C’è un non so che di mistico attorno alla figura attuale di Jon Moxley, che ha spezzato il legame con il suo passato e ha inaugurato una fase nuova della sua carriera. Libero di fare ciò che desidera, prima ancora di inseguire il denaro.
In poco meno di una settimana due match in NJPW, uno per laurearsi campione IWGP US, nell’altro per squashare il volenteroso Umino e annunciare la sua partecipazione al G1 Climax di quest’anno. Jon che pareva essere più vicino alla AEW, sta tenendo aperta ogni porta possibile; come un wrestler d’altri tempi.
La NJPW chiudendo due colpi da novanta, tra Moxley e KENTA, si lancia verso un G1 esplosivo quest’anno. Come una saggia azienda, la New Japan, ha scelto la strada del rafforzare le proprie eccellenze, soprattutto dopo il gran successo di New York, che poteva dare alla testa. Gli asset della compagnia nipponica sono ppv (Wrestle Kingdom e Dominion) e i tornei (G1, BOSJ e WTL), allo stesso livello.
L’occidentalizzazione della NJPW degli ultimi anni poteva portare il rischio di snaturare la stagione classica del corso dell’anno, dando priorità ad eventi one night, rispetto ai tradizionali tornei; invece questo rischio non è neanche lontanamente vicino alla realtà che viviamo.
Jon Moxley, ancora più di KENTA, è un nome che porta con sé un messaggio ulteriore; è lui stesso a voler sottolineare come la carriera di un wrestler moderno, dopo i vari “imaginary brass rings” (cit.) che si possono raggiungere in WWE, senza una piena esperienza in Giappone in NJPW, è incompleta. Almeno questo è quello che evidentemente lui pensa. Non sarà letteralmente il ponte che porterà tanti nomi dagli Stati Uniti, in uscita dalla WWE alla NJPW, ma indubbiamente ha creato un precedente interessante, che non si vedeva da almeno trent’anni.
Che, a differenza di trent’anni fa, dove la componente economica dettava al 90% la scelta di un top name americano di fare qualche tour in Giappone, questa volta c’è una enorme scelta di libertà e amore per la disciplina. Sappiamo a cosa a rinunciato per fare quello che sta facendo e non tutti lo avrebbero fatto, neanche il fan più radicale, nella stessa situazione avrebbe lasciato tutto quel denaro.
Più di chiunque altro, dicevo, ci racconta come la sua scelta sia dettata dal cuore e dalla passione. Merito a lui e merito della NJPW che negli anni si è confermata una piattaforma degna per un approdo del genere.
Queste ultime settimane rafforzano enormemente questo concetto, siamo reduci da un BOSJ che ha lanciato alcuni wrestler direttamente sulla Luna, con prestazioni che rimarranno nella storia. Un Ospreay che si candida ad essere tra i migliori del mondo e in generale uno stato dell’arte della categoria Junior Heavyweight da fare impallidire chiunque al mondo.
Dominion che nella sua “normalità”, ha visto tante belle sorprese e la soddisfazione di aver visto Jericho, seppur perdente, compiere l’esperienza totale di performer NJPW. Questo, come dicevo, porta la NJPW, oggi, ad essere considerata una piattaforma credibile e, quasi per assurdo, fuori dalla competizione di ogni altra compagnia al mondo.
Gli show NJPW hanno un altra “frequenza” rispetto agli show americani, questo perché oltre ai soldi, al business, quasi sempre dietro le storie dei wrestler, c’è un filo rosso che li lega tutti quanti, partendo da varie parti del mondo e unendoli dentro concetti quali la dedizione, l’amore e lo spirito di sacrificio per stare dentro la NJPW, che prima di essere una compagnia e un azienda, è quasi il luogo dell’anima, dove chi ama il wrestling, può trovare riparo dalle intemperie di compagnie ormai aride di sentimenti, sangue nelle vene e incapaci di fare commuovere i fan.