tali; è per questo motivo che l'ufficialità della notizia non ha potuto far altro che destare stupore in entrambi gli ambienti del wrestling e delle MMA, suscitando reazioni eterogenee sia tra i semplici appassionati che tra i volti più noti di ambedue le discipline. Io stesso, dopo aver realizzato che ciò che stavo leggendo non fosse scritto su Kayfabe News, sono rimasto, per un attimo, spiazzato nel prendere consapevolezza dell'accaduto.

Dopodiché, mi fiondo a vedere il video che l'UFC stessa ha pubblicato sul proprio sito e sul canale Youtube, nel quale un sorridente Phil “CM Punk” Brooks, così recita la scritta in sovrimpressione, afferma a Joe Rogan quanto sia felice di avere colto quest'irripetibile occasione per fare una cosa che desiderava da moltissimo tempo; lo storico commentatore tecnico dell'UFC, a sua volta, si confessa entusiasta dell'arrivo dell'ormai ex-wrestler di Chicago e dichiara di non vedere l'ora che questi compia il proprio debutto nelle Mixed Martial Arts.

Joe Rogan: mmm, non mi è nuovo questo nome, e non tanto perché avrò sentito la sua voce miliardi di volte a UFC Undisputed 3…frena un secondo; ma non è quello stesso Joe Rogan che, lo scorso settembre, ha gettato fango sul wrestling e sui suoi appassionati nel proprio podcast, affermando che esso differisca dalle Arti Marziali Miste perché:

 

“Uno (lo sport delle MMA, ndr) è reale. Uno è fatto di gente che mette in palio la propria stessa vita in uno degli sport più difficili in assoluto. L'altro (il wrestling, ndr), invece, è qualcosa da coglioni caratterizzata da tizi strani che si siedono davanti alla TV fingendo di non sapere che ciò che guardano sia finto. E' come se non volessero sapere, è come se anestetizzassero quella parte del proprio cervello.”

 

 

Beh, è lui, certo che è lui. Cavolo, se fino a poco tempo fa la pensava così su quella che è una delle principali passioni di tizi strani come voi che state leggendo quest'articolo (e il sottoscritto che lo ha redatto), come fa, adesso, a provare tutto questo entusiasmo per l'arrivo di CM Punk in UFC? Come ha fatto, in soli tre mesi, ad appassionarsi al wrestling come mai gli era accaduto nei precedenti quarantasette anni?

Chissà, magari ha approfittato delle oltre centomila ore di programmazione on-demand offerte sul WWE Network a soli 9.99$ e, tutto ad un tratto, si è ravveduto; o, forse, è diventato anche lui uno di quei tizi strani che spengono il cervello e che si siedono davanti alla tv per guardare una cosa da coglioni…

Ma il nostro Joe Rogan è, sicuramente, in buona compagnia; sua maestà Dana White, infatti, sembra avere problemi di doppia personalità tali da far impallidire, a confronto, “Lo strano del Dr. Jekyll e Mr. Hyde”; d'altronde, il presidente dell'UFC, passa la metà del proprio tempo a negare che la WWE sia una propria concorrente, affermando che le due federazioni siano inserite in ambiti diversi, che esse siano rivolte a tipologie di spettatori differenti e che il rispettivo prodotto sia distante l'uno dall'altro tanto quanto lo sono il giorno e la notte (cosa che, peraltro, ha fatto anche la stessa WWE per bocca di esponenti quali Vince McMahon e Triple H), quasi a voler sminuire la compagnia di Stamford.

Il problema, però, è che Mr. UFC trascorra l'altra metà del proprio tempo a cercare di spettacolarizzare quanto più possibile i propri eventi, costruendo rivalità e personaggi in una maniera che non si discosta poi tanto da quello che fanno gli autori di Raw e Smackdown (basti pensare a quanto fatto con il reality “The Ultimate Fighter”), e a mettere sotto contratto ex-WWE per aumentare quanto più possibile gli spettatori degli show televisivi e gli acquirenti dei PPV, guardando, di fatto alla WWE come ad un riferimento per far crescere la propria federazione.
Del resto, in tutta franchezza, al di là dello zoccolo duro dei veri appassionati degli sport di lotta, in quanti seguivano la UFC prima dell'approdo di Brock Lesnar? Ben pochi, direi.

Non è stato proprio l'arrivo della “Next Big Thing” a fare della federazione di Dana White un popolare fenomeno globale che, ormai, è noto anche a chi di MMA ha soltanto sentito parlare?

Chissà perché UFC 100 è ritenuto dalla maggior parte degli appassionati come il punto più alto mai raggiunto nella storia della federazione; aspetta un attimo, qual era il main event di quello show? Brock Lesnar VS Frank Mir, guarda caso.

Ora, non è affatto mia intenzione quella di impedire alla Zuffa (la società che possiede la UFC) di decidere secondo il logico criterio del “best for business”; se l'arrivo di ex wrestler noti al grande pubblico può fare impennare gli ascolti e le vendite dei PPV, è normale ed è giusto che proseguano su tale strada.

Tuttavia, per una questione di mera coerenza, andrebbe risolto quello che è l'equivoco di fondo, ossia evitare quei proclami in cui si dice che il prodotto UFC sia agli antipodi rispetto a quello WWE, il che è smentito sia da numerose circostanze di fatto. Innanzitutto, Lorenzo Fertitta, uno dei co-proprietari della Zuffa, non appena acquistata la UFC, nel 2001, dichiarò che, per imparare a muoversi in un settore a lui ignoto fino a quel momento, avrebbe preso a modello l'allora WWF, il che, di per sé, sarebbe sufficiente a chiudere qui la questione. Vi sono poi le oscillazioni di pubblico fra le due federazioni, soprattutto in termini di PPV acquistati dagli spettatori americani; infatti, dai freddi dati numerici emerge che, al diminuire dei PPV della WWE acquistati negli USA, corrisponda un aumento di quelli UFC, e viceversa; nel 2005, ad esempio, anno in cui la UFC lanciò The Ultimate Fighter (che, fra l'altro, veniva trasmesso su Spike subito dopo Raw, sfruttandone, quindi, “la scia”, mutuando l'espressione dagli sport motoristici) e poteva vantare nomi del calibro di Randy Couture, Tito Ortiz e Royce Gracie, vi fu un consistente calo delle vendite dei PPV WWE. Nel 2010, poi, al record di PPV venduti dall'UFC fecero da contraltare i numeri disastrosi degli eventi WWE. A controprova di questo legame, nel 2011 e nel 2012, anni in cui la federazione di MMA fu falcidiata dagli infortuni di diversi nomi importanti (tra cui Brock Lesnar, alle prese con la diverticolite), le vendite dei PPV calarono mentre quelle della WWE si rialzarono, sia pur di poco.

Se è vero che due indizi facciano una prova, qui l'onere probatorio è stato pienamente assolto e, quindi, il tentativo di discostare nettamente le due cose, quantomeno sotto il profilo del target a cui si rivolgono, mi sembra fortemente contraddittorio e poco coerente con il quadro fornitoci dalla realtà.

Ovviamente, le differenze intrinseche ai due prodotti rimangono, e sarebbe del pari incoerente negarle; tuttavia, non è necessario stabilire quale sia il migliore e quale sia il peggiore. Del resto, non tutti coloro i quali sono interni al contesto delle Mixed Martial Arts la pensano come Joe Rogan. Ad esempio, King Mo, ex Light Heavyweight Champion della Strikeforce (federazione acquistata pochi anni fa dalla Zuffa il cui roster è stato in parte inglobato nella UFC) con un breve trascorso in TNA, ha dichiarato come il wrestling sia addirittura più duro delle MMA:

 

“Nelle MMA puoi evitare i danni. Puoi girare attorno all'avversario, puoi restare in guardia, puoi costringere l'avversario al tappeto o alla gabbia. Cavolo, posso anche cedere battendo la mano a terra o gridandolo all'arbitro. Nel pro-wrestling, invece, ho visto ragazzi strapparsi il legamento del crociato e, ciononostante, continuare a lottare soltanto per fare felici gli spettatori. Lo show deve andare avanti, al di là di ciò che può accadere. I wrestler combattono tre-quattro volte la settimana. Il leg-drop di Hulk Hogan non faceva altro che danneggiare la sua schiena, eppure lui continuava ad eseguirlo. Il fisico viene maltrattato, si prendono colpi non indifferenti, si vola dalle corde, tra le corde, si viene lanciati contro le corde e gli angoli del ring.(…) Inoltre, se paragoni un wrestler di 47 anni e un lottatore di MMA di 47 anni, beh, a confronto il wrestler sembrerà avere sessant'anni. Prendete Randy Couture, ad esempio, e paragonatelo ad Undertaker; lo so che questi sia un po' più grande di Randy, ma posso assicurarci che Undertaker, quando aveva 47 anni, sembrava ben più sciupato di quanto non lo sembrasse Randy Couture.”

 

 

Le parole di King Mo smentiscono una volta per tutte tanti luoghi comuni sul wrestling, che no, non è fatto di “botte (finte)” (cit. “Corriere della Sera), e che no, non è per niente una “finta lotta” (cit. “La Stampa”); esso, piuttosto, è una commistione di sport e spettacolo con un propria dignità in cui è vero che la componente competitiva è assente, in quanto gli esiti degli incontri sono predeterminati a tavolino dagli autori. Ciò non vuol dire, però, che non vi sia un aspetto sportivo poiché ogni singolo wrestler è un professionista che si allena duramente ogni giorno e che, noncurante degli infortuni che può subire sul quadrato, è addestrato a portare a compimento il compito che gli è stato assegnato, senza che vi sia un'alternativa (salvo, ovviamente, gli infortuni più gravi).

Ora, da accanito sostenitore di CM Punk non posso che augurargli il meglio per la propria carriera di fighter; tuttavia, questa vicenda mette in luce l'incoerenza della UFC che, approfittando dello spazio a me concesso su Zona Wrestling, mi sento in dovere di stigmatizzare.

L'equivoco di fondo che sta alla base della dialettica WWE/UFC è che, da un lato, quest'ultima denigra la WWE, cercando di discostarsene come se fosse affetta dal virus dell'ebola; dall'altro, invece, cerca di emularla per quel che concerne gli aspetti di natura più strettamente entertainment, vedendosi, addirittura, costretta a richiamare i suoi nomi più importanti per affermarsi a livello mondiale, come accaduto con Brock Lesnar, o per aumentare nuovamente il numero di PPV venduti (i quali, non è un segreto, sono in costante diminuzione) e rivitalizzare gli ascolti su FOX che, dopo aver concluso un contratto dalle cifre astronomiche con la NBA, potrebbe chiudere i rubinetti alla UFC, il cui potere contrattuale è ulteriormente ridotto alla luce dei pessimi risultati recenti.

Dana White, peraltro, ha più volte dichiarato che non esiterebbe a proporre un nuovo contratto all'attuale WWE World Heavyweight Champion, colui che è il massimo rappresentante di una disciplina che lui stesso o altri esponenti di spicco della UFC, come il sopraccitato Joe Rogan, hanno fatto capire di disprezzare.

Ma, d'altronde, come recita un noto proverbio, chi disprezza compra, no?

 

ChristiaNexus

Cercatore di notizie nonché, occasionalmente, editorialista, reporter e co-fondatore e co-curatore della rubrica "La Theme Song del giorno". Appassionato di wrestling di lunga data che odia l'ipocrisia e l'apriorismo sterile. Il suo compito è portare avanti l'opera di salvezza intellettuale avviata da Damien Sandow, ora noto come Aron Rex, a costo di passare per grammar nazi. Segue, in un'ottica dialettico-inclusiva, tante federazioni, dalla WWE alla PWG, passando per TNA, ROH, NJPW, NOAH e Lucha Underground. Il Nexus, Christian, CM Punk, Daniel Bryan, Seth Rollins, Bray Wyatt, Undertaker, The Brian Kendrick e, ovviamente, Damien Sandow, ora noto come Aron Rex, sono tra i suoi lottatori preferiti, senza dimenticare AJ Styles, Chris Hero, "Broken" Matt Hardy, il Bullet Club, i War Machine, Pentagon Jr, Minoru Suzuki, Satoshi Kojima, Tomohiro Ishii e Togi Makabe.