E’ possibile esportare l’esperienza e trasmetterla ad un altra persona? Non è un articolo di fantascienza questo, ma una provocazione ragionata sulla presenza dei Dudley nel main roster nel dicembre 2015. Quando li abbiamo visti tornare abbiamo tutti pensato “Fico, i Dudley!”, subito dopo… “Si, ma a che servono?”. Servono e come se servono, molto più di quello che la WWE voglia farci percepire.
La prendo larga, voglio prima fare un ragionamento storico: avete presente la Attitude Era, chi l’ha vissuta la rimpiange, anche se in fondo consapevole dalla pochezza tecnica di quasi tutti e chi non l’ha vissuta la considera l’età dell’oro. Ma non è questo quello che voglio portare alla vostra attenzione, quanto il fatto che fosse un’epoca “usa e getta”, che consumava i performer e che è stata quasi una parentesi irripetibile. Questo ha portato un complicato passaggio della torcia alla generazione successiva, anche con chi malignamente, magari pensa sia stato pure un bene.
Quando intendo passaggio della torcia intendo quel preziosissimo lavoro che svolgono i road agents, anello di congiunzione tra i wrestler e i booker. Il fatto è che la WWE per come è concepita adesso, ha bisogno di un ulteriore tassello nello schema gerarchico. I Dudley oggi svolgono questo compito, di “allenatore in campo”, per usare un termine calcistico anglosassone.
Questo è sostanzialmente il loro ruolo, per la lunghissima carriera sempre ad altissimi livelli, la professionalità rara, in un business in cui ormai ci siamo abituati alla inaffidabilità di molti. Sono persone che credono in quello che fanno, che hanno avuto la fortuna di riuscire nel lavoro che amano, il wrestling non è una parentesi della loro vita, ma è la loro vita. E questo è talmente evidente addirittura da me, che li seguo solo dalla televisione, che figurarsi quanto beneficio possano portare nel backstage. Io credo che tolti pochi nomi, manca il fattore esperienza in molti lottatori. Il Roman Reigns del 2015 è un manifesto di questo.
Non penso che abbia molto senso stare a immaginarli fuori della dimensione attuale, con così tanti nomi da lanciare da NXT e da consolidare, non c’è bisogno di loro per alzare il livello on screen. Ciò che hanno dimostrato in TNA è stato pregevole, soprattutto Bully Ray, ma quella storia è conclusa.
Posso immaginare che la compagnia ha chiesto loro di esserci per i nuovi, fornendo consigli e mettendoli in riga quando vedono comportamenti inopportuni, preludio per una carriera al performance center tra qualche anno come allenatori. Senza fretta e senza obiettivi prefissati.
È ovvio che non hanno l’ambizione di lottare a Wrestlemania o di vincere i titoli di coppia, probabilmente capiterà se ce ne sarà l’occasione, ma sicuramente non sarà perché richiesto sbattendo i pugni sul tavolo.
Sono uno dei tag team migliori della storia del pro wrestling americano, hanno vinto ovunque e in ogni compagnia hanno regalato ricordi indelebili ai fan, ora che sono nella fase calante della carriera e non hanno più nulla da chiedere, hanno la possibilità di “restituire” ciò che hanno appreso in tutti questi anni, il che li rende davvero delle leggende.
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