Io che scrivo, tu che leggi, anche tu, che ti fa schifo la WWE e non la segui più, perché le indie hanno un prodotto decisamente più maturo rispetto allo squallore di Raw, ammettilo. Almeno in cuor tuo. Abbiamo tutti iniziato a seguire il wrestling con la WWF/WWE, per ovvie ragioni principalmente la diffusione televisiva ottimale in Italia che ha sempre avuto più o meno. E poi comunque Vince McMahon è riconosciuto universalmente come il visionario che ha portato il wrestling da spettacolo per bifolchi al fenomeno che è adesso, in alcuni momenti addirittura conferendo al prodotto un’aura magica irripetibile.
Ora questo in altri contesti, dovrebbe garantire una sorta di “santità”, anzi in altri contesti non ci sarebbe nemmeno bisogno di spendere un nome alla Vince McMahon per creare interesse. Ma qui, a differenza di altre questioni, non ci sono solo i soldi in ballo, c’è anche quel pizzico di amore incondizionato per ciò che, Vince, ha curato per tutta la sua vita, al pari dei suoi figli. Queste righe perché troppo facilmente si corre il rischio di dimenticare il passato ed etichettare erroneamente segmenti e storyline.
La faida tra i McMahon e Roman Reigns a qualcuno piace, a altri meno, ma ovviamente dietro c’è l’ennesimo tentativo di riproporre l’archetipo che tanto ha fruttato alla compagnia di wrestling di più o meno tutto il mondo. A volte con risultati disastrosi (come si chiamava quel capellone, scozzese?…ah, Drew Mcqualcosa…) e altri leggermente meglio, vedi l’immagine appena sopra.
La realtà è che il personaggio che vediamo in tv di Vince McMahon, così fuori dalle righe, a volte protagonista di una “comicità” volontaria/involontaria è quanto di più lontano dalla cultura di spettacolo europea ci possa essere. Sembra uscito da un cartoon; la camminata, il tono di voce e tutto il resto.
E in fondo non riusciamo a “capirlo” fino in fondo.
Avrete capito che sto parlando del personaggio on-screen, di quello dietro le quinte, lasciamo perdere proprio. C’è chi dice Roman Reigns sia l’ultimo scelto da Vince prima di abdicare totalmente a Triple H e signora la direzione della WWE.
Non vi ho mai nascosto la pochissima stima per Roman, ma tolto lui (eh..magari..), mi commuove e mi emoziona pensare questo scenario. Con un Vince che ci crede talmente tanto da tornare in pista, con i siparietti a Raw, la sua fisicità e i suoi promo. Una dedizione che va aldilà del singolo performer di turno, che in fin dei conti ammiro, trovare la forza a quell’età di metterci ancora la faccia e rischi che ne derivano (non fisici si intende).
Poi il tempo è gentiluomo, come si dice, e mi fa dimenticare le arrabbiature per Bret Hart e altre situazioni sgradevoli dal mio punto di vista; ma anche se nessuno conosce il finale, questo è l’uomo che mi ha fatto amare il wrestling e gliene sarò per sempre grato.
Genius at Work
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