Il nostro amato mondo è sempre stato pieno di mezzi talenti super pushati. Di sopravvalutati diventati campioni del mondo. Di amici di amici. Per carità, nelle compagnie private queste scelte vanno accettate e rispettate, perché chi mette i soldi corre i pericoli che vuole. Però spesso certe azioni compromettono la carriera di altri lottatori. Persone che avrebbero potuto dare tanto in termini di qualità al Pro Wrestling. Gimmick ben tirate su, ben studiate e che, per un motivo o per un altro, hanno dovuto stare ferme li, a guardare gli eventi scivolargli dalle mani.

 

Uno di questi lottatori visse il momento migliore della sua carriera nella World Championship Wrestling, compagnia che per anni ha gettato soldi e materiale umano, rincorrendo la distruzione della World Wrestling Federation, obbiettivo che li ha mangiati, digeriti e infine espulsi. La WWF, bestia feroce e selvaggia, nel più classico stile canino ha poi ingurgitato nuovamente il suo rifiuto, inglobandolo e quasi cancellandolo. Ha mantenuto le memorie quasi come ha dire che gli ultimi che ci hanno provato sono finiti nel marasma dei loro intestini. Una di queste memorie si chiamava Alexander Wright.

Alex Wright era un Wrestler tedesco, nato a Norimberga, la città del giudizio ai nazisti. Nacque da padre inglese, Steve, anch’egli Professional Wrestler. Comincia la sua carriera in Germania, a soli sedici anni, per poi partire presto per il Giappone, dove affina le sue doti e si trasforma in un lottatore niente male, con un’ottima tecnica di base, classica della scuola europea, e un buonissimo arsenale di mosse limato egregiamente nella terra del sol levante.

Finisce negli Stati Uniti nel 1994. Lo assume la WCW, compagnia che all’epoca stava soltanto preparando la guerra del Lunedì sera contro la WWF. Il suo primo Match in PPV lo vince, contro un altro debuttante, Jean-Paul Lavesque, che, ironia della sorte, oggi è quasi a capo della compagnia che più avanti, nel 2001, deciderà di non rilevare il suo contratto al momento dell’acquisto della compagnia di Ted Turner.

La carriera di Alex Wright continua tranquilla per qualche anno. Vince il titolo dei pesi leggeri sconfiggendo Chris Jericho. Vince il titolo televisivo a Clash of Champions del 1997 sconfiggendo Ultimo Dragon. Poi, fra alti e bassi, nel 1998 diventa parte di un Tag Team con un suo vecchio nemico: Disco Inferno. I due, chiamati Dancing Fools, arriveranno anche a vincere i titoli di coppia (anche se in reatà all’epoca, nel 2000, i due erano chiamati Boogie Knights.

Nel 1999 potrebbe arrivare la svolta della sua carriera. Forse Kevin Nash, Head Booker a cavallo fra il 1998 e il 1999, forse Kevin Sullivan, Head Booker subito dopo di lui, studiano una Gimmick che potrebbe dare una svolta alla sua carriera. Wright sparisce dagli schermi televisivi della World Championship Wrestling per qualche tempo e alcune vignette preannunciano l’arrivo di Berlyn. E’ la sfortuna però, a mettersi stavolta in mezzo alla carriera di Wright. Il suo Attire infatti, ricorda quello di Eric Harris e Dylan Klebold, i due folli ragazzi che diedero vita al Columbine High School Massacre, una strage nella quale persero la vita 13 persone.

Il debutto viene ritardato di qualche mese ma finalmente, quando tutto sembrava essere cancellato, Berlyn debutta.

Di primo acchito la Gimmick sembra stupida, stereotipata e con poco futuro. La verità però è che se si osserva da vicino, con le capacità di Alex Wright e il modo nel quale venne studiata la personalità del personaggio, l’unica delle tre caratteristiche che sembravano esistere, fu la terza, purtroppo. Berlyn era un personaggio che ricalcava l’ondata musicale tedesca dell’epoca, con pseudo metallari da discoteca che sfociavano sia in band Nu Metal che in DJ veri e propri. Il Look era da moicano, con una cresta nera che gli attraversava la testa. Le vesti nere, completamente, gli davano poi un aspetto per lo meno rispettabile. E’ vero che come sempre il richiamo al nazismo non può non essere evocato quando si parla il tedesco con autorità, ma la verità è che non c’entrava assolutamente niente. Veniva accompagnato sul Ring da un entourage, fra i quali spiccavano una traduttrice, perché Berlyn si rifiutava di parlare inglese e l’unica lingua che articolava la sua lingua era il tedesco, e poi, dulcis in fundo, The Wall.

The Wall, all’anagrafe Jerry Tuite, era la sua guardia del corpo e fu una delle cose che, in una generalità accettabile, fece storcere il naso: The Wall che accompagna Berlyn, davvero non si può sentire, seppur a dice anni di distanza dalla caduta di quel muro che per troppi anni ha diviso due mondi. Purtroppo per  lui, le faide nelle quali venne inserito erano tutte in posizioni basse, Midcarding al massimo, e con queste non riuscì mai ad andare Over col pubblico, in un’epoca dove ai vertici della compagnia i fenomeni continuavano a chiamarsi Hulk Hogan, Ric Flair, Sting ecc. La sua ultima faida fu con la sua guardia del corpo The Wall, che turnò su di lui nell’ambito di un’altra faida, quella con Vampiro, da lui eliminato in un torneo che avrebbe dovuto assegnare il vacante titolo del mondo. Berlyn sparì senza lasciare il segno e il lottatore tornò dopo qualche tempo di nuovo col suo vero nome, Alex Wright. Vinse i titoli di coppia, con Disco Inferno appunto, per poi lasciare definitivamente il Wrestling quando la WWF acquisì la WCW nel 2001.

Sono sicuro, straconvinto, che le capacità di Alex Wright avrebbero potuto far si che quella Gimmick prendesse piede. Sono sicuro che senza il caos intrinseco che contraddistingueva la World Championship Wrestling, e senza i senatori pronti a pigliarsi tutto per loro, quel ragazzo avrebbe potuto costruire qualcosa e magari uscire fuori insieme alla nuova generazione, insieme ai Jeff Jarrett, ai Booker T, ai Rey Mysterio. Sono sicuro che la WWF avrebbe rilevato anche il suo contratto e che magari, oggi, avremmo un altro Wrestler esperto, magari due, o tre volte campione intercontinentale, che nel Backstage della WWE farebbe comodo. Insomma, sono sicuro che sarebbe diventato qual qualcuno che purtroppo non è mai diventato, per colpa soprattutto degli altri. E pensare, aihmé, che nel 2001 aveva soltanto 26 anni.

Wright si ritirò poco dopo. Aspettò che il suo contratto con la AOL scadesse per vedere se la WWE avrebbe alzato il telefono, ma la chiamata non arrivò mai. Nel 2009 ha aperto la NEW, la New European Championship Wrestling, compagnia con la quale mette in piedi i suoi Show e cerca di dare delle occasioni a coloro che, come non successe a lui, se ne meritano una. Vuole che i giovani possano dimostrare il loro valore, senza la politica della WCW, senza i contratti della AOL  e senza le scelte della WWE.

 

 

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.