Ecco il diario di bordo del nostro amico e collaboratore Marco Bressanini che ci ha fatto da reporter dal weekend di Wrestlemania XXX a St. Louis.

Preludio
La grande avventura di New Orleans inizia con largo anticipo, quasi 12 mesi prima, ad agosto 2013 quando io e un altro trio di fedeli compari, prendiamo la grande decisione di andare una volta per tutte a vedere Wrestlemania dal vivo.
Armati di speranza, passione e carte di credito, il 12 agosto 2013, giorno di uscita dei package, assaltiamo il sito della WWE per accaparrarci il Silver Package, il più “scarso”, ma che comunque ci avrebbe dato la possibilità di assistere dal vivo all’evento.
Prima difficolta: i soldi sulla prepagata non bastano per il pacchetto 4 notti e RAW, allora decidiamo di prendere il 3 notti, prendendo poi RAW in un secondo momento, così come le notti in più in albergo.
Novembre 2013. Arriva la mail della WWE con il nome dell’albergo e iniziamo sia a tempestarli di mail, sia ad iniziare a muoverci per prendere il volo, anche se il tempo davanti a noi sembra essere ancora lungo e non passare mai.
Dicembre 2013, doppio attacco: da un lato era assolutamente necessario accaparrarsi RAW, dall’altro bisognava accordarci, perché la WWE ci aveva inviato date e orari degli Axxess e dovevamo sceglierne solo 2. Superati questi ultimi ostacoli, bisogna solo aspettare.



DAY 1 – Giovedì 3 Aprile
Ritrovo a Malpensa alle 8 del mattino. Il gruppo si è ridotto a 3 elementi, il nostro quarto, purtroppo, ha dovuto rinunciare praticamente all’ultimo a causa di problemi familiari ma noi rimanenti promettiamo che faremo di tutto per farlo sentire come se fosse con noi.
Il viaggio è abbastanza tranquillo, lungo e agonizzante ma tranquillo, nessuno di noi vuole dormire, soprattutto perché pensiamo che dobbiamo abituarci al fuso di New Orleans e dormire sull’aereo avrebbe significato sputtanare tutto.
Arrivati a Miami, ci aspetta un lunga attesa di 5 ore, prima del volo per la Big Easy e, nei momenti morti, effettuiamo un sacro rituale iniziato a Malpensa: il controllo dei biglietti, di TUTTI i biglietti, degli eventi WWE dagli Axxess di venerdì e sabato, fino a WM, per verificare di avere tutto sotto controllo.
Tuttavia, 5 ore sono veramente tante e, per far passare il tempo, andiamo a mangiare in aeroporto in un locale tipicamente americano: un irish pub, situato proprio di fianco allo store ufficiale dei Miami Heat, dove troneggiano i faccioni e le action figures di LeBron James.
Finalmente ci imbarchiamo sul volo per New Orleans e, di fronte a noi, incontriamo il primo invasato di wrestling straesaltato a cui noi, svegli praticamente da più di 24 ore, facciamo fatica a rispondere e cerchiamo più volte di districarci, senza esito positivo se non al decollo, quando il tizio vuole far partire un coro di “YES!”, ma nessuno lo segue.
Il volo Miami-New Orleans è breve, nemmeno due ore e riusciamo perfino ad evitare un nuovo assalto dell’invasato, che scende dall’aereo prima noi.
Ritiriamo i bagagli e, dopo un salato viaggio con la navetta, arriviamo al maestoso albergo che la WWE ha riservato per noi, ci rechiamo al check-in e, nonostante la stanchezza e tutto il resto, riusciamo a riassumere la durata del nostro soggiorno, ci rechiamo in camera, appoggiamo i bagagli e ci troviamo di fronte ad un terrificante bivio: dormire subito oppure giretto di perlustrazione per la città? La disputa è stata breve e a spuntarla è stato il giro per la città, scelta più che positiva perché, tempo nemmeno dieci minuti, buttiamo un occhio dentro uno dei tanti locali in cui servono pollo fritto e troviamo JIM ROSS!
Jim Ross, assieme a 3 o 4 membri del suo staff si sta sfondando di pollo fritto alle 3 del mattino quasi e, mentre decidiamo se chiedergli o meno una foto, passa un ragazzo di colore alto e fisicato che sfoggia la sua Winged Eagle Belt originale chiedendo foto a chiunque, noi compresi, sia per mania di protagonismo, sia per pubblicizzare la sua fanpage di Facebook, comunque, replica o meno, portare sulla spalla una cintura per qualche secondo, è una sensazione soddisfacente.
Nel frattempo Jim Ross ha quasi finito la sua trentaduesima ala di pollo e, una volta entrati e avvicinatici con estrema educazione, riusciamo ad ottenere la foto, ci complimentiamo e salutiamo la leggenda, che probabilmente, per consumare i grassi bruciati per posare per la foto, avrà ordinato altro pollo.
La nostra passeggiata per Bourbon Street continua, la città è un delirio puro: tra disco club, locali a luci rosse, pub e junk restaturant, le strade sono affollate da ogni tipo di fauna e, dopo qualche minuto, i nostri occhi incrociano quelli di DOLPH ZIGGLER, già circondato da una massa notevole di persone, infatti lo Show Off accenna un saluto e se ne va con una tizia, probabilmente appena conosciuta.
Nemmeno il tempo di voltarci e becchiamo CARLITO, CHRIS MASTERS e ZACK RYDER. Io, da grandissimo fan del caraibico, non ho desistito nemmeno un secondo a chiedergli una foto, a cui è seguita la foto con Masters, entambi veramente molto disponibili e sorridenti (o forse già piuttosto alticci, non lo metto in dubbio), Ryder non pervenuto e quando mi ha visto fiondarmi da Carlito ha detto a un mio socio: “Lasciamoli, si vede che sono intimi”, ok Zach, tra sette anni voglio vedere quanti si ricorderanno di te. Salutiamo il curioso trio e completiamo il giro quando, già stanchi e sulla via del ritorno in albergo, incontriamo AL SNOW, praticamente solo, sempre scortato da una manza random, anche con lui foto e ringraziamenti di rito.
Dopo tutta questa adrenalina, chi vuole più dormire? Torniamo sì in albergo, ma andiamo nel bar al suo interno a bere qualcosa per darci, se non altro, una botta in modo tale che, o dormiamo collassati, o restiamo svegli per sempre e, vedendo cosa ci aspetta nei giorni successivi, la seconda sembra la soluzione più probabile.


DAY 2 – Venerdì 4 Aprile
Dopo aver dormito ben 4 ore scarse (e non essere più riusciti a prendere sonno), decidiamo di prenderci parte della giornata per fare due passi per la città, ma soprattutto per iniziare a sfruttare i buoni che la WWE ha messo a disposizione per mangiare da PAT O’BRIEN’S, la cui ricerca, tra venerdì e sabato, è stata quasi come vagare in un labirinto o in una grotta, stile Indiana Jones. Ovviamente, solo dopo millllle tentativi, ci siamo resi conto che il posto è situato a una decina di minuti di cammino dal nostro albergo.
Anche di giorno le strade di New Orleans sono disseminate di fans, cori “YES! YES! YES!” che partono all’improvviso, gente che ti ferma per farti i complimenti o insultarti per la tshirt che porti, invasati di ogni livello e provenienza che, immancabilmente, ritrovi anche in coda al ristorante perché, nella tipica tradizione americana, quando arrivi al ristorante, che sia “di classe” o “casereccio”, dai il tuo nome e aspetti buono buono in coda che ti chiamino.
FUN FACT: arrivati da Pat O’ Brien entriamo dal lato bar ma, per mangiare, bisogna andare dal lato opposto. Una cameriera ci invita a seguirla e noi lo facciamo ma, una volta arrivati nell’area di attesa, questa esce proprio dal locale e quasi sale su una macchina parcheggiata lì fuori. Per un attimo, abbiamo avuto timore per le nostre vite, poi invece ci siamo divertiti a immaginare la cameriera che prende e parte senza alcuna motivazione.
In fila con noi, troviamo un altro gruppetto di italiani, tra cui riconosciamo un esponente di un altro sito di wrestling italiano, che si sono dimostrati tanto gentili e disposti a chiacchierare quanto un afroamericano alla riunione del Ku Klux Klan.
Ma di questo, onestamente, non ci interessa assolutamente nulla, c’è un’atmosfera tale che gente così merita di essere sepolta dall’indifferenza.
Una volta terminato il sontuoso pasto (spendendo soli 38 dollari in tre, più la mancia), visto che la prima sessione di Axxess sarebbe stata alle 18, decidiamo di fare due passi per la città e, in un parco centralissimo della città, incontriamo DANIEL BY…no, aspetta, fammi avvicinare meglio, no, ok, non è Bryan, ma un suo sosia, rivelatosi essere poi un fan australiano, naturalmente anche lui  carico per WM, con cui scambiamo quattro chiacchiere e inizia a promuoverci il WrestleCon, convention in cui si può, previo pagamento, fare foto e autografi coi lottatori, che si sarebbe tenuto il giorno dopo proprio di fronte agli Axxess.
Nel sentire i nomi che avrebbero presenziato all’evento, ci cedono le gambe: Goldberg, Bret Hart, Edge, Sting, Kurt Angle, Lita…
I miei occhi e quelli dei miei soci hanno iniziato a brillare e la frase immediata è stata: “Le priorità sono cambiate!”
Ci congediamo dal sosia di Bryan e iniziamo a recarci al Convention Center, per la nostra prima sessione di Axxess.
L’edificio è qualcosa di gigantesco e, come da tradizione fantozziana, gli Axxess si tengono esattamente agli antipodi, rispetto all’ingresso e, ogni volta che proviamo a chiedere a qualcuno provvisto di badge che ci sembra essere un addetto, otteniamo come risposta silenzio e sguardo spaventato, come se fossimo dei serial killers.
Una volta trovata l’area ci mettiamo pazientemente in coda, visto che qui “fare l’italiano” e saltare la fila non è contemplato, facendo quattro chiacchiere con altri fans, tra cui uno che spicca su tutti per avere con sé due borsoni stile Esselunga stracolmi di action figures e una planimetria del luogo, fatta da lui, per potersi piazzare e prendere le posizioni migliori, la sua frase ad effetto è stata: “Guys, I’ve got a plan! I wanna meet Big E and Tamina!”
Una volta entrati, l’axxess si presenta come una gigantesca fiera, tra padiglioni con i vari sponsor della WWE, l’area WWE 2k14, le sezioni dedicate ad Undertaker e ai 30 anni di Wrestlemania e, in mezzo a tutto questo, alcune vicine e alcune sparse, ecco le aree riservate agli autografi con il banchetto, la genialata è che c’è già cordone per ordinare le file ad “S”, la bastardata è che, all’inizio di ogni fila, sul cartello “NOW SIGNING”, non c’è nessun nome e gli addetti dicono di mettersi in fila e sperare di essere fortunati, oppure rischiare a cambiarla.
Scegliamo la fila che ci ispira e attendiamo pazienti, dopo qualche minuto vediamo SWAGGER e ZEB COLTER che si mettono nel banchetto appena dopo il nostro, peccato. Successivamente arriva RUSEV che si piazza nel banchetto alle spalle del nostro, facendo fuggire buona parte della fila. Arrivano AJ e TAMINA e si piazzano nel nostro banchetto ed è esploso un coro “YES! YES! YES!”, peccato che, stando all’addetta acida del nostro settore, non si potevano fare foto, perché bloccavano la fila, inoltre i lottatori non si alzano mai dal banchetto per le foto, salvo quando, a intervalli regolari, si recano nell’area riservata ai disabili.
Comunque, da vicino, AJ è ancora più figa di quanto non lo è già in tv.
Gironzoliamo tra un’area e l’altra dell’axxess, sul ring di NXT, tra un match e l’altro compare qualche leggenda a tenere dei promo e, mentre decidiamo di fare la fila (immensa) per DEAN AMBROSE, assistiamo al discorso di Ricky Stemboat, che sembra quello di Nonno Simpson, della cipolla legata alla vita e delle 5 api per un quarto di dollaro, in termini di intensità e variabilità.
La fila per l’esponente dello Shield è infinita, le addette hanno detto che ci sarebbe stato il rischio del cambio di lottatore e di valutare se rimanere o meno, ma Ambrose, professionale nonostante l’evidente stanchezza negli occhi, è rimasto fino alla fine e, stavolta, l’addetto decisamente più simpatico, ci ha permesso di fare foto, ovviamente con la sola regola di non fare alzare il wrestler dal banchetto.
Stringere la mano di Ambrose e poi battere il pugno è stato magnifico, vedere da così vicino quelle persone che vedi solo attraverso uno schermo, lascia dentro una serie di sensazioni particolari e contrastanti.
Immediatamente dopo aver ricevuto autografo e firma di Ambrose, sentiamo una theme mooooooolto familiare: “WOOOOOOOOOOOO!” RIC FLAIR! RIC FLAIR! Ric Flair sale sul ring di NXT per una breve ed emozionante intervista.
Che sopresa! Io e miei compari siamo letteralmente stupiti nel poter vedere da così vicino un’autentica leggenda vivente, a cui scattiamo più foto possibili, prima di rendergli il giusto tributo con applausi e cori, al momento del suo congedarsi dal pubblico.
Prima di uscire decidiamo di visitare almeno un’altra area e siamo indecisi tra l’area Undertaker e la “Make An Entrance” in cui ti mettono titantron e theme di un wrestler, in una riproduzione dello stage e ti filmano mentre fai l’ingresso, per poi spedirtelo, insomma detto così suona molto figo, ma abbiamo optato per l’area Undertaker: magnifica.
Disposte in uno pseudo cerchio ci sono le lapidi con inciso il nome di tutti gli avversari sconfitti dal Deadman nelle passate Wrestlemania, sì compreso CM Punk, inoltre l’urna, il trono e, al centro, una fossa “scavata di fresco” con la lapide per Wrestlemania 30 con inciso un punto interrogativo.
Certo, oggi è facile fare dell’ironia sulla risposta, ma quel giorno eravamo se non già rassegnati all’esito opposto, diciamo poco speranzosi per il contrario.
Ritorno all’albergo, dopo una “cenetta” a base di pollo fritto e ci imponiamo di dormire, visto che il giorno dopo ci attendevano Axxess mattutini, WrestleCon e Hall Of Fame.


DAY 3 – Sabato 5 Aprile
Dopo un’altra notte praticamente insonne, ci svegliamo molto presto, perché l’ingresso agli Axxess è previsto per le 8 e vogliamo piazzarci bene, sperando di avere la stessa fortuna del giorno prima.
Ci piazziamo in una fila a caso anche stavolta, vediamo arrivare KINGSTON che non viene da noi e anche CESARO che, purtroppo, non viene da noi e, quando spuntano i LOS MATADORES e si dirigono verso la nostra fila, la fuga è immediata verso il banchetto di Cesaro, anche se la fila davanti a noi è già piuttosto cospicua.
Per fortuna, anche in questo caso l’addetto è molto disponibile per la fotografie e, di fronte a un Cesaro che mi dice “It’s a pleasure to meet you!”, che sarà anche una frase impostata, ma non ti aspetti non si può che controbattere con un: “Oh no, man. It’s a pleasure for me to meet you!” e alla domanda “Where you guy come from?”, è sembrato quasi stupito e soddisfatto nel vedere dei “vicini di casa” e ha ringraziato in italiano, prima di una memorabile foto con mano sul cuore per dire: “WE, THE PEOPLE!”
Facciamo un breve giro per decidere il da farsi e sul ring di NXT arriva BRUNO SAMMARTINO! Fantastico! Un’altra gradita sorpresa dopo Ric Flair.
Dal suo discorso, si capisce come Sammartino sia più legato ad una concezione di wrestling che prevede più azione e meno “entertainment” puro, infatti pronostica e predilige Brock Lensar, perché lo vede come atleta puro e più “aggressivo”, che non bada ai fronzoli.
Dopo l’intervento di Sammartino, usciamo in fretta dagli Axxess, non prima di munirci di braccialetto adesivo e ci rechiamo al luogo del WrestleCon, stupiti di non vedere la fila, chiediamo informazioni e ci viene detto che la fila è dietro l’angolo, poi dietro l’angolo e, a metà del terzo angolo, troviamo posto e, improvvisamente l’entusiasmo inizia a calare, perché la prospettiva di 3 ore di coda non ci alletta minimamente.
Mentre siamo in coda parliamo con un gruppo di ragazzi dietro di noi, anche questi super invasati e appassionati, al punto che uno, ci racconta, una volta ha guidato per più di 4 ore e mezza (solo andata) per incontrare Ted Di Biase per farsi autografare l’originale Million Dollar Belt e di come Di Biase, inizialmente, non volesse fare l’autografo perché temeva che il ragazzo rivendesse tutto su EBay, ma il giovane, mostrando al Million Dollar Man la sua collezione di cinture ORIGINALI, è riuscito ad ottenere l’autografo e se pensate che lui sia “leggermente” invasato, non avete ancora sentito niente: il giovane ci racconta di un suo amico che non solo va a caccia degli autografi dei wrestlers ma, una volta ottenuti, SE LI FA TATUARE.
E io che pensavo di essere in fissa per il wrestling! Questi non solo mi superano, ma mi doppiano a più riprese!
Nel frattempo la nostra volontà di restare in coda cala drasticamente, soprattutto dopo che ci è stato detto che non tutti i lottatori vogliono sempre fare le foto, che si possono spendere anche 35 dollari solo per l’autografo e che i big names hanno sempre la calca di gente e che, quindi, possono anche decidere di andare prima del previsto.
Comunque, dopo poco più di un’ora di coda, decidiamo di rientrare agli Axxess, nonostante il gruppetto di ragazzi ci ha detto che non avremmo potuto farlo e, non appena entriamo vediamo che sul ring di NXT c’è SHAWN MICHAELS e corriamo spediti che nemmeno Usain Bolt coi poteri di Flash per appostarci, ascoltare HBK e strappare qualche foto durante il suo discorso.
Incredibile! Dopo Ric Flair, anche Shawn Michales! Non ce lo saremmo minimamente aspettato!
Le altre file, nel frattempo, sono talmente piene che i vari addetti impediscono ai fan di entrare, perché il tempo rimasto ormai sarebbe stato utile solo per quelli già presenti in coda e così, dopo il discorso di HBK, ci appostiamo ai lati dei banchetti per strappare ancora qualche foto e andiamo a visitare la mostra dedicata ai 30 anni di Wrestlemania.
La mostra è come un piccolo, grande, museo del Wrestling, tra manifesti, abiti e accessori di scena, le statue di Andre The Giant e Bruno Sammartino e permette di fare un piacevole viaggio nel tempo, tra tutti i vari elementi che hanno contribuito ad accrescere la storia della WWE e di Wrestlemania.
Tra gli oggetti, figurano anche due dei giubbotti di Ultimate Warrior e, ragionando a posteriori, sembra quasi sia stato tutto un gigantesco testamento.
La sera, invece, è il momento della cerimonia della Hall Of Fame, sia io che i miei soci ci vestiamo di tutto punto per la grande serata di gala e notiamo che siamo tra i pochi ad aver optato per questo abbigliamento e, sia fuori che dentro, molti fan si comportano come se fosse un qualsiasi evento e non una serata stile “Notte Degli Oscar”.
Sul red carpet sfilano leggende del calibro di Piper, DiBiase, Jim Duggan, Steve Austin, Hogan e tanti altri, tutti pronti ad assistere all’ingresso delle leggende nell’arca della gloria.
Tra momenti divertenti, come quello di Mr. T (e sono convinto che l’interruzione da parte di Kane NON fosse programmata) e discorsi toccanti come quello di Jake The Snake Roberts, si arriva presto al piatto forte della serata: Ultimate Warrior.
Il suo è un discorso molto toccante, il guerriero si toglie diversi sassolini dalle scarpe, chiede scusa, ma vuole anche riceverne, nonostante un paio di fan ignoranti gli urlino “Cut a promo”, lui continua imperterrito e, dopo i cori “One More Match”, abbassa gli occhi ed esclama: “Non ce la faccio”.
Ripeto, è molto strano scrivere queste righe, sapendo cos’è successo solo pochi giorni dopo, ma al momento nessuno avrebbe mai sospettato quella fine.
Una volta terminata la serata, ancora tutti in ghingheri, ci rechiamo presso un locale aperto 24/7, pieno di poliziotti intenti a consumare ciambelle o altro e, mentre aspettiamo di essere serviti, dalla porta, vediamo entrare CHRIS HERO!
Passa di fianco al nostro tavolo e noi lo salutiamo, si ferma, si appoggia e ci chiede: “Ciao ragazzi, avete visto gli altri?” tra lo stupore e l’imbarazzo riusciamo solo a rispondere “Ehm, no, ci dispiace!”, lui sorride, ci dà una pacca sulla spalla e se ne va.
Una volta usciti dal locale, verso la via per l’albergo, incontriamo TOMMY DREAMER e MATT STRIKER. Salutiamo anche loro e loro ci fermano, invitandoci a fare una foto assieme e noi, ovviamente, accettiamo volentieri ma, subito dopo averli salutati, ci si stringe un po’ il cuore nel vedere un’icona come Dreamer arrivare quasi ad “elemosinare” gloria. Situazioni come queste, mi portano immediatamente alla mente il film “The Wrestler”.
Un elemento che non ho ancora approfondito, riguarda quanto è strano e piacevole, percorrere le strada di New Orleans ed essere fermati per chiacchierate improvvisate o scambi di cenni con tutti gli altri fan del mondo, presenti per assistere all’evento: tra chi fa i complimenti per la tshirt, chi ti consiglia di bruciarla, chi ti invita a fare con lui la taunt della NWO, insomma sembra quasi un universo parallelo, in cui tutti sono appassionati di wrestling ed è meraviglioso leggere lo stupore nei loro occhi, quando dici loro che vieni dall’Italia, perché questo è il “loro giocattolo” e vedere gente che viene da ogni angolo del globo li rende molto orgogliosi, per dire: un fan ci aveva detto che dopo 3 ore di volo era un po’ fiacco e voleva recuperare le energie per WM, poi ha scoperto che noi, di ore, ce ne siamo quasi sobbarcate 16 e ha strabuzzato gli occhi dalla meraviglia e ci ha chiesto se fosse la nostra prima WM e, alla nostra risposta affermativa, ci ha detto che una volta iniziato, sarà molto difficile smettere, chissà se avrà ragione.


DAY 4 – Domenica 6 Aprile
Ci siamo. E’ il grande giorno. E’ il giorno di Wrestlemania XXX.
Siamo gasati a mille, l’intera città è gasata, tutti non vedono l’ora di andare al Superdome e assistete all’evento.
Prima di andare, come di consueto, ci rechiamo al ristorante convenzionato per mangiare (ormai si pranzava alle 14, ogni giorno) e nemmeno l’ora e quaranta di attesa prima di sederci per consumare può spegnere il fuoco che divampa in noi e nemmeno la voglia di urlare, far casino e supportare i nostri beniamini.
Seguiamo la folla, che si fa sempre più imponente, e mentre camminiamo verso il Superdome partono immancabili cori di ogni tipo, io e i miei compari entriamo in gimmick e io, supporter di Daniel Bryan, sfido il mio socio, supporter di Triple H che cerca, invano, di stoppare i cori per Bryan mostrando il suo cartellone: “1 YES = 1 BABY DIES”.
I nostri cartelloni sono stati fatti puntando sull’umorismo: il mio socio, oltre  a quello già citato, sfoggia un gustoso: “BERLUSCONI FREE SIXTEEN!”, io opto per il binomio: “RENZI NEXT #1 CONTENDER” e “I CAME FROM ITALY TO BOOTISTA!”, il terzo membro del gruppo, invece, decide per: “JOHN CENA DOES NOT FEAR SHEEPS” (gustoso doppio senso, per chi lo odia solo per moda) e “EAT. SLEEP. F5. REPEAT”.
La folla si ammassa attorno ai vari ingressi ma, a differenza dell’Italia, sempre ordinatamente e in fila. Nessuno azzarda sorpassi, sgusci, o furberie.
Entriamo che già buona parte della prima ora del preshow è andata, ma lo stadio è ancora mezzo vuoto e devo dire che entrare in uno stadio così imponente e vedere così da vicino le scenografie maestose della WWE, lascia veramente senza fiato.
Sì, sono stato a diversi house show e anche ai tapings italiani, ma è come paragonare il Tavernello col Dom Perignon, oppure paragonare la Moretti alla Delirium Tremens.
Non sto a dilungarmi su commenti tecnici sui match o robe simili, perché se ne sono già occupati in 36.219 e non è questo lo scopo di questo diario.
Non appena il vero show comincia, non ci stiamo più con la testa e il delirio ormai ha preso il sopravvento sulla razionalità, immaginate poi la sorpresa mista al tripudio, nel vedere insieme sullo stesso ring Hulk Hogan, Stone Cold Steve Austin e The Rock, tre delle più grandi leggende del wrestling e, credetemi, dal vivo, per giunta dal primo anello settore medio è tutta un’altra cosa, sembrava fossero a pochi passi da noi e giuro che mai avrei pensato in vita mia di poter vedere queste tre leggende assieme, sullo stesso ring.
Posso dirlo? Per me, il migliore inizio di Wrestlemania di SEMPRE!
La serata si apre, come sapete, col match tra Daniel Bryan e Triple H, con me che supporto il mio beniamino a suon di “Yes!” e i miei compari, diventati rivali per quella mezz’oretta, supportano a gran voce il Re dei Re.
Tra l’altro, io sono un fiero “Yes! Man” della prima ora, visto che lo faccio da quando ha iniziato a farlo Bryan, ben prima del “Movement” e alla vittoria di Bryan, lo stadio è letteralmente esploso.
Il match dello Shield è rapidissimo, come è giusto che sia, solo per mostrare la potenza del trio.
La battle royal, contrariamente a quanto scritto in molti, non è solo un ammasso di gente che si butta fuori a caso senza un minimo di costruzione, insomma, non è certo Bret vs Owen, ma non è nemmeno un mach da 6, anzi, man mano che i partecipanti diminuiscono, la tensione sale ed il pubblico è sempre più coinvolto nella contesa, anche durante la “negrata” di Kofi molto bella è originale, ma ora viene da chiedere cosa si inventeranno per la Rumble 2015.
Il momento finale tra Cesaro e Big Show è intenso e molto coinvolgente e la vittoria del rossocrociato fa esplodere nuovamente di gioia il pubblico che applaude le gesta del combattente elvetico.
Un pubblico molto coinvolto, coinvolgente e caloroso, quello del Superdome, che si infiamma anche nel match successivo, prima durante l’ingresso degli Wyatt, suonato live e poi durante il match, ovviamente immancabili sono stati i classici “Let’s go Cena – Cena Sucks!” e noi, per perculare un po’ questo chant, gridavamo entrambe le cose, suscitando ilarità e curiosità in tutti quelli che si sono soffermati a sentirci.
La vittoria di Cena, naturalmente, non è stata particolarmente gradita, ma anche questo incontro è stato intenso, ha raccontato una storia convincente, il pubblico è sempre stato coinvolto dall’azione e il mio amico imbrocca il pronostico con il suo cartellone.
Bene, eccoci qui, il match di Undertaker.
Allora, mi levo subito questo sassolino dalla scarpa, rispondendo alla fatidica domanda: è giusto che sia stato Lesnar a interrompere la streak? Sì! Perché?
Perché se la fai interrompere ad un “giovane in rampa di lancio”, rischi di bruciarlo e avrà per sempre questo fardello sulle spalle.
Perché se la fai interrompere a John Cena, lo affossi definitivamente. Una volta rotta la streak, Cena non verrà più applaudito nemmeno se salvasse villaggi africani dalla fame del mondo, trovando contemporaneamente la cura per il cancro.
Per cui, chi meglio di uno come Brock Lesnar che, in quanto a potenza fisica, non è inferiore a nessuno, per interrompere la streak? Nessuno!
Anche questo incontro, contrariamente a quanto dicono su altri siti, è stato molto intenso e sofferto, non mi aspetto la tecnica di Taker vs. Michaels, so che un match contro Lesnar, soprattutto in questo suo nuovo stint, significa testa bassa e botte da orbi ed è quello che abbiamo avuto, ma all’1…2…3 finale, il gelo è calato completamente tra chi pensa ad un errore, chi aspetta un intervento esterno per far partire il match e chi aspetta solo la conferma definitiva che, dopo un paio di minuti arriva, il mio amico sfoggia il cartellone mentre parte del pubblico, tra cui anche due persone sedute accanto a me, abbandona letteralmente l’arena. Posso dirlo? Imbecilli.
Il match delle divas trova una sua utilità, perché permette a noi fan di rilassarci e discutere di quanto appena avvenuto, tra increduli, arrabbiati e chi, come noi, soddisfatti, ci si confronta pacificamente, senza mai eccedere, sapendo di essere comunque tutti accomunati dalla passione per la disciplina. Nel frattempo, vince AJ.
Il main event è un tripudio di grida, cori, incitamenti, fischi e qualsiasi cosa vi possa venire in mente di fare, durante l’incontro più importante del main event più importante.
Ogni tanto si è sentito qualche coro “CM Punk”, ma è durato poco, spazzato via dalla forza dei fans che, forse, hanno capito che i primi ad essere stati traditi dal ragazzo di Chicago sono stati proprio loro.
Certo, essendo New Orleans famosa per le puttane, è lecito aspettarsi Punk, ma così non è.
Punk non compare nemmeno in fotografia e il match scorre liscio, nonostante l’overbooking forse un PELO eccessivo e, tra questo e l’opener, si notano moltissimi omaggi a Benoit, omaggi che non ammetteranno mai ma, tanto per fare un esempio, non ricordo di aver mai visto Triple H fare un tiger suplex e anche il triple treath stesso è un omaggio a Benoit, non un tentativo di cancellarlo, anche perché nell’era internet, cosa vuoi cancellare?
Lo show termina, 5 ore sono volate in un attimo, nemmeno abbiamo fatto in tempo a rendercene conto, ma una cosa è certa: abbiamo appena assistito alla storia!
Ne sparo un’altra? Per me, questa rientra tra le migliori 5 Wrestlemania di sempre!


DAY 5 – Lunedì 7 Aprile
Lunedì, per fortuna, siamo riusciti a dormire un po’ di più, avendo solo Raw come “obbligo”, oltre ovviamente l’ammazzare le card al ristorante convenzionato, per cui facciamo tutto con calma e ci rechiamo all’arena, pronti per assistere al celebre “Raw After Wrestlemania”
Come ormai tutti sapete, le sorprese non sono mancate: il ritorno di RVD, il debutto di Rusev e Paige, che vince anche il titolo, Cesaro nuovo Paul Heyman Guy, il toccante discorso di Warrior, insomma: il Raw After Wrestlemania non solo rispetta le aspettative, ma dà anche buone speranze per quello che sarà il futuro nella federazione.
Finito lo show, ci rechiamo nel nostro ristorante di fiducia e, nel tavolo accanto al nostro, troviamo seduti RAZOR RAMON e X PAC, intenti a consumare un sontuoso pasto dandoci dentro col refill per le bevande, fortunatamente analcoliche, conoscendo i precedenti.
(N.B. per chi non lo sapesse, moltissimi ristoranti, diners e locali americani adottano la pratica del refill per le bibite: paghi una volta e le cameriere ti riempiono il bicchiere ogni volta che vuoi, ma attenzione: in USA abusano del ghiaccio, per cui chiedete “Noi ice, please” se non volete ritrovarvi a bere annacquato)
Cerchiamo di fare finta di niente, ma inevitabilmente ogni tanto buttiamo lo sguardo, vediamo che qualcuno li riconosce e loro si concedono per qualche minuto, ma noi temiamo di disturbare o di esagerare.
Il caso vuole che finiamo di mangiare contemporaneamente a loro, anzi X-Pac è il primo che si alza, accompagnato da una tipa, mentre Hall si alza con comodo, allora noi lo avviciniamo, lo salutiamo prima stringendogli la mano e poi con gesto NWO, per poi fargli le nostre congratulazioni.
Usciamo piuttosto elettrizzati e, tempo 20 secondi, vediamo X-Pac voltarsi, venire verso di noi e lo ascoltiamo mentre ci dice che al ristorante ha notato che li stavamo osservando, di non essere timidi e ci chiede se vogliamo “take a picture, or something else…”, così, galvanizzati a mille, ci posizioniamo per la foto, ringraziamo e salutiamo.
Col senno di poi, forse, avremmo ottenuto anche la foto con Scott Hall, ma ci accontentiamo e, consapevoli che non avremmo dormito, causa partenza imminente torniamo in albergo.
Ecco, se dovessi rifare questa esperienza, mi prenderei un paio di giorni in più prima e un paio i più dopo, sia per riprendermi bene e sia per poter visitare la città, New Orelans ha molte cose che avrei voluto visitare, ma che per mancanza di tempo non si è riuscito a fare.


FINAL DAY – Martedì 8 Aprile
Bagagli pronti, taxi preso, arriviamo in aeroporto con un discreto anticipo.
Imbarchiamo i bagagli e scambiamo due chiacchiere con un ragazzo americano, anche lui di ritorno a casa e ancora esaltato per Wrestlemania, inoltre il ragazzo ci racconta di non aver beccato per poco Ultimate Warrior e che l’ha visto andare via proprio mentre lui stava entrando in aeroporto.
Salutiamo il ragazzo augurandogli buon ritorno e ci fermiamo a fare colazione a Dunkin’ Donuts, dove troviamo BRIE BELLA, bellissima anche struccata e molto gentile e disponibile.
Ecco, questa sarebbe stata la conclusione perfetta della vacanza.
Purtroppo, dopo uno scalo a Miami e un volo diretto verso casa, passato dormendo a causa dall’estrema spossatezza, appena atterriamo e accendiamo i cellulari, ci arriva la tragica notizia: E’ MORTO ULTIMATE WARRIOR.
Ci si gela il sangue nelle vene al pensiero di averlo praticamente appena visto a Raw e, soprattutto al pensiero che avremmo anche potuto beccarlo a New Orelans, in aeroporto.
Come esperienza è stata assolutamente storica e indimenticabile, purtroppo, anche questo tragico epilogo contribuisce a rendere quest’esperienza “unica” ma, credetemi potendo scegliere, avrei preferito chiudere la vacanza con le foto assieme a X-Pac e Brie Bella, invece sapere di aver assistito dal vivo all’ultimo show di Ultimate Warrior, mi resterà per sempre inciso a fuoco nell’anima, considerando che da bambino ho iniziato a vedere il wrestling per lui e Hogan.
Buon viaggio, Guerriero!