Nel 1991, due anni dopo la caduta del muro di Berlino, l’Unione Sovietica decade definitivamente. La guerra fredda fra le due superpotenze del mondo finisce, facendo tirare un bel sospiro di sollievo a tutti coloro che in quegli anni, più e più volte, avevano temuto un terzo, letale, conflitto mondiale, stavolta con le bombe atomiche. Qualche anno dopo però, in un contesto fortunatamente molto meno importante, una nuova guerra fredda ha inizio. Il contesto è quello della World Wrestling Federation e le due fazioni, in quel micro mondo, potevano certamente essere paragonate all’Unione Sovietica e agli Stati Uniti d’America. E per chi se lo stesse chiedendo, si, anche loro erano potenze nucleari.

Siamo nella prima metà degli anni 90, quando la WWF è all’apice della sua grandezza, seppur, senza saperlo, in una corsa che finirà a qualche centimetro dal baratro, quando la World Championship Wrestling deciderà di sfruttare i soldi di Ted Turner in grande quantità e porterà via alla compagnia di Vince McMahon il suo amato monopolio. Da una parte la famigerata Kliq, Stable da Backstage che nasce dall’amicizia e dal carisma di Shawn Michaels, Scott Hall, Kevin Nash e Sean Waltman. Una Stable che presto avrà fra le sue fila anche Triple H, l’autista, in pratica, del gruppo, poco avvezzo all’alcol e alle sostanze stupefacenti, ma che si ritaglierà poi uno spazio primario dentro il gruppo e dentro la compagnia. Justin Credible, altro membro, sfiorerà per un po’ il gruppo, ma non rimarrai mai un vero membro nell’immaginario collettivo.

Dall’altra parte, invece, i BSK, o più esplicitamente i Bone Street Krew, altro gruppo da Backstage che vede la luce grazie ad uno dei membri più importanti del Roster del tempo: Rodney Anoa’i, aka Yokozuna. Al suo fianco Undertaker, i Godwins, Paul Bearer, Mr Fuji, Charles White, che potete chiamare Papa Shango, Kama o The Godfather a seconda del vostro gusto, Rikishi, Savio Vega e Chris Adams, all’epoca dei fatti Crush. La Stable era dominante quanto la Kliq, ma per ciò che si racconta, completamente l’inverso.

Da una parte il gruppo di HBK, come ampiamente risaputo, aveva l’abitudine di lavorare per fare soldi, per soddisfare i propri interessi e per tirare la WWF sempre più intorno a loro, non preoccupandosi del futuro della compagnia, dei colleghi, di niente. In più occasioni anche altri membri dello spogliatoio dell’epoca, nomi pesanti, affermarono di essere stati avvicinati dalla Kliq per entrare nel gruppo, che, a vedere la cosa da fuori, sembrava quasi reclutare i potenziali nemici per non avere problemi.

Differente era la situazione della BSK, Stable che, nonostante il potere accumulato in anni di lavoro e di fiducia reciproca, era spesso interessata a lavorare col resto della ciurma, sottoponendosi, inoltre, ad alcune brucianti sconfitte proprio contro i membri della Kliq. I BSK valutavano la situazione, e se si poteva, accettavano la sconfitta. Seguivano una logica. La Kliq seguiva soltanto il proprio profitto, e spesso, per non dire sempre, metteva le spalle al tappeto soltanto per un membro del proprio gruppo.

Insomma due cose agli antipodi, che però in quegli anni che li hanno visti contrapposti, non ha portato mai ad un vero scontro diretto, in una guerra fredda appunto, che avrebbe potuto con le sue fissioni nucleari distruggere Vince McMahon, popolo civile di questa potenziale catastrofe.

La fortuna di Vince McMahon fu non solo l’amicizia che legava, per esempio, Savio Vega a Scott Hall, ma anche la terza potenza, che seppur non forte come gli altri, avrebbe potuto spostare gli equilibri, e in un certo senso lo fece: Bret Hart. Anche Bret Hart aveva il suo gruppo, che più che altro era una vera famiglia. Non si unì mai ai BSK ma sviluppò un profondo odio per i membri della Kliq, come molti del resto, e purtroppo per lui, in futuro, ne pagherà le conseguenze, per quello Screwjob famigerato e per il ricordo di quegli indimenticabili Sunny Days. La presenza di Bret Hart fece concentrare quasi sempre la Kliq contro di lui e la sua famiglia, evitando la catastrofe potenziale. Insomma, Bret, era l’Afghanistan della situazione.

La guerra fredda però, quella vera, ha portato inevitabilmente morte e distruzione sul pianeta terra, e lo stesso ha fatto la guerra fredda della WWF. In molti sono rimasti schiacciati dalla dominanza delle due Stable, finendo per essere licenziati, per rimanere Jobber o per finire pushati soltanto quando ormai il momento non era più propizio e l’età non era più adeguata. Qualche piccolo scontro poi c’è stato, come quando, in un bar, Kevin Nash ebbe un piccolo diverbio con Vega, scontro rientrato subito grazie alle capacità di mediazione del buon Scott Hall, quasi sempre felice, quasi sempre ubriaco.

E poi c’è la storia dell’ascensore. C’è la storia che in pochi raccontano e in pochi conoscono. Quando Kevin Nash, ancora lui, tastò il terreno capendo che, forse, avrebbe fatto meglio, lui come i suoi compagni, a cercare gloria schiacciando qualcun altro, e non i BSK. Si trovava in quell’elevatore, che sale e scende come in una metafora di vita, insieme a Charles Wright. Nash cominciò ad inveire contro di lui, probabilmente provocandolo, ma in tutta calma, e come se no, per uno che diventerà The Godfather, gli disse una frase simbolica, breve, semplice e importante: Don’t Let Your Height Get You In Trouble. La Kliq continuò per la sua strada, con i proprio modi, ma mai contro la BSK, che invece continuò a lavorare per il bene della compagnia, e nessuno dei suoi membri tradì mai Vince McMahon per la World Championship Wrestling, la nuova rivale, quella con la quale la guerra, da fredda, sarebbe diventata reale.

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.