Il wrestling è un fenomeno che scorre nella società americana da moltissimi anni e come la società negli anni è cambiata, ovviamente il wrestling si è evoluto trovando posizioni nazionalpopolari sempre consone al periodo storico.
È un fenomeno curioso devo dire, che ha interessato anche studi sociologici, cercando di trovare un senso razionale, in quello che molti di noi seguono senza farsi troppe domande sul perché possa piacere.
Questa fenomenologia che è mutata dall’epoca in cui i lottatori raccontavano una storia in maniera essenziale. I match erano lunghi, lenti e macchinosi, poi gente come Thesz, Gotch e Inoki lo hanno raffinato, ognuno nel suo tempo, rendendo merito alla componente sportiva.


Ma c’è stata un’epoca prima che Vince Mc Mahon lo tirasse a lucido per le televisioni nazionali, in cui il wrestling aveva un profondo legame con la politica. Quelli del nord lo vedevano come un passatempo dozzinale per i bifolchi del sud, dove un territorio come Memphis, organizzava show al limite della decenza riletti oggi.
I Russi erano i cattivi, le gimmick esageratamente omosessuali servivano per far ridere, i lottatori di colore lottavano con le catene ai polsi e le donne, quando c’erano, erano poco più che vallette. In questo humus culturale nasce e cresce la NWA originale.
Il wrestling ha molti scheletri negli armadi e quasi tutti risalenti a quel periodo. Ora, superfluo dire che per fortuna oggi la situazione è totalmente trasformata, anche se il recente caso ACH in WWE ha smosso una ferita ancora non rimarginata.
Scrivo queste cose perché anche la nuova NWA, nella persona di Jim Cornette lo ha ulteriormente dimostrato. Se siete a leggere queste righe conoscete la storia e ne avrete già un’opinione, che è la risposta ad una domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi: nel wrestling è concesso tutto?


Ovviamente non lo è o almeno, oggi non lo è. Probabilmente in passato il politicamente corretto rimaneva fuori dalle arene e tutto era concesso, i rapporti sociali era più “compartimentati” e chi seguiva quel wrestling la pensava esattamente in quella maniera e aveva quella ristretta visione del mondo e delle persone. Adesso il prodotto guarda a tutto il mondo, a diverse fasce di età e di reddito, estrazione culturali e la genderizzazione non è più netta e la componente “politica” è quasi nulla. In questa ottica, forse il wrestling ha perso gran parte di quella componente psicologica importante, quella che ci fa vedere i lottatori come moderni gladiatori e noi che “vogliamo il loro sangue” per dimenticare le angosce e i problemi della nostra vita; il tutto senza guardare in faccia nessuno e con la lingua tagliente come quella di Jim Cornette.


Ma di contro, e dico per fortuna, momenti e occasioni raccapriccianti come quella avvenuta a NWA Powerr, mi fanno pensare a come la direzione dei nostri giorni sia migliore. Anche il wrestling moderno, per assurdo, contiene molti messaggi politici che per tramite atleti del passato hanno cambiato la mente e la percezione dei fan e del mondo intero. Quando scegliamo i nostri lottatori preferiti non guardiamo più il colore della pelle, il sesso, l’orientamento sessuale e la nazionalità, questi schemi del passato sono stati devastati via. E queste sono le uniche linee che è giusto vengano superate, anche se la storia, come abbiamo visto, non è per nulla arrivata alla fine.