Ci sono momenti storici in cui HBK, Undertaker, HHH, Eddie Guerrero, Kurt Angle, John Cena, Jericho, Edge, Orton, Lesnar e molti altri scazzottavano per un posto al sole. Ci sono poi momenti in cui Sheamus incassa il MITB divenendo il Campione del Mondo e Jack Swagger riottiene spazio televisivo. Più salvifico di un palo in un posticipo, ecco a voi l’editoriale odierno!

Mick Foley è la voce del fan “smart” che ama il prodotto wrestling…anzi, Mick Foley è la voce accorata di chi ama senza dubbio alcuno la WWE e tutto ciò che vi ruota attorno. Nonostante il suo status di leggenda, più volte nel corso degli ultimi anni Mick non ha esitato a sparare a zero su scelte creative, esponendo il modo abbastanza critico e crudamente puntuale tutti i buchi logici dal punto di vista sia decisionale che creativo. Ricordo un post di qualche anno fa “La Triste Storia di Zack Ryder”, in cui in modo chirurgico Foley mise sotto il microscopio tutte le piaghe del prodotto: prepotenza, cocciutaggine, superbia, incapacità di adattarsi ad una domanda mutevole.

In effetti, il caso di Zack Ryder è veramente una delle cose più incoerenti mai avvenute nella storia recente della federazione. In un mondo in cui tutto è super scriptato, i canali da percorrere sono solcati in modo univoco e le persone destinate a salire al top sono propinate all’inverosimile sino a provocare un’accettazione per esasperazione (Reigns, per dirne uno fresco fresco o anche gli stessi Orton e Cena in alcuni momenti storici) Zack Ryder riuscì ad andare over senza nemmeno il bisogno di avere uno spazio televisivo adeguato. Messo con le spalle al muro, questo performer ha preso la “E” di WWE portandola al livello ennesimo, creando una web series seguitissima ed entusiasmante e coltivando una fedelissima fanbase solo ed esclusivamente essendo se stesso. Un’impresa ciclopica, gargantruesca, epica: roba da mandare nei replay assieme alla bodyslam su Andre o alla fine della streak. Nessuno, prima di lui, aveva saputo sfruttare internet ed i social per andare OVER: anzi, la WWE ha preso spunto da questo successo inaspettato di un performer che, agli occhi di molti, non lo meritava per partito preso puntando fortissimo sulla componente social media (Tweet ovunque, hashtag peggio del prezzemolo, #chiappe is trending worldwide on tweeter right now, l’acquisto di TOUT (!!!) e decine di web series dal dubbio gusto) e facendone una parte centrale del proprio target economico. L’epilogo di questa storia è ben noto, purtroppo.

Anche nel caso della situazione attuale della WWE, il buon Mick è stato puntuale come sempre nella sua analisi. E’vero che gli infortuni collezionati nell’ultimo periodo riportano alla memoria i malefici invocati da Amelia la fattucchiera verso il deposito di Zio Paperone, tuttavia il problema della WWE non è l’infortunio di Rollins, quello di Bryan o quello di Cesaro. O meglio, non solo.

Foley sostiene, a ragion veduta, che l’eccessiva prevedibilità creativa del prodotto attuale rende il tutto noioso, piatto, catalettico. I talenti non sono liberi di poter emergere, e le briglie imposte non solo dal PG, ma dal timore di indispettire anche le più piccole frange di opinione pubblica sono sempre più stringenti. Guardando Raw di questa settimana, non si può che dar ragione alla nostra leggenda hardcore preferita: in tre ore di programmazione, la WWE non è riuscita neanche in modo minimo a far evolvere le storyline di punta, gestendo in modo sempre peggiore la situazione “Divas Revolution” (Charlotte che impazzisce all’improvviso e Sasha Banks utilizzata in modo becero) ed infine proponendo un 7 contro 4 che nemmeno Teddy Long sotto steroidi. A proposito del 7 contro 4, ci sono diversi spunti di riflessione che mi sono sorti durante l’ultimo segmento di lunedì.

Il primo è che il New Day, esilarante nella sua totalità, sta venendo pericolosamente sovraesposto. In un’unica puntata i tre magici unicorni sono comparsi ben tre volte, partecipando in modo evitabile (forse) anche al main event, dove la neo costituita stable della League Of Nation ha di fatto già ricevuto un mezzo bollino di bocciatura. A proposito.

Dopo aver spedito un assegno alla TNA, la WWE ha deciso di ricostituire con altre vesti l’indimenticabile World Elite capeggiata da Eric Young. Consapevole di avere per le mani uno dei Campioni più deboli della storia, a sorreggere l’irlandese vi sono un jobber (Barrett) due talenti heel senza direzione creativa (Rusev e Del Rio), il New Day, Stephanie e HHH: se bastassero i numeri per mandare un personaggio over, probabilmente Sheamus potrebbe arrivare al main event di Wrestlemania 32. Purtroppo, volendo essere realisti, tutto nasce non solo dalla volontà di DOVER rafforzare il debole Sheamus, ma anche e soprattutto dalla necessità di VOLER rendere un omone samoano costituito da 100 kg di muscoli un underdog, perché non vi può essere un babyface che non lo sia. Questa storyline ha stufato sul nascere, e spero con tutto il cuore che a TLC Roman Reigns possa asfaltare Sheamus al fine di poter affrontare l’inevitabile, ineluttabile regno del futuro volto della Compagnia. HHH già lo aspetta a Wrestlemania, la cosa sembra a questo punto abbastanza scontata, e Sheamus pare essere già nello specchietto retrovisore di entrambi.

Concludendo, la WWE sta attraversando un periodo creativamente devastante, dove le tre ore non sono mai state così pesanti e lunghe a passare. I talenti ci sono, sia nel main roster che ad NXT, ma l’impressione che si ha è quella di un’ottusa presunzione che non porterà assolutamente a nulla di buono.

E voi che ne pensate?

Danilo/NM Punk