Durante UFC Unfiltered, podcast ufficiale della UFC, Matt Serra e Jim Norton hanno intervistato l’ex WWE Superstar, ora UFC Fighter, CM Punk. Oltre a promuovere il suo match di debutto nelle arti marziali miste contro Mickey Gall, che avverrà, come già stato riportato, il prossimo 10 settembre, Punk ha avuto modo di discutere, fra le altre cose, della differenza fra il wrestling e le MMA e dell’importanza dell’improvvisazione nei promo.
Ecco le sue parole sulla diversità fra WWE e UFC:
“Nel wrestling professionistico, tu devi far credere alla gente che stai colpendo con forza il tuo avversario, ma, in realtà, devi cercare di non colpirlo affatto. In questo, Bret Hart era il migliore. Ci sono alcuni ragazzi che sono molto bravi nell’eseguire le mosse in modo da limitare i danni per il proprio avversario, altri, invece, non lo sono per niente. Ho già parlato, in passato, di alcuni wrestler che non possiedono la giusta mentalità su questo aspetto, ma non intendo dire che vogliono fare apposta del male ai colleghi. Sono, semplicemente, più maldestri. Anche io lo sono stato.”
CM Punk ha, poi, aggiunto che era solito lavorare in modo più “soft” con quei colleghi per cui non provava molta simpatia, per evitare di essere accusato di aver fatto di proposito del male a qualcuno.
“Le persone con cui puoi essere più ruvido quando lotti, sono i tuoi amici. Quando mi sono trovato nella situazione di dover affrontare un ragazzo che non mi stava simpatico, ho sempre cercato di essere meno duro possibile, perché, se poi lui si fosse infortunato, avrebbe potuto credere che io lo avessi fatto di proposito. Invece, se prendi a calci in faccia un tuo amico o gli pesti una mano, è divertente. Finito il match, ci potete ridere sopra.”
Infine, ecco le sue dichiarazioni sull’importanza dell’improvvisazione nei promo:
“Penso che i promo migliori, quelli che restano nella memoria della gente, siano quelli improvvisati. Ora, invece, nel wrestling professionistico, i promo sono tutti recitati a memoria. E’ come se volessero soffocare la libertà creativa. Alcune superstar si trovano meglio così, ma ci sono alcuni ragazzi che hanno bisogno di essere semplicemente sé stessi. Adesso c’è un intera stanza di persone che scrivono i promo e le interviste per te, ma loro non ti conoscono, non sanno da dove vieni, né come desideri che appaia il tuo personaggio. E poi, quando ti trovi davanti al pubblico e non sai neanche quello che stai dicendo, la gente ha ragione se non ti presta attenzione o se ti contesta. Per questo, io ho sempre pensato che sia meglio scriversi i promo da soli.”