“Fammi rubare capitano un’avventura dove io sono l’eroe che combatte accanto a te…

fammi volare capitan senza una meta tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più”

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Quando io ero un bambino, gli ultimi strascichi di un cartone animato semplicemente fantastico, chiamato “Capitan Harlock”, passavano per le TV, prima nazionali, poi private. Era la storia, incredibile, di un pirata spaziale, che lottava per riconquistare le coscienze della gente e liberare il proprio pianeta da un governo tiranno e l’umanità dal torpore. Correva l’anno 2977, in quella storia fantastica.

Oggi corre l’anno 2021, da pochissimo. E per fortuna, su questa terra, c’è ancora qualcuno nel quale possiamo rispecchiarci. Noi non volevamo diventare ricchi, quando eravamo piccoli, senza iPhone, smartphone, Facebook, Youtube o Instagram. Noi volevamo diventare eroi. E credo che oggi, anche nel mondo del Wrestling, fra un sacco di giovani che vogliono diventare ricchi, ci sia qualcuno che voglia diventare un eroe, un giorno, per rubare a chi ha di più, trasformando in meglio, anche se poco, questo mondo.

Il piccolo Brodie, per esempio, ha già la sua missione scritta su un foglio. Una missione che si chiama Pro Wrestling e che servirà a ispirare qualcuno che, come lui adesso, avrà 8 anni e magari, nel buio della sua casa, avrà perso il papà. Perché il papà, è il primo, vero, nostro eroe. Quando si è bambini, papà, è il numero uno. “Madre è l’altro  nome di Dio sulle labbra e sui cuori di tutti i nostri figli” , papà, è la roccia alla quale Dio si appoggia.

E sarà sempre il suo eroe, Jon Huber, quello che ha resistito alle sirene del denaro per andare a cercare qualcosa di diverso, che potesse aiutarlo ad aiutare. Con la sua immagine sporca e cattiva, a trasmesso il bene, lo dicono tutti coloro che gli sono stati accanto, e con la sua immagine sporca e cattiva ha costruito un futuro, per lui e per coloro che lo considerano quell’eroe roccioso.

Ma l’epica di questa storia è la più classica. L’eroe, alla fine, ci lascia. Ci lascia circondato dal benestare del tempo, ma spezzando il cuore, almeno per un istante, a tutti coloro che lo hanno conosciuto, o solamente visto. Spezza le ossa forti dei suoi amici, gli strappa i tendini, gli snerva i muscoli. Attanaglia il cervello circondandolo di punti interrogativi. Sfilaccia le idee, ci ricongiunge con la tristezza più intima.

Ma il momento del cordoglio passerà, dovrà passare. Brodie Lee Jr, è già un nuovo eroe, erede di una missione che chissà con chi altro, dovrà portare a termine, per portare in alto una bandiera, che anche se non avrà un teschio come quella di Capitan Harlock, rappresenterà comunque una riscossa, una rivincita, un nuovo risveglio dal torpore, anche per coloro che non sanno nemmeno di esserlo, intorpiditi.

Forse il Dark Order era soltanto la metafora oscura di ciò che Jon Huber era per davvero, un pastore di anime, un uomo che sapeva aiutare, un uomo paziente e bilanciato, pronto a tendere una mano, a vivere e lavorare dandosi completamente, incondizionatamente. Forse questo ordine, in realtà, non era oscuro, ma luminoso.

Quella luce brillerà sempre negli occhi dei suoi amici, dei suoi colleghi, dei suoi fan, tutti individui che la riconosceranno ogni volta che incontreranno, sul Ring o per strada, suo figlio, perché la luce di nostro padre, e la luce di nostra madre, sono i punti di riferimento che fissiamo con forza, sempre e comunque, e ci rimangono incollati alla retina, spingono verso l’interno e si registrano, indissolubilmente, nelle nostre pupille.

Un saluto a Jon Huber, un abbraccio alla sua famiglia, e un “a presto” al piccolo Junior, un giorno, torneremo a pronunciare questo nome, Brodie Lee, e saremo di nuovo felici, sventolando, chi vorrà, “una bandiera nera con un teschio, che vuol dire libertà”.

..a Sergio, e al suo papà..