Non c’è più la guerra del lunedì sera, ormai da quasi vent’anni, se si parla di WCW e di Nitro, e da qualcosa in meno, se si parla di TNA e di Impact, sempre che quest’ultima possa essere chiamata una guerra. Ma oggi c’è la All Elite Wrestling e con essa Dynamite, lo Show bandiera della compagnia di Tony Khan che va in onda al mercoledì, in diretta concorrenza con NXT e con la WWE (già, quella non cambia mai), e per questo i fan continuano a battagliare a parole e a scritti, su ciò che è buono e ciò che non lo è.
Per esempio, uno di questi fattori che tanto mette discordia fra gli appassionati, sono le cose già viste, copiate, rifatte. Cody e il resto della ciurma stanno tentando in tutti i modi di fare un prodotto originale e innovativo, ma è inevitabile che, con tutto ciò che abbiamo già visto nel mondo del Professional Wrestling, tante, tante cose, siano almeno somiglianti ad altre già create e mandate in scena. Ma la domanda è? E’ proprio vero che qualcosa di copiato deve essere per forza la macchietta dell’originale? E’ proprio vero che qualcosa di copiato non può arrivare ad essere importante, anche se solo per qualche anno, quanto ciò che è venuto prima? La risposta non è facile, come quasi mai, anche perché si tratta di una questione di punti di vista, ma c’è un esempio portato in scena dall’allora World Wrestling Federation (già, allora erano loro a copiare) che può darci l’idea di una creazione fatta per copiare, quasi in tutto, un’altra idea, ma che, col passare del tempo, ha saputo acquisire una sua identità e diventare a sua volta importante.
Era l’inizio degli anni ottanta quando due lottatori vengono messi nella stessa Stable da Ole Anderson nella Georgia Championship Wrestling. I due ragazzi si chiamavano Joseph Laurinaitis e Michael Hegstrand. Nella Stebla c’erano anche The Spoiler, aka DD Jardine, e Jake “The Snake” Roberts. I due ragazzi però, che diventeranno poi famosi come Road Warriors, erano anche un Tag Team dentro la Stable, e ben presto abbandonarono il gruppo insieme al loro Manager, Paul Hellering, per la lasciare la National Wrestling Alliance, e quindi la Georgia Championship Wrestling, e accasarsi nella American Wrestling Association di Verne Gagne, dove avrebbero definitivamente spiccato il volo.
Nello stesso momento, a Stamford, in Connecticut, la World Wrestling Federation era da qualche anno nata, abbandonando la parola “Wide” e diventando da WWWF a semplicemente WWF. Mossa che coincise con l’acquisto della compagnia dalla Titan Sports, società creata dal figlio del proprietario Vince McMahon Sr, ovvero Vince McMahon Jr. In quel frangente la compagnia decide di rischiare tutto e si impegna per cercare di seppellire qualsiasi altra compagnia di Wrestling negli Stati Uniti, dalla territoriale NWA alla più arcigna AWA.
Per fare questo, il buon Vince McMahon, non solo mise in piedi una rete di distribuzione dei propri Show tramite VHS, canali a circuito chiuso e House Show in giro per tutti gli Stati Uniti d’America, ma anche cercando di rubare le migliori stelle alla concorrenza. Ci provò, chiaramente, anche con quello che era uno dei migliori Tag Team della scena in quella metà anni ottanta: i Road Warriors. La resistenza dei ragazzi, del loro Manager e di Verne Gagne, oltre che gli impegni in Giappone, però, fecero si che Vince McMahon alla fine desistesse, e che, in una sorta di scopiazzatura classica dell’epoca, mettesse in piedi un altro Tag Team, che nella sua mente potesse dare quel tipo di Gimmick al pubblico della WWF e magari, in futuro, potesse addirittura divenire migliore dei Road Warrios. Nacquero cosi i Demolition.
In realtà la Gimmick non fu esattamente una copia creata da Vince McMahon, almeno a quanto dicono i protagonisti. Billie Eadie infatti, a suo dire uno dei creatori, studiò la Gimmick con Randy Colley, che fino a quel momento era stato conosciuto come Moondog Rex. Vince McMahon probabilmente disse la sua, e né una né l’altra parte hanno in realtà ragione o torto. Se proprio poi, dobbiamo dirla tutta, la Gimmick era anche ben influenzata da alcuni dei più famosi film dell’epoca e dal movimento musicale. Sta di fatto che i Demolition nacquero e debuttarono in una puntata di Superstars of Wrestling nel 1987 con il loro Manager Luscious Johnny V. Randy Colley fu ben presto sostituito, troppo conosciuto, seppur con quella pittura in volto, per il suo passato nei Moondogs. Il suo posto venne preso da Barry Darsow, uno che arriva nella compagnia di Stamford appositamente per questo ruolo.
I Demolition, fra faide importanti, titoli di coppia e presentazione accattivante, conquistano il pubblico della World Wrestling Federation. Le buone reazioni, che arrivano prima per il fascino della Gimmick e per la maestria nel portarla in scena, poi per il loro stile particolarmente duro, convincono la WWE ad andare avanti e nel corso di alcuni anni, i Demolition, non sono affatto la brutta copia dei Road Warriors, sono invece una entità unica, che ha sviluppato la propria personalità e che ha raggiunto la vetta di una categoria parallela a quella dei colleghi Made in NWA.
Le due Gimmick sono talmente distaccate ormai, che quando Vince McMahon riesce a mettere sotto contratto Hawk ed Animal decide di cambiargli nome, lasciando gli appellativi “Road Warrior” soltanto prima dei nomi in singolo. Arrivano nel 1990 i Legion of Doom, (nome copiato da quella prima Stable della quale i Road Warriors facevano parte), una Tag Team che forse, adesso, ha più bisogno della WWF che la WWF di loro. Comunque era scritto, e non si poté evitare. Comincia immediatamente la rivalità fra Demolition e Legion of Doom. La prima sfida fu un tre contro tre, con Ultimate Warrior che si alleò con i Legion of Doom per affrontare gli avversari che, nel frattempo, erano diventati una Stable, perché ad As e Smash, si era aggiunto Crush, aka Brian Adams, che in realtà aveva il ruolo di sopperire alle assenze di Bill Eadie, che all’epoca ebbe alcuni problemi di salute. I Demolition, inoltre, erano adesso Heel. Purtroppo, per ironia della sorte, quel cambio nella formazione dei Demolition tolse l’appeal dalla rivalità e quella che avrebbe dovuto essere una bomba, fu una semplice bolla di sapone. Di li in poi, i Demolition, andranno pian piano giù, mentre i Legion of Doom faranno il percorso contrario.
Fino a quando i Demolition restarono il Tag Team della WWF, riscossero un successo enorme, quando diventarono, ora si, la copia di qualcos’altro, finirono nel dimenticatoio. Davanti a loro c’era uno dei migliori Tag Team della storia, per carità, ma le loro strade divise, avrebbero potuto dare a ognuno la giusta dimensione, scopiazzando qua e la, ma pur sempre con una propria identità.
E questo è quello che succede anche oggi. Ci sono tante compagnie di Wrestling e ognuna cerca di proporre ciò che può sembrargli buono, giusto, interessante e affascinante, e non c’è niente di male se lo fa perché ha avuto un’idea guardando qualcos’altro, anzi, è un tributo a colui che quel qualcos’altro lo ha creato. Poi bisogna dare tempo, perché ogni idea, originale o ispirata, può assumere sempre un nuovo contorno e diventare grande da sola, lasciandosi indietro la radice dalla quale ha succhiato la linfa.
E oggi succede anche che stiamo a sperare di vedere chissà chi chissà dove, aspettando per anni un Dream Match, o una grande stella in una grande compagnia, per cambiare le carte in tavola, per vincere tutto anche la, per far scoppiare i pianeti con uno scontro. Sono anni che ribadisco di non voler vedere Undertaker contro Sting, e sono anni che, puntualmente, qualcuno dice che questo succederà. I Demolition e i Road Warriors erano gli esempi di grandezza e particolarità più grandi dell’epoca, e quando si scontrarono, quell’aura di magnificenza implose, lasciandoci soltanto i ricordi.
Come in tutto, più riusciremo a guardare il passato, più avanti riusciremo a vedere, e allora, prima di giudicare qualcosa, aspettiamo, e soprattutto, abbandoniamo l’ingordigia di desiderio che pur sollazzandoci, potrebbe distruggere una fantasia, perché la fantasia non ha limiti, la realtà invece si.