Quello dell’AEW è un tipo di wrestling frenetico e non-stop, che cerca di differenziarsi dallo stile più “serafico e diluito” di una diretta concorrente come la WWE. Spesso però, a fronte di questo modo di intendere il prodotto, la compagnia dei Khan si attira sovente delle critiche, come il fatto che i propri wrestler trascurino il lato “selling” del match, ovvero come vendere e rendere credibili i colpi ricevuti. A tal proposito, si è espresso CM Punk, speranzoso che il suo operato possa ispirare il roster AEW a colmare le proprie lacune. Ecco cosa detto sul podcast AEW Unrestricted.

Punk come esempio per gli altri

Credo di dover mostrare lati diversi. Neanche nelle mie fantasie più folli avrei mai immaginato di poter essere questo gran babyface. È assurdo e penso che dovremmo cavalcare l’onda. I match tra babyface non li ho mai digeriti, ho sempre pensato ci dovesse essere almeno un heel. Con Will Hobbs non ho avuto questo problema. Voleva letteralmente distruggermi, mentre io avrei venduto i suoi attacchi. Spero che qualcuno dei più giovani nel backstage abbia pensato “Wow, che figo il selling”. Mi viene da pensare a Ricky Steamboat, uno dei migliori seller di tutti i tempi. È un’arte. Si tratta di trarre il massimo da cose piccole e semplici. Hobbs sa come muoversi, mi ha impressionato e tutti ne hanno intravisto il potenziale.