SPORTIVI, ATLETI… E MOLTO DI PIU’
Paul Logan e Pat McAfee hanno talento innato per questo business.
Non è stata una sorpresa leggere commenti entusiasmanti riguardo le loro performance di Summerslam.
Pat era già al terzo 1vs1 della sua carriera in WWE. Non ha particolarmente brillato ma il suo carisma riesce ad tamponare quelle piccole lacune. C’è poi il pubblico, il fatto di essere un personaggio amato e di esaltare quindi ogni manovra portata a termine con successo.
Il build-up delle sue rivalità nasce appunto nelle capacità del talk-to-talk. In questo non è secondo a nessuno. Aver giocato a football è un punto a suo favore. Seppure con un fisico non scolpito, rimane pur sempre un atleta. Poche mosse ma dal grande impatto visivo. Oserei quasi definirlo un funambolo. Una figura, la sua, quella da color commentator prettamente face, l’esatto opposto di Corey Graves.
L’essere sportivi, atleti. Avere passione e dedizione per quello che si è chiamati a fare. Caratteristiche che spiccano con maggiore intensità in colui che ha sconfitto The Miz.
Non è un caso che Logan Paul raggiunga nell’immediato un certo livello di notorietà in ogni ambito in cui si diletta. Il 27enne statunitense rientra in quella categoria speciale che lo rende in qualche modo unico. Logan aveva già stupito nel match di Wrestlemania ma questa volta era da solo, non aveva un tag team partner. Doveva contare solo sulle proprie qualità. Qualche problema? Assolutamente NO!
“Athleticism” è una delle parole che sentiamo più spesso e calza a pennello per descrivere Paul.
Grande agilità. Non c’erano limiti ed il volo dalla terza corda su un The Miz spiaggiato sul tavolo dei commentatori è stata la ciliegina della torta.
Va giustamente dato credito per quanto LP stia facendo. Non si tratta solo di firmare il contratto e guadagnare soldi. Si tratta di allenarsi duramente per presentarsi al meglio per il grande appuntamento ed essere in grado di dare il 100%.
Atleti come Logan sono un valore aggiunto, e non a caso la WWE è pronta a farli esibire negli eventi speciali.
A voi per l’analisi di questa classe di atleti che arricchiscono la nostra amata disciplina.
LE PRIME GRANDI MANOVRE
Summerslam è diventato l’evento dei grandi ritorni, e così abbiamo assistito al rientro di Bayley.
Ma l’ingresso della ex campionessa è stato accompagnato da due debutti “speciali” nel main roster.
Dico speciali perché c’è lo zampino del nuovo organico, della nuova dirigenza, di coloro che ora hanno pieno potere decisionale.
Il primo nome a cui si pensa è quello di Triple H. Un nome non a caso dopo aver visto le due superstar che sono arrivate a dar man forte a Bayley.
Parliamo di Io Shirai, che aveva ben più di un piede fuori dalla fed, direzione Giappone. Probabilmente con un destino simile a quello di Kairi Sane.
E’ vero che la Shirai veniva da un lungo periodo di riabilitazione a causa di un brutto infortunio, ma qualcosa mi dice che ad un certo punto sia comparsa la mano di HHH, una telefonata, un faccia a faccia. Un qualcosa che abbia ribaltato le carte in tavola, facendo in modo che Io Shirai restasse sotto lo stesso tetto.
Parliamo anche di Dakota Kai, il debutto più sorprendente in quanto era stata licenziata a fine Aprile.
Ovviamente è tornata solo e soltanto grazie al nuovo assetto della WWE.
Nelle vene di Dakota scorre sangue Black&Gold, lo show in cui si è fatta conoscere, lo show in cui ha fatto parte di quella categoria femminile made Hunter Hearst Helmsley. Molti addetti al lavoro, colleghi compresi, rimasero stupiti dal licenziamento, ma evidentemente i contatti non sono mai cessati sul serio.
Un nuovo trio, un’idea della mente di HHH, messa in atto alla prima occasione disponibile.
Una prima grande manovra a dimostrare che anche chi è stato recentemente accompagnato alla porta, può rientrare in grande stile come se nulla fosse accaduto.
A voi la parola per quello che può cambiare nella gestione della Women’s Division e di tutti coloro che sono ancora senza una dimora fissa, come ad esempio Johnny Gargano, Candice LeRae, Killer Kross e Scarlett Bordeaux.
IL FINALE CHE TI RIBALTA!
Non so se qualcuno ha tenuto il conto di quante volte si siano affrontati Brock Lesnar e Roman Reigns nel corso degli ultimi anni.
Ma nonostante questo, c’è sempre stato qualcosa di diverso che ha caratterizzato in maniera particolare ogni singolo scontro, e Summerslam 2022 rientra in questi casi. Tutti sanno che Lesnar adora la vita da campagna e quindi perché mai impedirgli di arrivare sul ring a bordo di un mega trattore? Detto, fatto. Il mezzo meccanico è stato determinante in ogni fase del match, dall’inizio alla fine.
In generale il fan è esigente e si aspetta sempre, in ogni occasione, di assistere a qualcosa di mai visto prima. Ad un qualcosa che ti faccia “ribaltare”. Ed ecco Lesnar che sposta letteralmente il ring per poi sradicare un sostegno ed inclinare verticalmente il quadrato.
Di solito il ring che viene smantellato segna la fine del match in corso, ed invece la battaglia tra Brock e Roman doveva andare avanti.
Ben sei wrestler coinvolti in uno spazio davvero piccolo. La possibilità di muoversi era ridotta, eppure il tutto è stato portato avanti con successo. Il trionfo definitivo del Tribal Chief, una vittoria di gruppo, la famiglia che prevale, ancora una volta.
Un Paul Heyman che si sacrifica, il coinvolgimento di Theory e l’utilizzo di qualsiasi oggetto/arma contundente disponibile in quella determinata area. Penso che il main event del ppv dell’estate sia stato gestito al meglio. Sono stati creati dei momenti ad hoc, regalando ai fan un Last Man Standing inedito. Inoltre non dimentichiamoci del quasi incasso di Theory e di una situazione di 4vs1 per impedire che la bestia si potesse rimettere in piedi ancora una volta.
L’ultima follia è andata in porto, c’era bisogno di chiudere in grande stile una faida portata avanti per anni. E’ finita.
A voi per sapere l’escalation di emozioni dal momento in cui il ring è stato ribaltato ed anche cosa ci lascia questa rivalità.
PICCOLA LIV
Un titolo da interpretare e analizzare.
Può essere riferito alla sua statura o magari alla sua stazza fisica.
Può essere riferito al tipo di campionessa, a come la gente percepisce la Morgan adesso che è chiamata a difendere il titolo.
Inseguire la cintura ti permette di compiere un cammino unico e differente.Essere Women’s Champion ti porta a rispondere invece a degli obblighi, a reggere delle considerevole pressioni, a dimostrare che il sogno sia diventato realtà, accantonando la magia della favola.
Difendere il titolo contro un personaggio di spessore come Ronda Rousey, non è stato di certo un inizio in discesa. Liv si è ritrovata a scalare una montagna. Il tipo di match che abbiamo potuto guardare con i nostri occhi ci ha fatto intuire come per la campionessa si prospetta un periodo da underdog. Partire come sfavoriti per poi rovesciare il pronostico e guadagnare in termini di popolarità.
La Morgan, al cospetto di una belva inferocita aka Ronda Rousey, appariva come un agnellino. Incapace di reagire allo stile della sfidante, in perenne difficoltà contro i ripetuti tentativi di submission. Smorfie di dolore, di rabbia e della paura di non farcela. Sensazioni che facevano presagire ad un tapout, ad una resa che sarebbe arrivata prima o poi.
Punti deboli che invece sono esplosi in punti di forza per capovolgere la situazione e difendere il titolo con successo.
Probabilmente sarà questa la tendenza di Liv come campionessa. Chiamata ad affrontare superstars all’apparenza superiori per poi trovare un modo per battere la concorrenza. Provate ad immaginare se dovrà vedersela con Charlotte Flair…
Costruire su Liv questo specifico character potrà risultare benefico, è come avere un Rey Mysterio nella divisione femminile alle prese con un World Heavyweight Title da respingere dalle grinfie dei titani.
A voi per opinioni su quanto Liv possa realmente dimostrare di essere all’altezza della situazione, e di quanto effettivamente la sua favola possa durare e convincere.
Ora tocca a te…Fa’ la tua scelta!