Parlare di TNA è come parlare di una delle ragazze più carine della scuola media, al tempo in cui anche noi calcavano quei gloriosi banchi. Un tempo era caruccia e prometteva bene, 13 anni dopo ha due figli, due divorzi, tre dipendenze e 45 kg di troppo. Più nostalgico degli Studi Sociali, ecco a voi l’editoriale odierno.

Nella settimana in cui la nostra home è stata letteralmente invasa da anacronistici arcobaleni simbolici, la TNA ha vissuto un ennesimo momento che potremmo definire “topico”, così come lo sono stati altri nell’epoca recente. Restiamo nell’ultimo quinquennio, per finalità di cronaca.

Il 4 Gennaio del 2010 potrebbe essere definito come uno di quegli eventi, con Hogan e Bishoff che speranzosi dichiaravano guerra a Vince e Bret Hart. La serata in cui AJ Styles perde il Titolo contro Magnus, il 2 Gennaio 2014, è un altro momento simbolico: la stella di maggior grandezza mai partorita dal ventre di Orlando decide di andar via di casa, perché per lui non c’è più spazio. Non è di certo l’inizio della fine, ma un bel passo in avanti verso ulteriori passi indietro.

Il 7 Gennaio 2015, dopo mesi di “buio” dovuti alla cancellazione del programma Impact Wrestling da Spike TV, la TNA fa il suo esordio su Destination America, ridimensionando notevolmente le proprie aspettative, la propria produzione ed i propri ascolti, a causa della limitata rete distributiva di questa emittente rispetto ad un colosso come Spike. La speranza è semplice: un partner come Destination America potrebbe e dovrebbe garantire un’associazione lunga e duratura, con un aumento dei programmi marchiati TNA ed una crescita magari non improvvisa ma lenta ed esponenziale, sino a ritornare ai fasti passati. Invece, di tutta risposta, l’emittente decide di “chiudere” la TNA, senza previ consulti, tra due slot dedicati, di fatto, alla principale rivale della Compagnia di Orlando, la Ring of Honor. Lo scopo sembra essere chiaro: sfruttare la fascia oraria dedicata alla TNA, dunque al wrestling, per capire se gli ascoltatori sintonizzati sono li per guardare Impact o “semplicemente” del wrestling in TV, in modo da poter meglio valutare le relazioni future con una Compagnia che, fatti alla mano, non è stata poi trattata benissimo in questi mesi, considerando il rapporto costi/benefici per entrambi.

Domenica scorsa, 28 Giugno 2015, è andato in onda Slammiversary, che pochi di voi avranno visto ed ancor meno avranno sentito. A tredici anni dalla costituzione della TNA, la stessa federazione di Orlando ha salutato altre due delle sue stelle “autoprodotte” maggiormente rappresentative, Storm e Magnus, e due degli atleti che, un po’ a singhiozzo, hanno scritto la storia della X Division, Low Ki ed Austin Aries. Nella stessa sera, la TNA ha riabbracciato il suo storico fondatore, Jeff Jarrett, e per l’occasione ha ritirato fuori dal bidone dei Titoli Umidi il Legends Title, poi Global Title, poi Television Title ed oggi King of The Mountain Title, affidandoglielo in seguito ad un KOTM Match. Per inciso: questa stipulazione è allucinante nella sua anticlimaticità e nella sua inutile complessità, ed averla accantonata era stato un bel tocco di classe.

Una serata storta come altre, direte voi. Invece secondo me racchiude in se un profondo valore simbolico. La TNA in questi mesi non ha offerto un brutto show. E’ vero, ci sono stati segmenti ai limiti del comico come il tentativo di omicidio di Mickie James da parte di Storm, ma generalmente lo spettacolo offerto non ha lasciato a desiderare: gli incontri tra i Dirty Heels e i Wolves sono stati molto godibili, Eric Young da cattivo è davvero un ottimo performer, Lashley ed Angle hanno avuto un’ottima faida ed ECIII è uno dei performer migliori della sua generazione, per complessità e credibilità del personaggio. Eppure cosa c’è di sbagliato nella TNA? Cosa potrebbe mai fare per risalire la china, ammesso e non concesso che tutto ciò sia possibile?

L’unica cosa che la TNA può fare adesso, è uscire di scena in modo furbo. Mi spiego. La Global Force Wrestling è un’entità tutt’altro che chiara. E’ (quasi) chiaro il roster, è (quasi) chiaro che ci sarà un contratto televisivo ed è (quasi) chiaro che ci sarà una collaborazione, chiamiamola così, con la TNA.

La presenza televisiva di Jarrett, in questo periodo decisamente di forti trasformazioni, è tutt’altro che una casualità. Così come il fatto che lo stesso sia comparso sugli schermi indossando la maglia della GFW. Così come il fatto che stia mettendo sotto contratto molti ex TNA, due dei quali presenti a Slammiversary. Invasione? Fusione? Assorbimento? Potara?

Di invasione non si può decisamente parlare, in quanto la Global Force Wrestling è un’entità apolide, astratta, totalmente o quasi totalmente ignorata dai più. Sapreste dire con certezza metà del suo roster? Sapreste dire esattamente chi è sinonimo di GFW, eccezion fatta per Jarrett? Non credo, e come noi buona parte del…globo, scusate il gioco di parole. Proprio per questo un’invasione avrebbe poco senso: immaginate Magnus che invade la TNA a distanza di un mese o due dal suo addio, sarebbe abbastanza comico. Tristemente comico.

La cosa che mi auguro è che la TNA subisca un rebrand così radicale da divenire la GFW. Il marchio TNA oramai è sinonimo di buyrates ridicoli, PPV sclalbi ed un prodotto televisivo evitabile anche quando lo spettacolo offerto non lo è. La TNA ha ciò che la GFW attualmente non ha: una rete distributiva, un seguito, una storia. La GFW, da canto suo, ha ciò che oramai la TNA cerca da 5 anni: una seconda possibilità. Ed usando il trait d’union costituito da Jarrett, fondatore di entrambe le federazioni, la GFW potrebbe “raccogliere” il testimone dalla TNA, mentre quest’ultima a livello infrastrutturale potrebbe rimanere essenzialmente invariata, cambiando solo il suo acronimo e riducendo sensibilmente il roster. Il tutto potrebbe avvenire televisivamente e tradursi in una storyline, perché no.

Voi che ne dite, discorso utopico? Direi che entro settembre Destination America ci darà tutte le risposte…

Danilo