Il primo ppv della storia del wrestling è stato NWA Starrcade – A Flair for The Gold, dove Ric Flair battè Harley Race vincendo il titolo del mondo in un match nella gabbia. Due anni dopo la replica della WWF con Wrestlermania: nel main event Hulk Hogan e Mr. T fronteggiarono Roddy Piper e Paul Orndorff.

Oggi abbiamo un bel po' di ppv: la WWE ne propone uno ogni mese, la TNA ha ridotto a quattro, la ROH ha provato lo spazio internet come la maggior parte delle over indy presenti in America. Sono gli eventi di punta, le occasioni da non perdere. Tutte le promotion si sprecano per trovare il main event ad effetto, lo showstealer, l'opening che non ti aspetti. Però non tutte raggiungono l'obiettivo, talvolta prendendo un percorso diverso da quel che tutti si aspetterebbero e deludendo le attese di chi spende dollari sonanti per l'acquisto dell'evento.

E mentre la Global Force di Jarrett rilancia producendo Wrestle Kingdom per gli USA, la domanda sorge spontanea: abbiamo ancora bisogno dei ppv? O meglio: hanno ancora tutti bisogno dei ppv? Un tempo erano pazientemente aspettati, c'era l'ansia di capire, vedere, giudicare. In ppv i match si facevano (e si fanno) più lunghi, più articolati, con uno storytelling che esplodeva in tutta la sua fragranza (a noi e voi il compito se fossero profumi di fiori o di letame). Oggi l'evento a pagamento ha perso la sua peculiarità per una ricerca di maggiore attenzione televisiva nel week time. Dopo tutto proliferano gli show settimanali: 5 per la WWE, 1 per la TNA e 1 per la ROH.

La WWE potrebbe fare a meno dei ppv? No, mai. Sebbene negli ultimi tempi diano più passivi che attivi, c'è dietro un giro milionario che trabocca, sbriluccica, e i McMahons e i fans non possono farne a meno. Da un lato la WWE ha affrontato di petto questi eventi cercando di caratterizzarli e renderli una attrattiva, al di là dei match proposti. Così sai che match troverai nell'Elimination Chamber, TLC, Money In The Bank, Hell In A Cell e sarai spinto a comprare il prodotto a prescindere. Questo è quel pensano a Stamford e non sono tanto lontani dalla realtà. Così facendo hanno perso la maggiore sorpresa che un tempo queste stipulazioni avevano, perso la capacità di renderle uniche e inaspettate, di lasciar loro un segno indelebile nella storia.

Dall'altro lato nei fans c'è l'abitudine. In qualche modo ogni ppv è diventato importante, ogni ppv è acquistabile. Dopo tutto quello della WWE è un marchio che ha oltre cinquant'anni (prima WWWF e WWF), è un marchio che ha sviluppato i match, i ppv e le controversie più importanti della storia. Per non dire dei feud: Hulk Hogan e Andre The Giant, Shawn Micheals e Bret Hart, Steve Austin e The Rock, Triple H e Mick Foley, Undertaker e Kane, John Cena e Randy Orton. La certezza è che non si può non dimenticare la WWE, per quanto in qualche periodo (a volte prolungato) possa fare proprio schifo, sai che prima o poi si rialzeranno. Sai che prima o poi faranno tornare a caso The Rock, che ci sarà un Hogan di qua o un Steve Austin di là. Che Cena starà pure sulle palle, ma quando arriva uno grosso a mazzularlo è tutto molto bello. Potrete pure abbandonare la WWE da qui ai prossimi mesi, ma sapete che a breve ci saranno la Rumble e poi Wrestlemania, e allora tornerete a guardare tutte le edizioni di Raw e a comprare tutti i ppv, anche se vi deluderanno. Ecco perché la WWE non avrà mai bisogno di rinunciarvi (pur non essendo questo l'unico motivo).

La TNA invece? È scesa a 4 eventi con Hogan al comando. Una buona scelta mal gestita, che ha generato ppv noiosi e di qualità giusto sufficiente. Non quello che tutti si aspettavano.

Eppure la TNA ne può fare a meno. Ha dimostrato di saper gestire meglio gli show televisivi, di poter e saper proporre meglio le proprie storyline al giovedì/mercoledì che alla domenica. I ppv non sono spariti ma sono diventati puntate televisive a tema, mentre tra gli eventi ufficiali solo Lockdown possiede ancora un po' di interesse, mentre Bound For Glory ha assunto quest'anno le fattezze di un ennesimo one night only.

E allora perché non cancellarli del tutto ed inglobarli negli show televisivi? La TNA non è mai riuscita a raggiungere vendite ragguardevoli con i suoi show a pagamento, ed anzi uno dei motivi dei tagli fu proprio l'auspicio di un risparmio economico. Con questo 2015 alle porte, e il contratto televisivo imminente, dare lustro al nuovo network con dei ppv mensili aggratis e in diretta darebbe certamente maggior stimolo al pubblico per la visione dello show. Di netto gli ascolti andrebbero decisamente su, con i ppv rimanenti (Genesis, Lockdown, Slammyversary e Bound For Glory) proposti ad Impact nell'arco di tre ore speciali con tutto lo spazio possibile e immaginabile per match lunghi e di alto profilo. Perché se l'obiettivo è sempre quello di attirare lo spettatore, pare che ultimamente nei ppv la TNA abbia lavorato con poca voglia e trasporto. Ad Impact le cose sono state differenti e lo dimostra anche il recente Full Metal Mayhem, da assumere come uno dei 5 match dell'anno in ottica major (contando show televisivi e ppv).

Se per la WWE la risposta è negativa, per la TNA la domanda del titolo apre l'unica risposta possibile: sì, è arrivata l'ora di pensionare i ppv propriamente conosciuti e dare uno stimolo ed una idea in più al settore televisivo internazionale. Questo la allontanerebbe dal solito fardello di essere una copia della WWE, e la avvicinerebbe ad una nuova fase della sua storia che potrebbe vederla più viva che mai. Sempre che lo vogliano.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.