Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese,
non c’eran parole, rumori soltanto come voci sorprese,
il mare soltanto e il suo primo bikini amaranto, le cose più belle e il caldo del sole alla pelle…
Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare…
O sogni o illusioni, qualcosa la prese e si mise a pensare,
sentì che era un punto al limite di un continente,
sentì che era un niente, l’Atlantico immenso di fronte…
E in questo sentiva qualcosa di grande
che non riusciva a capire, che non poteva intuire,
che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, lei all’oceano infinito…
Ma il caldo l’avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire
e fu solo del sole, come di mani future..
restaron soltanto il mare e un bikini amaranto…
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L’ardente desiderio di vivere non è bastato. Tutto è successo troppo velocemente, troppo in fretta. Si è scordato di tutto e allo stesso tempo ha ricordato qualsiasi dettaglio. Cose in primo piano, cose sullo sfondo. Immediatamente, mentre la tenaglia di un vortice lo stritolava, ha lasciato scivolare in un tetro sottofondo tutto ciò che era stato stupidamente importante fino a quel momento. L’automobile costata sacrifici, i 50, 70, 100 kg alla panca piana, il sacco per sfogarsi, la lotta, il denaro.
Ha provato a calcolare con la matematica l’incidenza della sua reazione sull’avversario, ma stavolta il calcolo derivava da un’operazione irrisolvibile. Ciò che gli si stagliava di fronte era l’immensa potenza incomprensibile, quella natura che ci rifiutiamo di intendere, invincibili e duri davanti a ciò che il mondo è diventato. Dimenticati dalla nostra coscienza.
Una coscienza che si sveglia sempre nel momento più difficile, sempre quando il momento è uno degli ultimi. Ritrovarsi a combattere con i pettorali che esplodono, le spalle che ardono e le gambe che non si sentono, nella guerra ultima, con il cuore che sembra esplodere, che vuole fuggire aprendosi un varco fra costole, tendini e pelle, per scappare da un cervello assente, poco laborioso, troppo addormentato.
L’aria manca, per la fatica, poi manca per il sapore del sale che secca la gola, invitandoci a bere ancora, buttandoci in un ciclo mortale, arma letale del mare, che se non ti uccide con un colpo unico, lo fa facendoti bollire al sole, e spingendoci con un canto, quasi fosse una sirena, ad abbeverarti dalla sua fonte, con un sorriso che imparerai ad odiare, che ti insegnerà rispetto, anche se tu “non avevi mai mancato di nulla”. E allora ti ricordi frasi sparpagliate per rivolgerti al signore, ma ti rendi conto che stavolta si, di qualcosa avevi mancato.
Fai due conti troppo velocemente per non tralasciare niente e l’unico pensiero capace di spingerti a sopravvivere qualche secondo di più è il senso di colpa. Hai trascinato con te il diamante nato dalle tue mani, dal tuo seme, dalla donna che ami. Gli strati di materia grigia si accumulano nel tuo cranio, oscurandoti la mente, infilandoti in un tunnel buio, che però serve a farti notare l’unica, lontana e flebile luce. Senti che stanno per salvarti, quegli eroi, che in un momento di follia credi siano dei, che contrapposti al dio degli abissi lottano una battaglia ad armi pari. Ma non è cosi. Gli eroi fra le onde non sono che mediatori, e tu, lucido per un istante, mentre la salsedine tappa le tue orecchi e tira per le caviglie, lo capisci.
Il padrone delle onde, ti farà pagare la tua insolenza, mettendoti di fronte ad una scelta: la tua vita o la sua.
E tu non hai dubbi. Diventi a tua volta un eroe, un mediatore che scende a compromessi con dio. Spargi attorno a te le idee stupide, ti svesti della superficialità di una vita troppo corta. Fai leva sul tuo non sapere e non capire, per imparare qualcosa. Elevi al cubo quell’ultimo secondo, quell’ultima forza. Il cuore sta per scoppiare, sta per schizzare fuori, e con l’ultima goccia di sangue che pompa verso la vita, fai un gesto. Hai deciso.
Il bambino è salvo, e tu, come in un incantesimo tragico e romantico, hai capito. Forse eri nato soltanto per lui, soltanto per dargli la vita e poi salvarlo. Non ti era interessato tanto di capire che cosa ci sia nell’oscura profondità della natura, non ti era interessato tanto tutto ciò che non avevi mai voluto imparare, perché probabilmente non ti sarebbe mai servito. Il tuo compito era vivere, creare, salvare e morire. Sei riuscito a farlo come un eroe, esponendo il tuo io alla bestialità della realtà, della morte improvvisa. Hai dato sofferenza estrema dopo averla provata per pochi istanti. Ma quando le acque del mare si saranno calmate e le acque della vita avranno fatto lo stesso, il frutto del tuo sacrificio sarà forte e continuerai a vivere dentro di lui, per sempre.
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..e capirai, che la vera ambiguità, è la vita che viviamo, è qualcosa che chiamiamo, esser uomini.. e poi, e poi, quel vizio che ti ucciderà, non sarà fumare o bere, ma qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere..