• Hai presente Lost?
  • Sì, più o meno me lo ricordo, saranno passati davvero tanti anni, cavolo se mi piacevano le prime stagioni, così piene di spunti narrativi notevoli
  • Ecco, poi ti ricordi come finisce?
  • Lasciamo perdere…

Eh no, non lasciamo perdere, non lasciamo perdere proprio per niente. Ma che cavolo vi passa per la testa? Qui non si tratta di criticare in punta di fioretto un guazzabuglio di cultura pop confusionario, talmente confuso da non avere più una identità, eh no; se si giustifica questo schifo, veramente vale tutto e non esiste più la linea della minima decenza.
A me non piace Bray Wyatt, mai piaciuto, per me è come una di quelle rock band che le case discografiche ti vogliono per forza vendere come imperdibili, ma posso accettare di vivere in un mondo dove il wrestler Bray Wyatt possa esistere e coesistere nel main roster WWE. D’altronde più passa il tempo e più la vecchia suddivisione tra i bravi wrestler che guidano i match e quelli che si fanno guidare si sta sempre più assottigliando, con i primi ormai considerati quasi specie in via d’estinzione; il wrestling moderno della WWE è talmente involuto, per certi versi, da rendere mediocre Cesaro per anni e innalzare Bray Wyatt, per ottenere una media orrida e triste.


Questo rende impossibile valutare oggettivamente ormai da anni molti performer del main roster, non riusciamo più a capire chiaramente se Drew McIntyre è una sega oppure è limitato o se Nakamura si è imbrocchito o gli dicono di fare così. A maggior ragione se in questa normalità si sovrappone un character così ingombrante come The Fiend la confusione è totale.
Idolatrato come l’idea migliore della WWE dai tempi di Undertaker da chi non aveva gli strumenti culturali per comprendere la penosa profondità del personaggio, che magari può essere interpretato più o meno bene, ma è una zavorra per qualsiasi storyline nella sua unica dimensione.

Un personaggio che obbliga a dedicargli tanto spazio televisivo, per poi non essere spendibile nei weekly show se non per i segmenti registrati, che per la sua natura soprannaturale non vende le mosse nei suoi match rendendo tutto innaturale nel contesto di un incontro e che vivendo in uno show di wrestling non ha i mezzi e i tempi necessari per caratterizzarsi come ai tempi andati dell’era gimmick, ma neanche come sarebbe necessario ai giorni nostri.


Non c’è il tempo di una serie tv per raccontare certi dettagli, lasci aperte troppe questioni, queste vengono notate dai fan che iniziano a fantasticare e immaginarsi teorie irrealistiche che partono da Nikki Cross e arrivano fino al senso della vita stessa. Poi torni con i piedi per terra e riflettendo ti rendi conto che le “questioni aperte” sono solo sviste volontarie o involontarie di creativi che non badano ai minimi dettagli, anzi definiscono con l’accetta i profili dei lottatori, anche uno complicato come questo.
Prendi Wrestlemania 37, mesi di costruzione, maschere, fuoco, ritorni, Alexa Bliss, ore di preparazione per un angle valutato da tutti come una schifezza. Senza scomodare il “leggendario” match contro Rollins in quel disgraziato Hell in a Cell.


La cosa più frustrante è vedere che questo personaggio è gestito creativamente male, ripeto male. Altrimenti non è possibile vederlo regolarmente fallire, anzi no, non è neanche la parola giusta, più corretto dire essere inconcludente negli snodi cruciali. Naturalmente su internet tutto è giustificabile e ci sarà qualcuno che penserà che io non riesca a vedere tra le righe delle citazioni o quanto il match di Wrestlemania sia colmo di spunti e il personaggio Wyatt abile creativo immaginifico, ma la realtà è che un progetto complesso e impegnativo come questo semplicemente nel wrestling non funziona e sarebbe ora fare pace con questa cosa.

Una WWE che insiste su The Fiend oggi consapevole di mediocri esiti negli show ma sostanziosi guadagni di merchandising, in cosa è diversa rispetto all’epoca del John Cena face a tutti i costi o dal Roman Reigns face degli ultimi anni? Niente, sono solo asset da far fruttare il più possibile, di creativo c’è il minimo indispensabile. Fermi tutti.