Riascolto le parole di CM Punk, leggo i pensieri sparsi per il web e faccio fatica a identificarmi. Sinceramente vedere il nativo di Chicago passare per vittima, anche no. Chiaro che sia in una posizione di forza e che a breve ci sarà Wrestlemania, e dunque tutte quelle parole si dissolveranno nel vento. Però è chiaro che anche lui abbia pesanti responsabilità in quanto successo nell’ultimo anno e mezzo della AEW. Non è un caso che da quando se n’è andato, le cose sono nettamente migliorate nel locker room. C’è più armonia e tutti appaiono focalizzati per il bene della compagnia, piuttosto che per il bene di se stessi.

Punk però ha esplicitato una cosa che appare evidente da tempo e che nessuno, a parte i soliti Bischoff (da che pulpito!) e Cornette (da che pulpito 2!), ha avuto il coraggio di dire. Ovvero che Tony Khan si sia dimostrato, fin qui, un capo pavido, a tratti ingenuo, talvolta stupidamente sfrontato (ma solo su X). Stiamo parlando di un ragazzo che ha coronato un sogno e che cinque anni dopo è ancora con gli occhi a cuoricino a cullarsi in quel sogno. E che nelle due occasioni in cui CM Punk ha messo in ridicolo la sua creatura non è stato in grado di fare il capo.

Gli errori servono a non essere ripetuti. Ecco perché a pochi mesi dal possibile (possibilissimo) rinnovo contrattuale con Warner, Khan deve ragionare su cosa debba e voglia essere la AEW del futuro. Contando che l’effetto novità è svanito, l’attenzione è leggermente inferiore rispetto al passato e che alcuni grandi nomi degli inizi non sono più in prima linea. C’è una nuova generazione che avanza e che ha la necessità di esplodere in tutto il proprio talento.

Per farlo, Tony dovrebbe appunto decidere cosa accadrà. La AEW ha una posizione di vantaggio non da poco: ha depredato la NJPW, comprato la ROH, la TNA non ha alcun potere per scalfirla. Tutto il resto è indy. Pertanto la cosa migliore non è crogiolarsi nei top match per rincorrere le stelline di Meltzer o i punteggi alti di Cagematch. Che, abbiamo visto, spostano veramente poco.

Credo che ritornare ai grandi numeri debba essere un obiettivo importante dei prossimi cinque anni. Non per competere con qualcun altro, ma per continuare a rendere solida la propria economia e la propria posizione. Sarebbe doveroso anche provare ad essere nuovamente un po’ più creativi. Show in luoghi particolari, scoperta di nuovi mercati, storyline scritte in maniera più profonda come agli inizi, un maggiore coinvolgimento dei fan. Per spazzare via quella sensazione d’aver messo il pilota automatico per ripetere stancamente sempre le stesse cose.

La AEW del futuro deve riprendere le sue radici. Osare. Provare ad essere imprevedibile. Il talento c’è, le sfide pure. Sul bel wrestling non c’è neanche da discutere. Ma ora Tony Khan deve agire da capo. Il periodo del fanboy di se stessi deve finire e lasciare spazio ad un nuovo eldorado. Perché ci sarà, davvero.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.