La WWE qua. La WWE la. La WWE licenzia un sacco di gente, la WWE non ha cuore. Ogni volta, ogni anno, quando arriva il momento dei tagli, i fan si scatenano, in Italia come nel resto del mondo, parlando della World Wrestling Entertainment e dei suoi tagli, che colpiscono Wrestler spesso poco utilizzati, mal utilizzati e che fino a qual momento, tutti, speravano se ne andassero per poter brillare altrove.
E’ una storia vecchia di quasi vent’anni. La WWE, il Wrestling, sono business, e nel business si lavora per guadagnare il massimo, e se hai dei pesi cerchi di scaricarli, perché nessuno vuole buttare i propri soldi. Ora, qualcuno potrebbe rispondere che, comunque, qualunque sia il lavoro o lo stile di vita, perdere il proprio posto è sempre una cosa brutta. Sacrosanto, direi. E’ anche vero però che nel mondo del professionismo, queste cose sono normali, non stiamo parlando di gente che va in fabbrica e se perde il lavoro perde tutto. Stiamo parlando di gente che, se ha avuto lungimiranza, avrà qualche risparmio e soprattutto, diciamoci la verità, la possibilità di andare tranquillamente avanti altrove.
Inoltre, non dimentichiamoci, che i licenziamenti, eseguiti dalla WWE o da chiunque nel mondo del Wrestling che conta, smuovono le acque, fanno mercato, attirano altrove, spostano gli equilibri. Quindi basta puntare il dito sulla WWE, lo fanno tutti, e quelli che non lo fanno è perché non garantiscono proprio contratti, cosa, probabilmente, ancora peggiore.
Se guardiamo al passato, la WWE, nella persona di Vince McMahon e pochi altri, ha sempre tagliato dove pensava che un ramo stesse pesando troppo. I colpi duri però, quelli pesanti e numerosi, cominciarono nel 2004, dopo Wrestlemania 20, dopo la prima Draft Lottery. Pochi giorno dopo Wrestlemania, proprio come quest’anno, cominciò a prendere forma una lunga lista. La lista fu di 9 lottatori, ai quali se ne aggiunsero altri da li al finire dell’estate.
I primi ad essere annunciati furono Billy Gunn, A-Train, appena passato a Raw, e Test, che tornerà in WWE in occasione della creazione della nuova Extreme Championship Wrestling. Pochissimi giorni dopo a loro si aggiunsero altri 6 nomi: Johnny Stamboli, Rodney Mack, Jazz, Gail Kim, Chuck Palumbo e Nidia. Proprio come quest’anno, proprio come sempre, non c’erano giganti, per lo meno per quello che era il prodotto WWE dell’epoca, ma paradossalmente, allora, nessuno si metteva il problema se la WWE fosse stata spietata e scorretta oppure no, semplicemente perché il Wrestling non era visceralmente analizzato come oggi, anche da persone che non sanno esattamente quello che dicono e non capiscono che, aldilà di tutto, troppi ragionamenti alla fine fanno il giro e sbattono contro la logica, la stessa logica che è sempre esistita ma che prima non c’era bisogno di richiamare, come sto facendo io adesso.
L’anno dopo, nel 2005, si andò un po’ più avanti del post Wrestlemania. I Black Days arrivarono a luglio. Stavolta le vittime furono ben 14. Nella prima ondata toccò Jackie Gayda, Matt Morgan, Dawn Marie, Joy Giovanni, Hiroki e Kenzo Suzuki. L’unico di questi nomi che fece giustamente scalpore, fu quello di Dawn Marie, licenziata durante la gravidanza. In quel caso si, le proteste arrivarono e furono giustissime. Pochi giorni dopo toccò al resto. Lasciarono la WWE Mark Jindrak, Maven, Shannon Moore, Akio, Gangrel, dopo uno stranissimo Stint, Billy Kidman, Spike Dudley e Kevin Fertig, sfortunato interprete dell’altrettanto sfortunato personaggio chiamato Mordecai. Anche lui tornerà in occasione della nascita della nuova ECW.
Su tutti questi nomi, quelli del 2005, si potrebbe dire qualcosa, perché a modo loro tutti avevano una piccola importanza (a parte qualcuno) all’interno della compagnia, ma comunque, anche in questo caso, i licenziamenti furono accolti con sorpresa ma senza puntare il dito e accusare di chissà che. E così sarebbe andata avanti per gli anni a venire, con una piccola pausa che coincide con l’inizio dei grandi guadagni e il grande monopolio della WWE, quando la TNA finisce nel baratro e il denaro comincia a traboccare nelle tasche di Vince McMahon.
Adesso il denaro c’è, ed è ancora di più, ma c’è la concorrenza e c’è il Covid 19, quindi, per bilanciare possibili perdite, si torna a tagliare, come ogni azienda, come ogni entità a scopo di lucro, come ogni imprenditore che, soprattutto quando si parla di professionismo e spettacolo, perché di questo stiamo parlando, di mondo della televisione, ha creato il suo mostro per renderlo sempre più grande e affamato.