La generazione di appassionati di wrestling costituitasi negli ultimi dieci/quindici anni, ha mosso i propri primi passi in un panorama WWE-centrico, è cresciuta con gli idoli forgiati in quel di Stamford e ha seguito le vicende ivi avvenute.
Col passare del tempo però, da un lato, una diffusione più ampia di internet e un maggiore sfruttamento delle sue potenzialità e, dall'altro, il desiderio di provare qualcosa di nuovo, anche a causa di qualche errore di troppo commesso in WWE, hanno portato all'aumento della fruizione presso un pubblico sempre più vasto delle federazioni indipendenti, molte delle quali offrono incontri di qualità, spesso superiori, per quel che concerne il lottato, a quanto si vede alla corte dei McMahon con lottatori che, pur non avendo nomi altisonanti (almeno fino a qualche anno fa, visto l'aumento del numero di appassionati delle indies), non sono sicuramente da meno dei colleghi che calcano i ring della WWE.
Io stesso, negli ultimi due anni, mi sono affacciato a nuovi lidi quali la ROH, la PWG e la NJPW (che, pur non potendo essere definita una indy, offre un prodotto più affine a quanto si vede nel panorama indipendente che non rispetto a quanto viene trasmesso negli show WWE) e, in certi casi, ho atteso eventi e incontri delle indies (su tutti Jay Lethal contro Jay Briscoe di Best In The World 2015) in maniera del tutto equiparabile agli show della WWE .
Insomma, la passione per il wrestling in quanto tale, e non solo come declinato a Stamford, ha portato molti di noi ad allargare i propri orizzonti, allontanandosi da quello che è stato il punto di partenza per la maggior parte degli appassionati dell'ultimo decennio abbondante
Una nota stonata, però, la riscontro in certi commenti faziosi che mi capita di leggere in giro per il wrestling web, nei quali la WWE viene criticata e denigrata a priori, mentre il “magico mondo delle indies” viene esaltato in maniera altrettanto aprioristica, come se si fosse passati da una prospettiva WWE-centrica ad una prospettiva Indie-centrica. Ora, è vero che il livello qualitativo degli incontri che vengono combattuti nelle federazioni indipendenti è indiscutibilmente migliore rispetto alla media della federazione di Stamford; tuttavia, è del pari vero che le ragioni di questo scarto siano facilmente individuabili e coincidono con quella che è la differenza tra la WWE e il panorama indipendente, in termini di tipologia di pubblico, logiche sottostanti e obiettivi.
La WWE, divenuta ormai colosso dell'intrattenimento esule dall'etichetta esclusiva di compagnia di wrestling, mira a raggiungere non solo l'appassionato incallito ma, grazie alle collocazioni televisive che le garantiscono un'ampia visibilità, punta a catturare l'attenzione del telespettatore medio, che di wrestling, magari, ha solo sentito parlare.
In quest'ottica, è chiaro che non verrà mai proposto durante una puntata di Raw un incontro da trenta minuti all'insegna di ritmi lenti e sottomissioni impronunciabili, perché il suddetto telespettatore medio vuole le storie intriganti e personaggi carismatici, e non si cura affatto di in-ring psicology, storytelling, livello tecnico, termini forse abusati nel contesto dell'Internet Wrestling Community.
Peraltro, la considerazione che il livello del lottato in WWE sia scadente è un luogo comune; sia i lottatori made in WWE (come John Cena o Dolph Ziggler) che gli innesti provenuti dalle federazioni indipendenti o da NXT (come Daniel Bryan, Cesaro o Kevin Owens) garantiscono un buon livello del lottato anche in quel di Stamford; è chiaro che non tutti i membri del roster della WWE siano al livello degli atleti sopraccitati ma, ribadisco, la priorità della WWE non è quella di sfornare match a 5 stelle, almeno secondo i canoni dei più accaniti sostenitori delle indies. Tale definizione, infatti, è sicuramente elastica e non può far riferimento solo alle mosse eseguite durante un incontro ma include anche la costruzione, il livello e la fama dei lottatori coinvolte e altre variabili emotive che non necessariamente sono categorizzabili.
Naturalmente, la WWE non è perfetta e, purtroppo, è incappata in diversi errori madornali anche sotto il profilo dell'intrattenimento realizzando, talvolta, storyline ridicole incentrate, ad esempio, sui peti di Natalya (ancora mi chiedo chi abbia mai potuto partorire una simile idiozia) o sul peggiore intreccio amoroso mai visto in TV, quello che ha recentemente coinvolto Rusev, Lana, Dolph Ziggler e Summer Rae, obbrobri dinanzi ai quali chiunque finisce per storcere il naso.
Complessivamente, però, il prodotto offerto dalla WWE negli ultimi anni è sicuramente di buon livello e ha raggiunto picchi di eccellenza nella Summer Of Punk, nell'ascesa al successo di Daniel Bryan, nella fine della Streak con successivo regno del terrore di Brock Lesnar, nello Shield e nel proseguimento della carriera da singolo dei suoi membri, che ancora ha tanto da dire negli anni a venire, senza dimenticare tutto quel che di buono sta offrendo NXT, una sorta di via di mezzo tra il prodotto WWE e quello offerto dalle federazioni indipendenti.
Ora, quest'ultime, in primis, non possono contare sulla visibilità di cui gode la WWE e sulla fama dei suoi lottatori e, inoltre, si rivolgono ad una categoria di pubblico completamente diversa, ovvero quel nocciolo duro di appassionati che seguono wrestling da diversi anni e, infine mirano ad offrire qualcosa di diverso rispetto al “mainstream”, un prodotto con meno fronzoli e maggiormente destinato ai puristi.
L'evidente differenza intrinseca tra la WWE e il panorama indipendente, a mio parere, rende inutili le diatribe tra i sostenitori dell'una e i sostenitori dell'altro; del resto, anche chi segue la più sconosciuta delle indies, ha iniziato a guardare il wrestling grazie alla WWE o, al massimo, alla WCW (che comunque offriva un prodotto simile a quello di Stamford) e non certo guardando (cito da Nonciclopedia per evitare di offendere alcun lottatore o alcuna federazione) “XYZ Brutal Destruction 2 con John Smith vs Super Mega Hyper Carnage Evans per il titolo HSW nel main event”.
Per di più, non si può guardare la WWE con “gli occhiali delle indies” e viceversa; in altre parole, da un lato, non ci si può aspettare match con sottomissioni impronunciabili e 7354283756° splash durante una puntata di Raw e, dall'altro, non è possibile pretendere chissà quale cura nell'extra ring in uno show di una federazione indipendente.
Tra l'altro, per quanto distanti e diversi l'un l'altro, i due mondi hanno finito per influenzarsi a vicenda, migliorandosi l'un l'altro, il che ribadisce che altro non sono se non due facce della stessa medaglia. Ciò è testimoniato dal massiccio arrivo in WWE di lottatori indipendenti in WWE e dalla maggiore attenzione rivolta al lato intrattenimento dalle principali indies come la ROH che, sia pur senza snaturare il proprio prodotto, ha iniziato, da qualche anno, ad allontanarsi dall'originaria natura di indie nuda e cruda.
Insomma, la WWE e il panorama indipendente, con tutte le differenze che li contraddistinguono, non vanno viste in un'ottica esclusiva-dicotomica, bensì inclusiva-dialettica e non ha, dunque, alcun senso dividersi in fazioni; qualunque appassionato può scegliere il prodotto che è maggiormente confacente ai propri gusti, senza per forza denigrare l'altro e, perché no, godere tranquillamente di entrambe le varianti della disciplina.
ChristiaNexus