Perché non c’ho voglia di pensare a un titolo più creativo
Alla fine ci siamo arrivati, all’annuncio che solo cinque anni fa sarebbe stato impensabile, ma anche tre, ma anche due, forse giusto l’altro ieri questa possibilità si è fatta concreta nelle nostre menti: la WWE annuncia un PPV tutto al femminile, Evolution.
Ora, voi vi aspettereste una disamina dal punto di vista di una donna femminista quale io sono, magari un discorso sulla parità di genere
E invece no, perché a me quel che interessa è che la WWE mi offra un bel prodotto. Perciò, la domanda che mi voglio porre è questa: Evolution sarà un bel PPV? O meglio ancora: abbiamo delle basi per ipotizzare se Evolution potrà essere un bel PPV? Doppio condizionale carpiato con scappellamento a destra?
Per provare a rispondere, vorrei fare il punto della situazione sulla Women’s Revolution, incominciata ormai tre anni fa e che ha visto le donne della WWE occupare sempre più spazio e conquistare tante storiche “prime volte” che in altri tempi sarebbero sembrate impossibili
Dicevo appunto che la Women’s Revolution si fa risalire al 13 luglio 2015, con l’arrivo nel main roster di Sasha Banks, Charlotte Flair e Becky Lynch e con la formazione del Team PCB, il Team B.A.D. e il Team Bella. Teniamoci per buona questa data, anche se le opinioni sono discorsi. La situazione è tanto complicata quanto semplice: il pubblico ha sempre percepito il wrestling femminile come qualitativamente inferiore rispetto al wrestling maschile, sia per le abilità medie delle atlete, sia per la qualità dei match proposti, sia per la qualità delle storyline e dello spazio a loro dedicato. Dunque, per far coinvolgere il pubblico bisogna prima di tutto dargli delle storyline a cui appassionarsi e soprattutto un lottato che non abbia nulla da invidiare a quello maschile; da questo punto di vista la WWE aveva già fatto le prove ad NXT, partendo da ARRIVAL fino ad arrivare a TakeOver Brooklyn, dove Sasha Banks e Bayley sono le protagoniste di un match che, sebbene non fosse il main event, risulta candidato a Match Of The Year, passando anche per il primo Iron Woman match, tra le altre cose. Dunque, da NXT la WWE aveva la prima prova che, almeno in quel contesto, il pubblico potesse appassionarsi alle donne tanto quanto agli uomini, se non di più. La Revolution però arranca, almeno fino a che non viene costruito a dovere il personaggio di Charlotte Flair, che si consacra come una dei migliori atleti della federazione e viene incoronata prima Women’s Champion, titolo che sarà poi del roster di Raw. Bene, il character interessante ce l’hanno, si passa all’avversaria da contrapporle e a costruire un feud, partono così i lunghi mesi di faida tra Sasha Banks e Charlotte. Qualcuno non è soddisfatto, qualcuno dice che il titolo femminile pare ormai una patata bollente che le due si scambiano a vicenda, fatto sta che durante quel feud le donne diventano protagoniste di due main event di Raw e ottengono non solo il main event di un PPV, ma anche una stipulazione speciale, ossia l’Hell In A Cell. In questo periodo, la gente, il fan medio, impara che le storyline femminili possono essere coinvolgenti, soprattutto impara a percepire la presenza femminile nei main event come una cosa normale, tant’è che adesso avere un segmento o un match con protagoniste le donne non fa neanche più notizia, perché è diventata, appunto, la normalità. E non era così scontato, badate bene, dopo anni in cui le donne erano considerate la “pausa cesso”, dar loro tutta questa visibilità avrebbe potuto risultare forzato, era fondamentale che quei main event non fossero visti come del finto femminismo imposto a forza, ma che le donne se li meritassero effettivamente. Seppur non in modo unanime, il pubblico ha reagito bene, perciò la WWE ha potuto passare alla fase due
Che poi mica lo so se era la fase due, uno, nove e tre quarti, io tiro a caso
La fase due serviva a equiparare i titoli femminili a quelli maschili, dunque se l’importanza era la stessa anche la loro conquista doveva avvenire nel medesimo modo, ecco dunque il MITB Ladder match e la Royal Rumble femminile, perché anche le donne potessero conquistarsi il diritto di lottare per il titolo a WrestleMania. In questa fase, tuttavia, ci sono stati troppi passi falsi: cominciando dal MITB, il primo ha sollevato un gigantesco polverone per il coinvolgimento di James Ellsworth, mentre il secondo è stato ritenuto un’occasione sprecata dato che Alexa Bliss ha incassato nel giro di una sera; sulla Rumble femminile invece, è sembrata più una parata di vecchie glorie, oltre ad aver avuto un finale botchato e una vincitrice che non è riuscita a conquistare il titolo, in questo caso vedremo se edizioni future sapranno soddisfare meglio il pubblico. Ad ogni modo, l’interesse è stato alto e il pubblico ha reagito bene anche questa volta
Menzione speciale merita Ronda Rousey, che non in quanto donna, ma in quanto vera e propria superstar, ha saputo catalizzare su di sé l’attenzione di tutti i media e di tutti i fan, anche appassionati di altri sport. Sembra sempre più concreta l’ipotesi che la WWE possa, nella prossima edizione di WrestleMania, avere un main event femminile, perché ha finalmente trovato la superstar che può portare sulle spalle un simile peso; non è un caso che il mio esimio collega Luca Grandi abbia ipotizzato che Evolution non sia che un banco di prova per vedere come potrebbe reagire il pubblico alla presenza di Ronda nel main event della prossima Mania.
Tirando le somme, alla luce di questo bel riassunto, che che conclusioni possiamo trarre?
La prima è che la WWE ha sì zoppicato spesso e volentieri nel cercare di dar spazio alle donne, ma questo si può tranquillamente addurre all’incapacità generale di creare storyline. In effetti, quanti grandi feud abbiamo visto nell’ultimo periodo? Ce ne sono stati alcuni decenti ed altri no, come tutti, ovviamente le aspettative riguardo le donne erano più alte, come a dire “avete voluto più spazio e adesso non ci offrite un prodotto soddisfacente”, ma la verità è che, almeno per me, le storyline proposte nella categoria femminile sono in linea con la media di quelle maschili, né più né meno
E comunque son sempre meglio della divisione tag team
Il secondo punto è che va bene Ronda Rousey, ma è necessario costruirle attorno uno show adeguato. Va bene mettere Ronda nel main event di WrestleMania, ma servirà costruire un’avversaria alla sua altezza e proporre un feud che giustifichi quel posto nella card, perché ricordiamo che il main event non è solo un match per un titolo, ma è, di solito, il match più atteso, il match che tutti sognano di vedere, perciò sarà fondamentale che sia costruito bene, dannatamente bene. Va bene dunque proporre un PPV tutto al femminile, ma oltre a Ronda devi darmi altro, oltre ai match per i titoli femminili devi darmi altro, perché alla gente non frega nulla di un Iron man match di trenta minuti se il resto del PPV è mediocre o tutt’al più appena sufficiente
Visti i precedenti, credo che questo Evolution sarà un parterre di vecchie glorie e che avrà diversi match buttati lì solo per far numero, ma che potrebbe regalare anche dell’ottimo wrestling. Il tutto sarebbe, di nuovo, in linea con la media del PPV della WWE, il problema è che, come ho scritto poche righe fa, alle donne viene chiesto sempre un po’ di più, come se non dovessero equipararsi ai colleghi maschi ma puntare ad essere sempre migliori di loro. E questo, a mio avviso, è un modo sbagliato di affrontare la questione.