Passato Battleground, passata una settimana che la letteralmente disintegrato gli equilibri e le priorità della WWE, vediamo, a mente fredda, di cercare di riflettere sulle potenzialità di Smackdown, che quasi tutti hanno indicato come il roster che ha più subìto il draft. Cinque motivi cinque per amare lo show blu, non uno di più, cercando di scorgere le ricchezze nel lungo periodo e terminata la “luna di miele” della novità del momento. Ottimismo a fiumi.
1- Dean Ambrose
Quest’anno il nostro Dean (#ricamino) Ambrose, ha l’opportunità di essere il centro dello show del martedì; senza paura di essere scalzato nel cuore dei fan per molti mesi. Inoltre, se il Draft tornerà ad essere tradizione annuale, ha l’occasione unica di mettere tanto fieno in cascina, per diventare universalmente riconosciuto come un main eventer di livello assoluto e con pochi detrattori. Nella nuova era nella quale è sempre più complicato riuscire ad affermare un uomo simbolo della compagnia, l’outsider per eccellenza, quello che non vinceva mai in ppv e adesso si ritrova campione, potrebbe ripercorrere gli stint intensi di CM Punk e Stone Cold. È ovviamente un’altra epoca, ma il plus di avere comunque uno show live e non registrato come nella precedente brand extension, aggiunge sempre valore al percorso che si può far compiere al campione in carica.
2- Mauro Ranallo
È il migliore commentatore della WWE? Qualcuno dice di sì. Non sarebbe giusto confrontarlo con Micheal Cole, ma oggettivamente ha qualcosa di diverso che da solo riesce a caratterizzare lo show partendo dal commento. Cole partì da Smackdown per diventare la voce della compagnia. Non è necessariamente questo il percorso che auguro a Ranallo, ma la scelta della WWE di metterlo sotto contratto non appena Smackdown è passato su USA Network, in vista del draft estivo, è significativo su quanto credano nelle capacità dell’italoamericano. Vince McMahon cercò invano per anni di portarsi a casa Mike Goldberg, commentatore UFC, cercando una voce che avesse quel feeling realistico che inevitabilmente ha chi proviene dall’esperienza MMA, Ranallo è tutto questo, con lo stile WWE.
3- Il ruolo di John Cena
Ho detto molte volte che questo John Cena negli ultimi due anni è stato bookato in maniera magistrale, senza entrare nello specifico delle faide, ma intendendo la gestione generale. Non è mai andato a pestare i piedi a Seth Rollins quando doveva essere costruito e nemmeno in competizione con Roman Reigns negli ultimi mesi. È una figura potenzialmente ingombrante, che a roster unico, presto o tardi sarebbe diventata motivo di ostacolo alla carriera di qualcuno. John Cena a Smackdown aggiunge uno starpower gigantesco, liberando spazio al roster della nuova generazione a Raw e allo stesso tempo, permettendo di lavorare senza troppe pressioni al tramonto della carriera. Il turn heel rimarrà probabilmente una leggenda metropolitana anche in questo stint, rendendo la sua carriera, chissà, forse meno completa di molte altre.
4- Non tutti sono Finn Balor…
Da NXT non escono fuori tutti Finn Balor, c’è anche chi dopo essere uscito dal contesto protetto dello show di sviluppo, non è ancora pronto a calcare un palcoscenico importante. Apollo Crews ha dimostrato nei fatti questa situazione. Non necessariamente per lacune tecniche o professionali, ma magari emotive o di maturità nel sopportare certe pressioni. Smackdown potrebbe essere il luogo per curare elementi che sono “quasi” pronti e che lavorare con AJ Styles o Randy Orton, gli è più utile di ogni altra cosa per pesare il vero valore. Baron Corbin, per dire, avrà di fronte l’anno che ci farà capire di che pasta è fatto.
5- Sperimentare, sperimentare, sperimentare
Forse il motivo che più mi affascina e mi incuriosisce viste le scelte “politiche” effettuate in fase di divisione dei roster; non siamo ai livelli del leggendario (in Italia) Smackdown di Lesnar, Angle, Undertaker e Guerrero, che superava Raw in termini di qualità senza dubbi, ma i rischi calcolati come il rimettere in sesto Dolph Ziggler (personalmente tra i miei lottatori preferiti nella WWE attuale), sono le cose che mi piacciono di questo show. Sperimentare, rischiare e metterci il coraggio di inserire definitivamente sulla mappa della storia attuale Bray Wyatt, provare a mettere gambe a un tag team e lasciare il microfono a chi lo merita; questo più che una punto di forza attuale, è la speranza che tutti riponiamo, nel vedere questo show che parte sulla carta inferiore al blasonato Raw del lunedì, almeno tenere il passo per non rischiare di aprire un insanabile baratro tra i due roster.