Avete visto che cosa è successo? Avete visto quando è duro vedere la vita di un uomo che sfugge dal suo corpo? Avete visto la lotta, il tentativo disperato di restare aggrappati alla realtà, il combattimento atroce col terrore, il tentativo ultimo di non far sfuggire le forze, di rialzarsi, di respirare, di sperare che tutto passi in fretta? Lo avete visto?

 

E’ sconvolgente non è vero? E’ incredibilmente duro guardare qualcuno che muore, qualcuno che lascia tutto alle sue spalle, che ripensa per l’ultima volta a tutto ciò che ha fatto, detto, promesso. I quattro lati del Ring diventano una prigione eterna, e chi è intorno a te, impotente, cerca di tenerti sulla terra, con parole, gesti, domande. Ma niente può aiutare, qualsiasi parola, di coraggio o sconforto, risuona nella testa come un gesto distaccato, come se fossero tutti colpevoli soltanto perché nessuno sta provando l’orrore che stai provando tu.

Immagino cosi gli ultimi sentimenti di  César Cuauhtémoc González Barrón, del re d’argento. Immagino cosi la sua paura e il suo sentirsi beffato dal destino, che si è presentato per il conto mentre lui stava sul quadrato, si, però lontano da casa, dall’altra parte del mondo. Il Messico piange un uomo che ha dovuto morire a Londra, con le sue radici sradicate dalla sua terra, quella stessa terra che lo aveva visto nascere da un padre come lui, Dr Wagner, e crescere con un fratello come lui, Dr Wagner Jr, con i quali aveva diviso la passione di una vita, il lavoro di una vita, e la vista stessa.

Si aggiunge ad una lista infinita di Wrestler che hanno spirato sul Ring, Silver King, la allunga tristemente lasciandoci ancora una volta di stucco, a soli 51 anni, senza lasciar trasparire nessuna emozione, con il viso, contorto e sofferente, mai visibile, intrappolato per l’ultima volta dietro quella maschera, strumento di lavoro e nascondiglio per l’anima.

Si torna a piangere, perché chi è un fan di Wrestling non può restarne indifferente, e si torna a lottare con le male lingue, quelle che vogliono distruggere la nostra passione, sporcando allo stesso tempo i protagonisti che la costituiscono. Già, perché nessuno a parte noi, può arrivare a capire che cosa ci sia dietro un infarto sul Ring a mezza vita vissuta. Nessuno si chiede mai che cosa sia stato, in questo o in quell’altro, l’eccesso abnorme che a cristallizzato il tempo portandosi via un’altra creatura. Noi si, noi possiamo, noi dobbiamo farlo.

Dobbiamo fermarci a ragionare un momento e capire che non può essere tutto una questione di soldi. Non ci credo e non voglio farlo. Non posso pensare che un uomo, una donna, un individuo, vadano sempre e comunque a mille all’ora soltanto per ricevere uno stipendio, un compenso. Dietro c’è molto di più, c’è la storia di una famiglia, di un’educazione, di una rivalsa, di una battaglia persa e di una rivincita. Per questo i lottatori eccedono, per questo si danno alle medicine, all’alcol, a volte alla droga, perché bisogna andare avanti, legati indissolubilmente a qualcosa di invisibile, ma molto più forte di una moneta, di un pezzo di carta. Qualcosa intangibile ma irresistibile. Quel qualcosa siamo in fondo noi, la nostra voce, il nostro rispetto. Quello che solo noi possiamo dargli, noi che sopportiamo notti insonni, ore di volo, che usiamo il nostro tempo libero. Per noi, per tutti noi, un Pro Wrestler si immola, si autodistrugge fuori e dentro, per noi un Pro Wrestler muore giovane, sul quadrato, lontano da casa.

Silver King riposerà in pace e il mondo andrà avanti, ma sarà un motivo in più per rispettare il nostro mondo, i suoi protagonisti, anche e soprattutto quelli poveri, di nicchia, quelli che non possono permettersi di fermarsi, quelli che hanno soltanto poche cose nella vita, e quasi sempre per loro, le più importanti, sono quattro corde.