Viviamo tempi frenetici, tempi che hanno visto una frattura generazionale nel modo di comunicare; social network che cercano continuamente l’innovazione. In tempi come questi nemmeno il nostro amato wrestling può essere immune, ma non è mia intenzione sproloquiare sull’uso libertino di Twitter, piuttosto di quello ingessato e noioso di Facebook.
L’evoluzione della comunicazione applicata alle storyline è qualcosa che mi ha investito durante il promo di Heyman nel post Summerslam e mi ha fatto riflettere, in quell’occasione Paul Heyman è stato vicino alla perfezione e Brock Lesnar ha come sempre comunicato con il corpo molto bene il senso di aggressività tipica del suo character, ma la cosa che più mi ha entusiasmato sono state le interviste UFC style.
Già provate nel 2012, in queste settimana sono state la ciliegina su una delle torte meglio preparate degli ultimi anni. Come fossero una sorta di tendenza sperimentale, una vera e propria voglia di scardinare gli stereotipi legati al wrestling old school. La WWE è la casa di gimmick come quella di Rusev, che per quanto siano funzionali e utili agli show, sono allo stesso tempo zavorre che bloccano nuovi processi creativi e fanno andare su un terreno sicuro e conosciuto chi scrive gli show.
Brock Lesnar, invece, è alieno da tutto questo, non necessariamente per meriti suoi, ma sta dimostrando di essere una forza trascinante che spezza la routine del già visto, che si estranea dai classici main event di Raw con all’interno un numero di tag, pari a quello dei miei sbadigli.
Una storyline che evolve aldilà di questi preconcetti instillati da anni e anni di lunedì sera di wrestling, è la cosa migliore che sia capitata negli ultimi anni. CM Punk aveva tentato di rompere queste consuetudini, ma alla fine è stata assorbito e risputato vuoto di contenuto e motivazione.
Questo ingranaggio anomalo che si scrive Brock Lesnar, ma si pronuncia Paul Heyman è per una serie di ragioni diventato la punta di diamante della compagnia; pensare che in prima battuta era stato da tutti, io per primo, valutato negativamente il contratto speciale con le apparizioni contate on screen. Dopo un anno si è rivelato un lungo piano, sicuramente improvvisato, ma indubbiamente riuscito.
La Streak, il titolo a Summerslam contro Cena, ha portato a questo momentum, da paragonare con i grandi push della storia per rendergli giustizia nel paragone; come vada Night of Champions e chi interromperà tutto ciò? Quello che accade nel ring m’interessa poco adesso. Oggi abbiamo il primo campione che comunica in un vocabolario comprensibile a tutti, un linguaggio che supera le barriere tra chi segue e non segue il wrestling. Provate a spiegare il senso di avere un trentasettenne vestito come un adolescente come volto di questo sport ad un adulto, questi farà fatica se disponibile, di contro la combo di cui sopra avrà un impatto diverso.
Perdonate questa definizione tagliata con l’accetta, oggi si parla di comunicazione, non di lotta e comunque, nel wrestling, ne uccide più un promo che un suplex.