Una cosa l’abbiamo capita dalla narrativa della AEW: a chi scrive i testi dei promo dei wrestler piace tanto la retorica su quanto sia puro il wrestling, anzi il “pro-wrestling” e detentori di una purezza “elitaria” e che questo porterà all’inevitabile elevazione spirituale rispetto alla sporca e vecchia concorrenza, ormai tirata a lucido solo dalle plasticose grafiche pubblicitarie dei grandi network statunitensi.

Ma questa concorrenza, che licenzia lottatori su lottatori, bravi o scarsi che siano, nomi di basso livello o top name, perché ancora non soffre le pene dell’inferno come sarebbe giusto che sia per qualcuno?Ho chiesto ad un ascoltatore del nostro podcast, Andrea Moscheni, che sta studiando Economia in Inghilterra una breve e semplice analisi dei recenti dati finanziari resi pubblici dalla WWE la scorsa settimana.


“Il 4 novembre la WWE ha reso pubblici i propri dati economici per l’ultimo trimestre ( come molte compagnie americane, anche la federazione di Stanford divide il proprio anno contabile in quattro parti) e, da quanto dicono i numeri, la perdita di interesse dei fan (stando ai ratings e alle opinioni nei vari media) non è accompagnata da una perdita nelle tasche della famiglia McMahon.Stando i dati la federazione ha registrato ricavi di 255.8 milioni di dollari (segnando quindi una crescita del 15% rispetto allo scorso trimestre), grazie anche ad un Summerslam con 51 mila fans ( l’Allegiant Stadium di Las Vegas ha fatto registrare il tutto esaurito) e un’ottima vendita del merchandise ( +155% se si paragona all’ultima Summerslam con il pubblico, quella del 2019 tenutasi a Toronto).

Incassi record, crescita nelle vendite ed il ritorno del pubblico sono sicuramente dati positivi per la WWE, ma ancora più importante è il segno positivo accanto alla voce “Net Income”, banalmente parlando la differenza tra i ricavi totali e i costi totali. La ripresa post pandemica ha dato una mano ai dirigenti WWE che hanno abbandonato totalmente o parzialmente molte spese che la pandemia prevedeva, ma è anche ipotizzabile che i tagli dell’ultimo anno ( sfoltendo il roster molto ampio e dicendo addio anche a grandi nomi) sono stati essenziali per raggiungere questo risultato.

Stando sempre ai dati forniti dalla WWE, il Net Income è stato di 43.5 milioni di dollari.Per concludere, riporto un dato che farà felici i dirigenti ma anche gli azionisti, i cosiddetti “shareholders”. L’earning per share (EPS), ovvero l’utile per azione  (calcolato, senza considerare complicazioni e variazioni, dividendo all’utile netto il numero medio di azioni in circolazione) risulta essere 0,52 dollari per azione, un dato incredibile considerando le aspettative degli esperti ( non superiori allo 0.35) e considerando i dati di pochi anni fa, quando l’EPS risultava essere 0,16. Dando un’occhiata ai vari siti di finanza è anche possibile osservare come quasi tutte le voci contabili siano in crescita rispetto agli ultimi trimestri.

La perdita di ratings televisivi e il malcontento generale del fan “smart” non sembra quindi essere un grave problema per la federazione di Stanford, che chiude un altro periodo contabile in positivo ed in crescita.”

Quando diciamo che a niente e nessuno verrà più permesso di superare in popolarità la WWE, rileggiamo in questi dati un progetto dirigenziale chiaro. E, se ci pensate seriamente per un attimo, è perfettamente logico. Per quale ragione devo strapagare milioni di dollari Braun Strowman o Bray Wyatt se questi incidono zero sui miei guadagni?

I dati hanno segno più ovunque riferendosi ai dati pre-covid; si potrà sempre discutere sulla bravura, sulla capacità di un lottatore, sull’interesse di una storyline e anche il fatto che Raw faccia schifo e Dynamite è bellissimo (il che è oggettivamente vero), ma teniamo a mente che ogni mossa della WWE è studiata e ponderata da amministratori di primo livello.Forse l’obiettivo ultimo è quello di ripulire il bilancio per avere più appeal e valore per essere ben venduta, ma rimane il fatto che la WWE si è data una struttura societaria così solida che nessun terremoto o perdita di qualsiasi performer andrà mai a scalfire la solidità economica e finanziaria. Il che rende tutto molto triste, ma che volete farci, il mondo va così oggi, per fortuna c’è Tony Khan che fa il romanticone…oppure no?