Sono settimane, se non mesi, che assistiamo ad un Kevin Owens totalmente nuovo. Innanzitutto un Owens meno “urlatore”, che forse era la cosa che più mi infastidiva, più diretto, più sincero. Il primo segnale, neanche a farlo apposta, l’ho avuto poco dopo l’arrivo di Triple H al team creativo, durante un suo promo con Austin Theory. Non saprei dire se c’è un rapporto di causa-effetto tra, il cambio al vertice, e questa nuova personalità del canadese, o se è una pura coincidenza, ma sta di fatto che Owens sembra molto più a suo agio nel suo “nuovo” personaggio.

Non sono uno che ritiene imprescindibile il fisico nella riuscita di una carriera. Per cui non ho mai “avallato” la presunta ritrosia di Vince McMahon nel prediligere Owens per via dei suoi chili di troppo. Anche perché Owens compensa, in maniera straordinaria, le sue “carenze” fisiche, con una abilità sul quadrato minore a nessuno. Piuttosto è il suo look che non mi ha mai attirato, ma è solo una mera questione di gusti. Ma, prescindendo dall’estetica, ciò che davvero non ha mai suscitato in me empatia per il suo personaggio, è il modo in cui ha sempre tenuto i suoi promo.

Kevin Owens dovrebbe rappresentare un rissaiolo canadese, impavido e pervicace. I suoi promo, quasi sempre sopra la soglia della tollerabilità uditiva, mi hanno infastidito più che allettato. Poi, più che promuovere il suo match, ha sempre promosso sé stesso, nel senso che ogni suo sforzo è sempre stato teso a dimostrare al suo avversario, oltreché al pubblico, di essere uno che non retrocedeva mai davanti a nessuno, pronto ad ogni guerra. Il ché, se all’inizio può anche piacere, a lungo andare diventa stucchevole. Owens era caduto in questo limbo di ripetitività ed ovvietà che non mi ha mai esaltato. Ma oggi la storia sembra diversa…

Farei risalire tutto a qualche mese fa, a quando cioè pare abbia iniziato ad avere più “libertà” di espressione. Ho visto un Kevin Owens più diretto al microfono, capace di mostrare anche un suo lato particolarmente ironico (rivolto a sé stesso e agli altri), meno incline a sbraitare e capace di dire qualcosa di diverso rispetto al solito “non ho paura di nessuno, adesso combattiamo”. Mi è piaciuto molto il suo segmento parlato con Austin Theory, quando è stato in grado di fare un discorso più “profondo” sia sul giovane che su di sé. Persino la rivalità con Roman Reigns, che lo porterà ad affrontarlo per il titolo massimo alla Royal Rumble, nonostante sia una rivalità già vista, è sotto una luce differente. Sembra quasi un feud del tutto nuovo, e questo grazie ad un Owens del tutto nuovo. Ciò è un segnale di come, alle volte, non è il personaggio “sbagliato”, ma il suo modo di essere “presentato”. E in vista della Rumble ti giunga il mio invito che, so per certo, accoglierai volentieri: Fight Owens, fight!